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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca



­Il 15 agosto del 1912, nella sua magnifica tenuta di Fondolongo, Giovan Pietro Grimaldi decise di stendere le sue ultime volontà. Proprio a
Ferragosto, culmine dell'estate, ma anche inizio del declino che
porterà all'autunno. In questo caso, peraltro, la cosa ha il sapore di
un triste presagio: il professore, quel giorno, non aveva ancora
compiuto 52 anni, ma appena sei anni dopo la sua vita si sarebbe
conclusa improvvisamente.
Con la precisione che lo caratterizzava, Grimaldi dispose dei suoi beni seguendo il filo degli affetti e delle
passioni che avevano guidato la sua vita. Così pensò di legare
l'usufrutto vitalizio del suo patrimonio in gran parte alle amate
sorelle e al fratello Clemente (che però gli premorì), creando
contestualmente un'opera pia che portasse il suo nome e cui destinò
invece la nuda proprietà. Nello Statuto del 1922, approvato da Re
Vittorio Emanuele III in persona ,
era previsto che, alla morte dell'ultima erede, sarebbe avvenuta la
riunione tra la nuda proprietà e l'usufrutto: cosa che avvenne alla
morte di Teresa Grimaldi Bruno di Belmonte, nel 1963. Quell'anno la
Fondazione iniziò il suo cammino.

Prestigioso fisico di caratura internazionale, il professor Grimaldi volle pensare
ai suoi concittadini più sfortunati, da una parte, e alla promozione
degli studi, dall'altra. Decise così di assegnare parte della rendita
dei suoi beni all'Università di Catania per il conferimento di borse di
studio a giovani meritevoli ma non abbienti; parte all'Accademia
Gioenia, di cui era stato segretario oltre che socio, per l'istituzione
di un premio quinquennale da assegnare al miglior lavoro di fisica
prodotto in una università siciliana; un'ultima parte, infine, per
garantire il ricovero gratuito di infermi poveri presso l'Ospedale
Maggiore di Modica.
Alla fine degli anni Settanta nacque l'esigenza di adeguare il primo
statuto ad una realtà ormai profondamente mutata. In virtù della nuova
legislazione frattanto intercorsa, infatti, era ormai garantito il
diritto allo studio per gli studenti meritevoli, mentre l'assistenza
sanitaria era stata riorganizzata su basi più moderne ed estesa a tutta
la popolazione. La Commissione di Amministrazione volle perciò
rimodellare l'istituto in un organismo «capace di organizzare e
produrre cultura» (Orazio Galfo), e stabilì di rafforzare il legame che
Grimaldi in persona aveva cercato con il Rettore e con l'Università di
Catania.
In conseguenza di ciò il 26 novembre 1988 la Commissione
d'Amministrazione e il Magnifico Rettore Gaspare Rodolico firmarono una
convenzione che prevedeva la costituzione di un polo universitario di
ricerca e didattica nel campo delle scienze agronomiche. Così, mentre
la casa di Giovan Pietro diveniva essa stessa una sede della sua amata
università, la città confermava la sua tradizione plurisecolare
ospitando un'altra istituzione scolastica d'alto livello e
arricchendosi di una nuova, prestigiosa officina culturale.
Attualmente la Fondazione ospita la Sezione di Scienze Agronomiche del Dipartimento di Scienze agrarie, chimiche e delle produzioni animali che,
con i suoi uffici e laboratori, registra l'attiva presenza di studenti
e di ricercatori. Inoltre, per opera della Commissione
d'Amministrazione, ha costituito una pinacoteca allo scopo di
documentare i movimenti e le personalità artistiche che hanno
caratterizzato la provincia di Ragusa nel corso del ‘900, delineando un
primo atlante della geografia artistica contemporanea nelle terre della
Contea di Modica.
Oltre a «favorire ed incrementare la ricerca scientifica in genere, curando [...] la formazione di giovani che, per
condizioni economiche e serietà di studi, siano particolarmente
meritevoli», la Fondazione ha tra le sue finalità quella di attuare
«iniziative di alto interesse culturale e sociale» (art. 2 dello
Statuto): a questa missione e alla lettera del suo Fondatore rimane
fedele, nell'ottica di un costante sforzo verso il miglioramento.
Fu questa, probabilmente, la più importante lezione di Giovan Pietro Grimaldi.





1. Regio Decreto n° 672
del 4 maggio 1922.




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