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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Stanislaw Niegoszewski, il polacco che prese in giro i briganti iblei

Una storia ambientata nel 1595

Stanislaw Niegoszewski, il polacco che prese in giro i briganti iblei

Ragusa - Nel 1595, forse in primavera, arriva dalle nostre parti Stanislaw Niegoszewski. Un nome e soprattutto un cognome impronunciabile, tipicamente polacco. E infatti il nostro era poeta, oltre che appartenente alla più alta aristocrazia di quel lontano Paese.

Stanislaw Niegoszewski era partito da casa sua già da mesi, per raggiungere Padova, presso la cui famosa Università era stato mandato a studiare diritto. Il poeta, amante dell’estetica e appassionato lettore dei testi classici, si era però spinto ben più a Sud della città veneta. Via terra si porta fino a Napoli, dal porto partenopeo si imbarca ed in feluca arriva a Messina, da dove, via terra, visiterà (ed è certamente uno dei primi viaggiatori di quel movimento che poi passerà alla storia come “il grand tour”) l’intero Val di Noto. Pare che dopo arrivi fino a Malta.

La cronaca del suo viaggio fatta dallo stesso, è stata riportata fedelmente per quanto sinteticamente in diverse pubblicazioni, anche recenti. E ne appaiono tutti i tratti di un viaggiatore, certamente aristocratico e possibilmente anche illuminato, che si ritrova in un mondo molto diverso dal suo, ancora più distante di quanto oggi potrebbe apparire un pianeta extrasistema (si intende il solare).

Spiluccando tra le tante affermazioni fatte da Stanislaw Niegoszewski sulla Sicilia ed in particolare sulla Contea di Modica, troviamo considerazioni quantomeno singolari, per esempio delle donne dice che non si truccano, sono avvolte nei manti e per strada si coprono il volto (quindi, a rigor di logica storica, in questa affermazione non pare ci sia nulla di strano). A Siracusa l’aria e la vista sono bellissime, dice l’artista, che a Palazzolo visita quanto allora era emerso dell’area archeologica.

Ma la notizia più interessante, certamente singolare e – a ben guardare – molto difficile da ritenere veritiera o solo verosimile, è di quando racconta che parte a piedi da Siracusa in direzione Scicli e, in prossimità dell’allora Spaccaforno oggi Ispica, è assalito, fatto vittima di due briganti.

E fin qui nulla di strano, anzi. Ma poi il polacco racconta il seguito del pericoloso incontro. Dice che i due malfattori, dopo averlo perquisito senza nulla trovare (perché lui, lo scaltro nobile polacco, aveva nascosto i soldi in un doppio fondo della calza. Che furbo!) prima di sparire gli daranno come risarcimento, su sua richiesta, due “testoni” (monete d’argento che in Italia circolavano già dal 1470) che lo studente/viaggiatore/poeta/nobile immediatamente andrà a spendere nel vicino borgo, mangiando “con buon vino e ottimi pesci”.

Quindi, se il suo racconto dovesse essere veritiero, significa che un ragazzo polacco nel 1595 viaggia nei dintorni di Spaccaforno e quando lo fermano due briganti per derubarlo questi, non soltanto non gli tolgono nulla perché nulla trovano – certo, i soldi erano nelle calze, oibò – ma mossi a pietà, e su richiesta dello stesso poeta (che, chissà perché, immaginiamo biondo, pallido e con gli occhi azzurri) lo finanziano con una somma sufficiente a mangiare e bere bene, nel vicino borgo, ovvero Ispica.

Ai nostri lettori: il resoconto è fedele a quello che è possibile leggere in diversi testi. Ma la domanda è: ritenete possibile che un polacco, nel 1595, venga qui da noi e, imbattendosi in due briganti, li prenda per i fondelli e ne esca sano salvo risarcito e abbuffato?

Saro Distefano

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