Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca
Già alla fine del XIV secolo, dopo la ribellione al potere centrale e la sconfitta dei Chiaramonte, la situazione della Contea cambiò però radicalmente.
Infatti Martino d’Aragona, con diploma reale del 20 giugno 1392, assegnando il feudo
a Bernardo Cabrera, il quale aveva contribuito, economicamente e militarmente, a
sconfiggere il ribelle Chiaramonte, in segno di riconoscenza per il determinante
aiuto ricevuto, concesse al prezioso alleato una vastissima e particolare autonomia
non solo amministrativa, ma anche giurisdizionale, tale da rendere la Contea un
vero e proprio regnum in regno.
Nel diploma re Martino precisò infatti espressamente che il Conte avrebbe governato nel suo “comitato” come egli stesso nel suo regno.
Alla fine del 1300 Modica ebbe, quindi, una propria Gran Corte e una Curia di appellazione
di secondo e terzo grado, con giurisdizione, civile e penale, piena e completa,
con la sola eccezione del reato di lesa maestà, riservato al giudizio della Magna
Curia di Palermo.
L’autonomia delle istituzioni giudiziarie di Modica si rafforzò e si stabilizzò
nel XV secolo con la istituzione delle Corti capitaneali (dirette da un capitano
di giustizia) e delle Corti giuratorie (formate da quattro giurati, che si occupavano
degli affari meno importanti, avevano anche il compito di tentare la conciliazione
delle parti e potevano applicare solo pene pecuniarie).
Nella seconda metà del XV secolo fu istituito anche il Tribunale del Santo Uffizio, composto da Magistrati appartenenti al clero (soprattutto Domenicani).
Alcuni istituti giuridici di origine medioevale, diffusi nella Contea di Modica,
meritano di essere ricordati anche per la loro singolare analogia con istituti simili
introdotti solo di recente nel nostro ordinamento giuridico.
Vanno a tal fine ricordati la c.d. “composizione” ( per mezzo della quale con il
pagamento di una certa somma di denaro si poteva evitare l’espiazione della pena
detentiva ed ottenere persino il proscioglimento ), la figura del Procuratore dei
poveri e la possibilità di commutare la reclusione in una sorta di obbligo di dimora.
Lo speciale ordinamento giuridico della Contea venne riconosciuto nel XVII secolo
anche dall’imperatore Filippo IV, il quale, resistendo alle interessate sollecitazioni
dei senati cittadini di Palermo e di Messina, decise, uniformandosi al parere espresso
dal più autorevole giurista dell’epoca, Mario Cutelli, di mantenere la gran Corte
di Modica per non compromettere “l’universale compostezza ed il rispetto antiquo
delle leggi che si costuma in quelle terre”.
Attraverso alterne vicende la Contea di Modica mantenne una certa autonomia fino al 1721, quando passò sotto dominio asburgico e poi sotto quello borbonico.
L’unità d’Italia determinò l’inserimento del Tribunale di Modica nella nuova organizzazione giudiziaria, di cui ha seguito l’evoluzione.
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