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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Così chiamarono l'Isola Omero e Dante

I perché del nome Trinacria

trinacria

21 febbraio 2011 -  “E la bella Trinacria, che caliga
tra Pachino e Peloro, sopra ‘l golfo
che riceve da Euro maggior briga,
non per Tifeo ma per nascente solfo,
attesi avrebbe li suoi regi ancora,
nati per me di Carlo e di Ridolfo,
se mala segnoria, che sempre accora
li popoli suggetti, non avesse
mosso Paldermo a gridar: “Mora, mora!”

I celebri versi di Dante, nel Canto ottavo del Paradiso, ci regalano una citazione eccellente dell’accostamento indissolubile tra la Sicilia e il termine Trinacria. Un’altra citazione – la prima – letteraria in tal senso ci viene da Omero, che nella sua Odissea chiama l’isola “Thrinakie”, che deriva da “thrinax” : dalle tre punte.
Ma cosa rappresenta la trinacria? La Triscele (Triskele o Triskell, conosciuta anche con il nome grecizzato di Triskelion, in araldica Triquetra, sebbene con significato più particolare, a volte erroneamente Trinacria), una raffigurazione di un essere con tre gambe (dal greco τρισκελής), più generalmente tre spirali intrecciate, o per estensione qualsiasi altro simbolo con tre pretuberanze ed una triplice simmetria rotazionale. La figura dà il nome anche al simbolo.

La triscele, come simbolo della Sicilia, era inizialmente la testa della Gòrgone (o della più specifica Medusa), i cui capelli sono serpenti, dalla quale si irradiano tre gambe piegate all’altezza del ginocchio. La Gòrgone è un personaggio mitologico, che secondo il poeta greco Esiodo era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto: Medusa (la gòrgone per antonomasia), Steno (la forte), Euriale (la spaziosa).
Un’altra versione della testa è quella di una donna, forse di una dea, in taluni casi raffigurata con le ali per indicare l’eterno trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. I serpenti in seguito sono stati sostituiti da spighe di frumento, la fertilità della terra dell’Isola (furono i Romani a fare ciò, per simboleggiare lo status della Sicilia come “granaio” di Roma).

Il triscele apparve sulla scena prima della colonizzazione greca dell’isola, ma furono i Greci per primi a chiamarla Trinakìa.

La Triscele (in qualche caso indicato anch’esso come Trinacria) è stata adottata dal Parlamento Siciliano come parte integrante della bandiera siciliana, dove è stata posta al centro, tra il rosso e l’oro della bandiera, con la legge regionale n. 1 del 2000.

È presente inoltre nello stemma comunale della città di Caccamo.

Il nome di Trinàcria fu utilizzato da Omero nell’Odissea, ma anche dagli storici Antioco da Siracusa, Timeo da Taormina e dallo stesso Tucidide.

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