Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca
La festa della Madonna delle Milizie rievoca lo scontro tra cristiani e saraceni, nato dal confronto-scontro tra due culture e attualizzato da un eremita ed un emiro.
La voce narrante di un cantastorie, di un araldo e di una bambina arricchiscono la drammatizzazione storico-leggendaria che si chiude con l'abbraccio del popolo alla sua Madonna salvatrice.
PIAZZA ITALIA MAGNIFICO TEATRO ALL'APERTO
La scena rimane vuota, la musica incalza, lo sguardo dei paesani si volge verso la parte laterale della Piazza: è da lì, infatti, che si vedrà giungere la "Stambul", nave saracena colma di soldati.
Non appena l'esercito "nemico" sale sul palco allestito per l'occasione, subito si offre agli occhi degli spettatori un evidente confronto-scontro tra due culture, non visibile solo nel vestiario, ma percepibile dall'atteggiamento, dalle parole pronunciate e dal tono in cui esse vengono preferite.
La contesa è sul diritto di proprietà di una terra. La posta in gioco è la vita di tanti uomini.
Il ruolo di saggio mediatore tra due contendenti è svolto dalla figura di un eremita : la voce roca, il respiro affannato e il busto ricurvo sotto il peso dell'età avanzata non cela l'ardire di un "vecchio" che invita l'emiro Belcane a scongiurare inutile spargimento di sangue e ad aver sempre timore di Dio.
Nessuna soluzione pacifica può evitare lo scontro. Sulla scena, uno di fronte all'altro, i due eserciti con a capo il gran Conte Ruggero, da un lato, e l'emiro Belcane dall'altro. Tra i due il recitativo diventa serrato, le ragioni dell'uno non sono conciliabili con le pretese dell'altro, le parole portano inevitabilmente alla lotta. Lo scontro fisico tra due diventa subito guerra aperta tra molti.
E improvvisamente colpi di spade, spari di bombe, fuochi d'artificio, mortaretti offuscano l'aere di fumo e polvere.
A restituire luminosità e splendore alla scena è l'apparizione del simulacro della Vergine Maria che su un bianco cavallo in corsa brandisce una spada nella mano destra: bellezza divina di una regale Eroina che, avvolta da un martello ceruleo, infonde ardire ai cristiani.
I saraceni disorientati, in preda al terrore, si danno alla fuga e l'esercito cristiano si inchina dinanzi al simulacro. Il fervore, l'impeto de3lla battaglia si affievolisce del tutto nell'udire la candida voce di una bambina che, in guisa di angelo, intona un inno di ringraziamento a Maria delle Milizie.
Storia e leggenda si intrecciano in un racconto che mette in risalto l'importanza della patria e della libertà e rammenta la devozione assoluta di Scicli alla Madonna.
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