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Tano Cimarosa, siculo allo stato puro

Lo chiamavano Zecchinetta, viveva in un album

Tano Cimarosa, siculo allo stato puro

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Tano Cimarosa Roma - Viveva come dentro un album fotografico. Lo ha scoperto per caso Nicola Palmeri, entrando nella sua casa romana: «Raggiunsi Tano a casa sua a Roma: mai avevo visto un posto del genere. Era surreale. Tutte le pareti erano ricoperte da foto di scena, foto con attori, con amici, locandine di film e poi tanti pupi, tutti realizzati da lui con materiali vari. Perfino in bagno c'erano foto e pupi. Non erano solo i classici pupi siciliani, i paladini, ma erano pupi che rappresentavano vari mestieri e personaggi. Mi raccontò tutta la sua vita, dal suo mestiere di puparo, al teatro, al cinema, al ritorno a fare i pupi per passione e passatempo». 
Così racconta Palmeri parlando del siciliano Tano Cimarosa cui ha dedicato un documentario, «Lo chiamavano Zecchinetta», fresco vincitore come miglior documentario alla quinta edizione di «Mendicino Corto», che ripercorre la lunga carriera del grande attore di voce in voce, di testimonianza in testimonianza: dallo scomparso Gregorio Napoli a Giuliano Gemma da Nino Frassica a Leo Gullotta, da Tony Sperandeo a Tiziana Lodato, da Gilberto Idonea a Franco Nero e a tanti altri artisti e attori amici. Il tutto sulle note della colonna sonora firmata da Michele Segretario tastierista della band siciliana Cordepazze. 
Non solo un documentario, ma anche un dvd pieno zeppo di contenuti, fotogallery, backstage, scene e interviste non inserite nel film. 
Ma da dove è nato questo progetto? 
«Conobbi Tano Cimarosa nel 2006 a Barcellona Pozzo Di Gotto nel meraviglioso parco museo in occasione del festival cinematografico Jalari, dove lui era ospite. Ricordo con piacere che Tano era contentissimo che si stesse pensando ad un lavoro sulla sua vita e si mise subito a disposizione. Naturalmente portare a termine il lavoro presentava diverse difficoltà, prima fra tutte la mancanza di un finanziatore. Nonostante ciò la voglia era tanta motivata soprattutto dalle aspettative che Tano aveva riposto sul mio lavoro. Allora piano piano quando capitava di incontrare un personaggio che aveva avuto a che fare con lui lo intervistavo e conservavo l'intervista. Si tratta quindi di un lavoro lungo, realizzato col contagocce e con tanta passione. E anche con l'aiuto importante di tutti gli amici di Tano, disponibili ad essere intervistati. Tra tutti anche Gregorio Napoli, grande critico cinematografico scomparso nel 2010, era entusiasta. Mi ospitò nel suo mitico studio a Palermo, lo stesso dove Ciprì e Maresco avevano girato alcune sequenze del loro capolavoro dedicato a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. La scelta di Gregorio Napoli è nata assieme all'idea di dare un certo taglio al documentario. Quando dissi al caro Napoli che avevo scelto lui per una sorta di voce narrante, al fianco degli altri personaggi noti, lui felicissimo mi disse: "Palmeri, sono liquefatto!"». 

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