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"La terza età risorsa per il Paese” prossimo incontro di IngegniCultura ne Le Case degli Avi.

Gli anziani come i beni culturali, risorse da conservare e valorizzare.

Proseguono gli incontri promossi da IngegniCultura e da Si-Moutique ne Le Case degli Avi a Modica Alta, nell’ambito della rassegna “Arte e Cultura, tra musei e territorio”.

Il prossimo appuntamento, fissato per sabato 7 maggio alle ore 18,00, sarà un incontro con la medicina incentrato su “La terza età, risorsa per il paese”, aspetti medico legali legati alla qualità della vita dell’anziano che vedrà quale relatore un esperto in materia il prof. Giovanni Patanè, neurologo  docente dell’Università di Catania.

L’introduzione ed il coordinamento sarà curato dal presidente di IngegniCultura, Mario Incatasciato mentre il dott. Giovanni Vindigni, medico di famiglia presenterà l’illustre ospite.

Oggi in un’epoca attraversata da tante crisi non ultima quella dei valori, poter contare sull’esperienza , l’energia al servizio della Comunità, di anziani, nonni, mamme che hanno varcato i sessant’anni, limite oltre il quale è fissato l’ingresso nella cosiddetta Terza Età ,è una sfida non solo sociale e culturale , ma anche etica e civile.

La longevità, l’esser punto di riferimento economico e anche valoriale, l’essere custodi di una “continuità nella memoria” e nelle competenze,questi  i punti di forza dell’essere oggi anziani in Italia, caratteristiche che fanno di loro “una risorsa” per il Paese.

La longevità in Italia è accompagnata da una qualificazione: parliamo di “longevità attiva”, cioè non si è fuori dal circuito della società, in parte perché si continua a lavorare, in parte perché si fa volontariato, in parte perché comunque si accresce la voglia di relazioni amicali, di maggior impatto sulla cultura e sulla conoscenza, insomma degli anziani oggi abbiamo l’immagine opposta a quella tradizionale del vecchietto posizionato sulla panchina

Oggi chi va in pensione a 65 anni ha mediamente davanti a sé una ventina d’anni di vita attiva e comunque è nella condizione psicologica di pensare alla terza età come a una fase vera della vita, continuando ad essere un punto di riferimento non solo economico ma anche di rassicurazione.

Abbiamo bisogno di questa esperienza, di questa competenza e di queste risorse materiali. Quindi pensare che oggi gli anziani siano un peso è errato. A volte possono esserlo ma non è per colpa loro come nel caso in cui manchi una territorializzazione dell’assistenza e quindi abbiamo anziani ospedalizzati. Oggi gran parte del welfare costa perché è welfare di assistenza. Dobbiamo guardare le cose in maniera onnicomprensiva e anche in maniera da valorizzare le nostre risorse. Gli anziani sono come i Beni Culturali. Noi abbiamo la fortuna di avere una popolazione che vive a lungo relativamente in buona salute, gente che non sa che cosa fare, quindi utilizziamoli!

Ci sono alcuni ambiti in cui potremmo avere una crescita del PIL impiegando gli anziani senza che questi tolgano lavoro ai giovani. Se  possiamo utilizzare persone che hanno un reddito e che ancora si sentono vitali, questo vuol dire essere una risorsa per il paese, da tanti punti di vista. Pensiamo all’artigianato: ceramista, falegname… sono professioni che fanno parte del nostro know-out e della nostra immagine di paese di alta creatività. Che fine fanno? Stanno chiudendo tutti, non trovano a chi passare il testimone. Siamo il Paese dell’artigianato e non si spende una lira per far tramandare il mestiere ai giovani. In tanti campi si può essere risorsa per il Paese, mentre noi pensiamo solo all’aspetto economico ma quello prima o poi finisce. Dobbiamo cercare di mettere in circuito queste risorse per creare maggiore valore aggiunto verificando in quanti settori si può fare questo! Tenere aperte le scuole al pomeriggio, aiutare gli studenti… tante aree in cui si possono mettere anche i pensionati, persone in genere affidabili e con una storia dietro alle spalle.

L’Italia è un Paese in cui si vive molto a lungo: il 21% della popolazione ha più di 65 anni (entro il 2030 arriveremo al 26,5%), l’aspettativa di vita è passata dai 71 anni per gli uomini e i 77 per le donne degli inizi degli anni ’80, agli attuali 77 per gli uomini e 83 per le donne. Proprio a causa dell’allungamento della vita e del costante miglioramento delle terapie per le malattie non trasmissibili legate all’invecchiamento,  rispondere al bisogno di cura della popolazione avrà costi sempre crescenti e occorre che le istituzioni se ne facciano carico. Ne vale la pena!

 

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