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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

STORIA DEL CINEMA NEGLI IBLEI


II corso Umberto, la facciata della chiesa di S. Pietro, gli scorci tra il rurale e I'urbanizzato della immediata periferia di una cittadina che sonnolenta comincia a crescere; era la Modica degli anni del dopoguerra e il cinema debuttava, con i suoi tecnici, le attrezzature, i registi e gli attori (primi momenti di divismo) in provincia di Ragusa avviando una vicenda ricca di
episodi significativi, destinati a fare del territorio ibleo un set di primo
piano nella storia del cinema italiano.
"Anni difficili" di Luigi Zampa, film indimenticato ed indimenticabile, riproponeva le pagine narrative di un romanzo di Vitaliano
Brancati, "II vecchio con gli stivali", presentando la gloriosa interpretazione
da protagonista dell'attore catanese Umberto Spadaro, nei panni di un travet tra
I'orgoglio del proprio ruolo e il baratro del conformismo negli anni di
passaggio dal ventennio fascista all'alba della Repubblica.
Alcuni anni dopo, nel 1961, un'altra troupe sarebbe arrivata nella provincia di Ragusa, scegliendo ancora nomi del Barocco e della
tradizione popolare fatta di luoghi comuni ed esibita religiosità, Ispica e
Ragusa Ibla. Agli ordini di un Pietro Germi animato di un certo pregiudizio nei
confronti della Sicilia e dei siciliani, si girò gran parte delle sequenze di
"Divorzio all'italiana" con attori del calibro di Marcello Mastroianni, Stefania
Sandrelli, Daniela Rocca, Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca, ma anche con tanti
giovani locali (più o meno vitelloni) che incontravano - facile immaginare con
quanto entusiasmo - il luccichio del divismo che, in quei primi anni del boom,
si faceva sempre più affascinante.
Sull'onda della felice esperienza di Germi, e del successo registrato dal film, negli anni immediatamente successivi
altre troupes vennero a girare i loro films a Ragusa: Giorgio Bianchi portò una
giovanissima Romina Power a interpretare "Assicurasi vergine" con ancora al
centro il gallismo siciliano e I'onore, mentre un impegnato Filippo Ottoni girò
in una villa aristocratica della campagna iblea il film-noir "La grande scrofa
nera".
Ma un nuovo cinema di esaltante divismo sarebbe arrivato subito dopo, nel 1975, con la presenza a Ragusa di Franco
Nero, Jennifer O'Neel, Orazio Orlando, James Mason e Franco Fabrizi per le
riprese del film tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Fava, "Gente di
rispetto".
A firmare la regia è ancora una volta Luigi Zampa che ritorna a Ragusa dopo I'esperienza di "Anni difficili" e si innamora delle strade di Ibla,
delle piazze, dei cortili, delle facciate barocche, del Circolo di Conversazione
e si incanta a guardare con I'occhio della macchina da presa la forma oblunga e
magica di piazza San Giorgio ("Se questa piazza meravigliosa non avesse I'offesa
delle palme che ne tagliano la visuale!!!" mi disse in più occasioni durante le
riprese).
Nel decennio che segue, anche per il passaparola che spesso convince chi fa cinema a scegliere un'ambientazione od un'altra, Ragusa resta al
centro dell'attenzione del cinema di ambientazione siciliana. Per la televisione
vengono a girare da queste parti scene di "Le città del mondo" e del
pirandelliano "L'esclusa" firmato da Pietro Schivazappa, per il cinema alcune
brevi ma divertenti sequenze di "Giovannino" di Paolo Nuzi, di "I nuovi mostri"
firmato da Dino Risi e persino di "Arrivano Joe e Margherito" con Bud Spencer e
Terence Hill.
Si arriva così al 1984, I'anno del grande cinema d'autore. Paolo e Vittorio Taviani scelgono il territorio ibleo per gran parte delle
riprese del film "Kaos", ricavato da alcune meno note ma non per questo meno
belle novelle di Luigi Pirandello. Realizzato in due versioni, quella televisiva
più lunga e quella per le sale cinematografiche, il film dei Taviani è
certamente, insieme al recente "L'uomo delle stelle" di Giuseppe
Tornatore, l'opera cinematografica più importante tra quelle realizzate nella
nostra provincia.
Ragusa Ibla e Giarratana, le strade sterrate e pietrose della nostra campagna, la Modica silenziosa del cortile del palazzo comunale,
I'eleganza di Ispica e la facciata decadente e gotica del castello di
Donnafugata, i muri a secco e le ville di campagna (quella nobile del vecchio
Pirandello e quella imponente del cortile-piazza di Franco Franchi e Ciccio
Ingrassia chiamati ad interpretare la vicenda grottesca de "La Giara"), il
carrubo solitario che grida contro il cielo e il "maldiluna" di un contadino
senza tempo.
Questa è la provincia di Ragusa nel cinema dei Taviani che con la loro scelta segnano una svolta significativa nella tradizione filmica iblea
che scopre I'imponenza del paesaggio tra mare e campagna, tra pietra e arte, non
legata, quindi, soltanto alla dimensione colta della monumentalità barocca dei
centri più noti della provincia, da Ibla a Scicli, a Modica.
Ma la vicenda del cinema ibleo non accenna a concludersi: sarà Donnafugata a fare da set al
film-poesia di Danielle Huillet e JeanMarie Straub su "La morte di Empedocle" e
ai film-opera del tedesco Frank De Quelle.
Negli anni '90 il cinema è sempre più presente. I registi si susseguono a ritmo frequentissimo, per la
televisione, per il cinema, persino per le riprese di spot pubblicitari.
L'elenco si apre con "La donna della luna" di Vito Zagarrio interpretato da Greta Scacchi, una sorta di road-movie
alla siciliana con un gusto intenso per il nostro mare e per le nostre località
del litorale (memorabile la sequenza girata allo stabilimento del Pisciotto, a
Sampieri, sul litorale di Scicli). Ancora il mare e le spiagge sono nelle
sequenze iblee di "Ladro di bambini" di Gianni Amelio, già precedentemente
impegnato a Ragusa per alcune immagini di "Porte aperte" e di "I ragazzi di via
Panisperna". Interamente ragusane saranno invece, nel 1993, le riprese del film
d'esordio di Francesco Crescimone, "II trittico di Antonello", tre episodi di
riflessione sulla storia della Sicilia, tra separatismo, brigantaggio e
tangentopoli, imperniati sull'immagine di una antica masseria quattrocentesca
della campagna ragusana.
Con il film di Crescimone il cinema non è presente a Ragusa solo in termini d'invasione di tecnici e di attori (e tra questi una bravissima Lyidia
Alfonsi), ma coinvolge la gente e le strutture locali nella produzione ed anche
nella realizzazione tecnica del film.
Ma il cinema ibleo deve ancora registrare alcuni titoli di grande prestigio: Nicola Simone gira nella splendida
Villa Fegotto, vicino a Chiaramonte Gulfi, il film con Nino Manfredi "Colpo di
luna"; negli stessi luoghi e a distanza di pochi mesi, nel 1996, Roberto Faenza
realizza lo splendido "Marianna Ucria" dal romanzo omonimo di Dacia
Maraini.
Negli stessi anni Scicli è protagonista del televisivo "Non parlo più" di Vittorio Nevano che, tra mafia e pentitismo, ripercorre la vicenda di
Rita Atria; a Ragusa Ibla (ma anche a Monterosso Almo ed in altre località della
provincia) per settimane e settimane si respira I'atmosfera del grande cinema
che trasporta negli anni '50 le piazze e le strade di Ibla per gran parte delle scene memorabili di "L'uomo delle
stelle", il film del premio Oscar Giuseppe Tornatore che, ancora una volta,
offre una prova d'amore per il cinema e le sue illusioni, non mancando di
utilizzare a questo fine anche la gente e i colori, le luci e le speranze degli
iblei.
Ma la filmografia ragusana non accenna a concludersi. Sono da poco terminate le riprese da parte del giovane Maurizio Sciarra, del film "La stanza
dello scirocco", tratto dal romanzo omonimo di Domenico Campagna, con Giancarlo
Giannini e Tiziana Lodato, girato oltre che negli interni preziosi del castello
di Donnafugata nella caratteristica cittadina di Monterosso Almo.

 

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