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PRESENTATO IN CONFERENZA STAMPA IL DOCUMENTARIO “IBLEI – STORIE E LUOGHI DI UN PARCO”. DOMANI L’ANTEPRIMA NAZIONALE AL CINEMA LUMIERE A RAGUSA

“Il Parco degli Iblei? Già esiste. Bisogna fare uno sforzo in più. Non
bisogna soltanto guardare ma bisogna vedere. Solo dopo la conoscenza
dell’infinita ricchezza del nostro territorio in termini di
biodiversità, si può iniziare a vedere”. Con queste parole il regista
Vincenzo Cascone stamani in conferenza stampa ha presentato il
documentario “Iblei – storie e luoghi di un parco” prodotto da Argo
Software, con la produzione esecutiva di Extempora e in anteprima
nazionale, con doppia proiezione alle 18,30 e alle 21, domani 30 aprile
al cinema Lumiere a Ragusa (è consigliata
la prenotazione allo 0932 228752). Questa mattina il produttore Renzo Lo
Presti e lo stesso regista hanno tenuto una conferenza stampa per
spiegare le finalità del video che nell’edizione commerciale avrà anche
dei ricchi contenuti extra con una serie di ulteriori interessanti
interventi.
Ma perché un’azienda che si occupa di informatica ha pensato di produrre
un documentario che parla di ambiente e territorio? A rispondere è
stato lo stesso produttore Renzo Lo Presti, tra l’altro presidente di
Argo Software. “Noi riteniamo che la credibilità e la qualità dei
prodotti di qualsiasi azienda siano strettamente legate alla qualità e
alla cura che una popolazione sa attribuire al proprio territorio. È per
questo che riteniamo la produzione di questo video un investimento a
vantaggio dell’immagine e della credibilità dell’intero mondo produttivo
degli iblei – ha detto Lo Presti – Il Parco Nazionale rappresenta in
questa fase l’occasione unica e irripetibile, il parco non solo della
natura selvaggia, che tuttavia c’è ed è quella delle cave e dei boschi,
ma è anche il parco dove lavorano e vivono i nostri agricoltori, che
sono poi quelli che hanno fatto la storia di questa terra, custodi del
territorio”.
Un parco da cui non occorre fuggire in modo preconcetto perché non
interesserà le aree agricole o quelle dove vi sono gli insediamenti
zootecnici, se non nella zona A che comunque rappresenta il 3%
dell’intera perimetrazione. “Ecco perché occorre una consapevolezza
diversa, che in questo caso è arrivata dalla società civile piuttosto
che dalla politica, per continuare ad amare e proteggere il nostro
territorio – ha detto Lo Presti – Mi auguro che il parco arrivi presto a
compimento in modo da tutelare un territorio dalle tante identità, che
potrebbe essere intaccato da interessi diversi”. Un parco già
concretamente tangibile. “Il parco c’è già – ha ribadito il regista
Cascone – occorre solo fermarsi un attimo e guardare con occhi diversi,
comprendendo la nostra stessa storia, la nostra stessa identità. C’è un
vuoto da colmare e diventa quasi impossibile far cambiare idea ai nostri
amministratori rispetto ad un parco delle nostre identità, con i
mulini, i muri a secco, le cave, i segni della presenza umana sul
territorio. Tante argomentazioni che bastano per portare ad uno scatto
d’orgoglio verso la definitiva condivisione di un progetto. Ma a volte
diventa anche imbarazzante confrontarsi con chi lo considera invece una
jattura”.
Interessanti gli aspetti tecnici e le scelte di contenuto del
documentario che intende “attraversare il territorio” mediante una serie
di saperi, coinvolgendo gli esperti per passare da un livello
all’altro, dall’antropologia all’archeologia, dalla botanica alla
geologia, fino al paesaggismo proposto con l’intervento di due grandi
personaggi, il pittore Piero Guccione e il fotografo Giuseppe Leone. “Un
video – ha detto ancora Cascone – per esprimere la complessità del
territorio, per un parco che potrà essere il più grande d’Italia, il più
antropizzato. Una questione di consapevolezza e volontà”. Il
documentario dura un’ora e nasce dalla sintesi di oltre 150 ore di
girato, due anni di lavorazione, sei mesi di studio preliminare,
analizzando il territorio compreso tra le province di Siracusa, Ragusa e
Catania. Sono stati impiegati tre mesi per il montaggio curato da
Vincenzo Cascone e Piero Sabatino. Entrambi, assieme a Marcello
Bocchieri e Giuseppe Tumino, hanno curato anche le riprese. Le musiche
sono composte ed eseguite da Vincent Migliorisi, musicista e autore, che
ha realizzato e arrangiato l’intera colonna sonora del documentario. Il
film si avvale della partecipazione straordinaria di Carmelo Salemi,
che suona il friscaletto, il flauto di canna utilizzato dagli antichi
pastori greci. Il brano di chiusura “Cantu l’amuri” è interpretato da
Guglielmo Tasca. Il documentario si arricchisce dei contributi di
artisti e personaggi autorevoli: in ordine di apparizione Rosario
Ruggieri (geospeleologo), Iolanda Galletti (biologa), Paolo Uccello
(etnoantropologo), Antonino Duchi (biologo), Gianni Insacco
(naturalista), Carmelo Salemi (musicista), Annamaria Sammito
(archeologa), Lorenzo Guzzardi (archeologo), Giovanni Distefano
(archeologo), Paolo Nifosì (storico dell’arte), Piero Guccione
(pittore), Rosario Acquaviva (antropologo), Mario Giorgianni
(architetto), Paolo Tiralongo (storico del paesaggio), Giuseppe Leone
(fotografo), Sonia Alvarez (pittrice), Luca Lo Presti (dottore
forestale), Tonino Perna (docente di sociologia economica), Longino
Contoli (biologo), Michele Adorno (naturalista), Saro Cuda (guida
naturalistica).
Fonte:http://www.radiortm.it

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