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LA FESTA DELLA MADONNA DELLE MILIZIE RIEVOCA LO SCONTRO TRA CRISTIANI E SARACENI

La festa della Madonna delle Milizie rievoca lo scontro tra cristiani e saraceni, nato dal confronto-scontro tra due culture e attualizzato da un eremita ed un emiro.

La voce narrante di un cantastorie, di un araldo e di una bambina arricchiscono la drammatizzazione storico-leggendaria che si chiude con l'abbraccio del popolo alla sua Madonna salvatrice.


E' l'evento clou della cittadina ragusana.
Atteso, partecipato, vissuto. Il sabato antecedente l'ultima domenica di maggio si celebra a Scicli la festa della Madonna delle Milizie. La ricorrenza è fissata, quest'anno per il prossimo 29 maggio. Attesi tanti visitatori,turisti non solo siciliani e tanta gente. Bancarelle di varia forma e misura, già nei giorni precedenti la festa, cominciano a puntellare con ampi ombrelloni chiari una delle arterie principali del paese: strette una di fianco all'altra, creano temporanei corridoi di folla e guidano indirettamente il flusso rumoroso e disordinato dei partecipanti.
E' LA FIERA DELLE MILIZIE:oggetti di vario tipo, dalle funzioni più disparate sono esposte sui banchi di vendita all'occhio incuriosito dei passanti e di tutti coloro che aspettano questo periodo dell'anno per
impinguare la casa di nuovi "arredi" Ma poi come per magia, la fiera si svuota, i tortuosi percorsi delle viuzze diventano risonanti deserti e il paese tutto si riunisce nella sua piazza principale.
PIAZZA ITALIA. E' il momento più atteso, la rievocazione teatrale della battaglia tra Cristiani e Saraceni, avvenuta nel MARZO DEL 1091 quando torme di soldati guidati dall'emiro Balcane sbarcarono sulla piana di Donnalucata, borgata rivierasca a pochi Km da Scicli, per chiedere agli abitanti del luogo il pagamento di un tributo da sempre a loro dovuto.
E' uno scontro tra forze impari che si concluderà grazie all'intervento prodigioso di Maria, con la vittoria dei Cristiani sui Saraceni. Su un palco scenograficamente adornato da un sontuoso castello si muovono,
dunque, le fila del dramma storico. La parola melodiosa di un cantastorie introducono gli spettatori in
medias res. Mentre il popolo è impegnato nelle sue attività giornaliere, i capi normanni discutono sulla possibilità che si compiano, dato l'avviarsi della stagione primaverile, incursioni saracene.
Ed ecco che, subito, la quotidianità dura ma sertena e spensierata di un paese in pace viene ottenebrata dalle parole di un araldo che, con voce affranta e agitata, comunica al gran Conte Ruggero l'avanzare repentino verso la costa di numerose galene con insegne turche. L'esercito e il popolo tutto si prepara, pertanto, ad affrontare il nemico, confidando sempre nell'aiuto della Vergine Maria.

PIAZZA ITALIA MAGNIFICO TEATRO ALL'APERTO

La scena rimane vuota, la musica incalza, lo sguardo dei paesani si volge verso la parte laterale della Piazza: è da lì, infatti, che si vedrà giungere la "Stambul", nave saracena colma di soldati.

Non appena l'esercito "nemico" sale sul palco allestito per l'occasione, subito si offre agli occhi degli spettatori un evidente confronto-scontro tra due culture, non visibile solo nel vestiario, ma percepibile dall'atteggiamento, dalle parole pronunciate e dal tono in cui esse vengono preferite.

La contesa è sul diritto di proprietà di una terra. La posta in gioco è la vita di tanti uomini.

Il ruolo di saggio mediatore tra due contendenti è svolto dalla figura di un eremita : la voce roca, il respiro affannato e il busto ricurvo sotto il peso dell'età avanzata non cela l'ardire di un "vecchio" che invita l'emiro Belcane a scongiurare inutile spargimento di sangue e ad aver sempre timore di Dio.

Nessuna soluzione pacifica può evitare lo scontro. Sulla scena, uno di fronte all'altro, i due eserciti con a capo il gran Conte Ruggero, da un lato, e l'emiro Belcane dall'altro. Tra i due il recitativo diventa serrato, le ragioni dell'uno non sono conciliabili con le pretese dell'altro, le parole portano inevitabilmente alla lotta. Lo scontro fisico tra due diventa subito guerra aperta tra molti.

E improvvisamente colpi di spade, spari di bombe, fuochi d'artificio, mortaretti offuscano l'aere di fumo e polvere.

A restituire luminosità e splendore alla scena è l'apparizione del simulacro della Vergine Maria che su un bianco cavallo in corsa brandisce una spada nella mano destra: bellezza divina di una regale Eroina che, avvolta da un martello ceruleo, infonde ardire ai cristiani.

I saraceni disorientati, in preda al terrore, si danno alla fuga e l'esercito cristiano si inchina dinanzi al simulacro. Il fervore, l'impeto de3lla battaglia si affievolisce del tutto nell'udire la candida voce di una bambina che, in guisa di angelo, intona un inno di ringraziamento a Maria delle Milizie.

Storia e leggenda si intrecciano in un racconto che mette in risalto l'importanza della patria e della libertà e rammenta la devozione assoluta di Scicli alla Madonna.


Maria Stella Spadaro




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