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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Nè jabbu, nè maravigghia, l'etimo

Madrid - "La parola “jàbbu” non è solo tipica del dialetto siciliano ma è molto diffusa in tutta l’Italia meridionale. E’ insieme a “talia” una delle più conosciute e misteriose.

L’abate Pasqualino alla fine del Settecento nel suo dizionario Siciliano-Italiano-Latino le attribuisce una paternità araba. Questa tesi sarà poi sposata in seguito dal Mortillaro che ripropone un secolo più tardi quasi un’edizione aggiornata, riveduta e corretta del celebre dizionario dell’abate.

Attribuire all’arabo l’origine di qualcosa di cui non si ha praticamente nessuna notizia era una pratica molto diffusa a quei tempi ma anche in tempi relativamente recenti per il semplice fatto che della lingua araba in Sicilia (come in altri posti che avevano conosciuto la dominazione araba) ormai si era perso anche il ricordo.

Un esempio d’ignoranza plateale fu nei primi anni Cinquanta il restauro di una parte dell’iscrizione che ornava il Mihrab della Moschea di Cordova i cui mosaici si erano staccati a causa dell’umidità prodotta da un’eccessiva e pericolosa vicinanza di quella parte del monumento al letto del fiume. Che cosa successe, in pratica? Chi fece il restauro non conoscendo i segni grafici arabi scopiazzò alla meglio alcuni disegni della moschea e il risultato fu semplicemente esilarante. Quando per un caso arrivò in visita della moschea una deputazione di professori musulmani, a vedere quell’iscrizione illeggibile inorridirono e denunciarono subito il fatto perché con urgenza vi si ponesse rimedio.

Ma ritorniamo al nostro “Jabbu”.

Nessuna discendenza musulmana, dunque, come voleva l’abate.

Nell’antico germanico, prezioso serbatoio di tutte le lingue romanze, jab era sinonimo di bocca, per questo lo troviamo in moltissimi luoghi dell’Europa centrale e settentrionale. In Inghilterra, in Irlanda, in Islanda e via dicendo. Questo la dice lunga sull’origine vera del termine. Infatti, il termine è già presente nel francese antico, nel provenzale e soprattutto nel l’antico catalano.

Già questo termine era molto conosciuto fra i militari i quali, impegnati nelle mille battaglie che insanguinavano dopo l’anno Mille l’Europa, lo esportavano nei luoghi dove spesso dovevano combattere.

Che cosa significava e significa, in effetti, Jàbbu?  Vuol dire “burla” con una forte connotazione di dispetto, scherno, dunque, burlarsi, cioè, di una persona esagerando i suoi difetti. Fra i militari era molto diffuso a causa di un esasperato bullismo dovuto sicuramente a una pericolosa e forzata coabitazione.

Per questo il termine compare non solo in Sicilia ma in tutto il Sud d’Italia. In seguito è assorbito dal linguaggio del carnevale per indicare un tempo o un periodo di particolare “cugghjuniàta” (u tiempu ro jàbbu).

Da noi sicuramente è stato introdotto o meglio riscoperto dai catalani e sarebbe sciocco negare quest’origine catalana del termine. Sarebbe bastata ad alcuni conoscere esattamente alcuni proverbi che contengono questa parola per rendersi subito conto della sua provenienza.

Ti cito correttamente alcuni proverbi:

“U Jàbbu agghìca/arriba, a jastìma no.”

Dove llega sta per “arrivare” in castellano e lástima sta per “male desiderato”. In catalano “arriva” sta per arriba e lástima sta sempre per “male desiderato”.

e ancora:

Ni jàbbu e ni maravìgghja

dove ni…..ni è un intercalare catalano/castigliano e maravilla (pr. maraviggja)è catalano/castigliano pure non italiano.

 

Riporto fedelmente cosa registra la RAE nel suo Dizionario (l’autentica Cassazione europea) alla voce "gabarse":

 

GABARSE: (del Prov(enzal) gabar o del antiguo francés gaber, yactarse y éste del germ(anico). gabb, burla.

 

Ecco l'origine del nostro "jabbo", l’etimo. Tutti sanno cosa vuol dire, nessuno conosce, però, la sua provenienza. La filologia moderna ipotizzò provenienze più o meno aristocratiche, facendo derivare molti termini del nostro dialetto dal greco o dal latino quando invece erano molto più recenti e meno nobili le loro origini. 

La maggior parte delle parole che noi usiamo correntemente derivano, infatti, dal castellano.  

Un Uomo Libero

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