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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca


L'Antica Stazione, il treno dei desideri

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Saranno tremate le vene ai polsi al fuochista della locomotiva “Sasf 06”, meglio conosciuta come “Giarratana”, il giorno in cui sul convoglio al traino della macchina a vapore salì Sua Maestà Vittorio Emanuele III,
Re d’Italia.

Sfamare di carbone la bocca della vaporiera del “Treno di Ciccio Pecora” non era roba da poco. A volerci pensare bene i passeggeri “normali”
scendevano dal treno per agevolare le salite, salvo andare a funghi e
riacciuffare il vagone quando la china si era fatta meno impervia.
Tanto, il Treno, che doveva il suo nomignolo alla somiglianza con i
giocattoli esposti in vetrina, a Ragusa, da Francesco Battaglia Ciulla,
passato agli onori della cronaca come “Ciccio Pecora”, non superava i
trenta all’ora. Era la linea secondaria a scartamento ridotto che
collegava Ragusa, Vizzini e Siracusa, in un insolito tracciato a Y che
permetteva di solcare la necropoli di Pantalica (la méta della visita
del discendente di casa Savoia) e di collegare i centri montani iblei
con il resto della rete delle Ferrovie dello Stato.

“Ma il Re è il Re, e nessuno potrebbe chiedergli di scendere per agevolare le salite”, pensò il fuochista.

Fu vita breve, quella della Società Anonima per le Ferrovie Secondarie della Sicilia, la Sasf: dal 1922 al 49. Poi l’abbandono.

Correva l’anno 1933 e Sua Altezza non avrebbe immaginato che in luogo della stazione di Chiaramonte Gulfi, 860 metri sul livello del mare, l’approdo più alto del suo viaggio regale, settantaquattro anni dopo sarebbe nato il primo e l’unico albergo dei
Monti Iblei.

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