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Turismo rurale, risorsa per la Sicilia e per la provincia di Ragusa

Per l’Unione Europea il turismo rurale è una nozione molto ampia comprendente qualsiasi attività turistica svolta in ambiente rurale compreso il turismo nelle aziende agricole o agriturismo.
I termini rurale ed agriturismo possono essere considerati sinonimi in quanto indicano forme di vacanza svolte in località rurali.
In Italia è necessario distinguere fra i due settori produttivi.
L’agriturismo viene considerato come vera e propria attività agricola, accessoria alla coltivazione o all’allevamento. La legge 5 dicembre 1985, n. 730 definisce agrituristica ogni attività di “ricezione ed ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli attraverso l’utilizzazione della propria azienda, in rapporto di connessione e di complementarietà, rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere principali”.
Il carattere di complementarietà indica che l’agriturismo non solo non può sussistere ad di fuori di un’azienda agricola in esercizio, ma nemmeno può prevalere, nell’ambito della stessa sulle attività tipicamente agricole.
Ogni altra forma turistica esercitata in campagna anche all’interno di un’azienda agricola, con criteri difformi alla Legge n. 73, viene considerata turismo rurale.
Secondo l’associazione americana per la conservazione del patrimonio naturalistico del pianeta “Conservation international”, ogni anno, un turista su cinque sceglie un viaggio natura con un incremento che varia dal 10% al 30% secondo le aree geografiche.
Si tratta di una vacanza all’insegna dell’osservazione e dell’apprezzamento della natura e delle tradizioni.

Il turismo rurale può rappresentare la carta vincente per le zone maggiormente svantaggiate e può stimolare uno sviluppo legato alle risorse interne e alla capacità di ognuno di investire in un progetto competitivo che può essere la chiave di ripresa del turismo e dell’economia nel suo complesso.
Il tutto deve inquadrarsi in un ambito di pianificazione a carattere sistemico e nell’ottica di un turismo che sia sostenibile.
Si scrive, infatti, utilizzazione turistica del patrimonio rurale, ma si legge salvaguardia, e soprattutto, sviluppo delle identità culturali di luoghi, di paesaggi e costruzioni rurali che connotano la Sicilia. Utilizzare turisticamente il territorio significa darne un’interpretazione culturale. Valorizzazione e tutela sono termini speculari ed inscindibili, perché tutelare un bene significa valorizzarlo.
Oggi occorre elaborare nuovi format di turismo, all’insegna dello sviluppo sostenibile, che valorizzino le risorse territoriali tradizionali. Dai paesaggi e dalle costruzioni rurali oggi in decadenza, ai prodotti della terra passando per gli usi ed i costumi degli abitanti. Questi percorsi permettono al turista di conoscere la vera identità dei luoghi, valorizzando contemporaneamente tutto ciò che appartiene alla cultura di un popolo.

Così facendo si evita, altresì, l’abbandono delle campagne con la creazione anche degli agriturismo,strumenti che permettono un maggiore coinvolgimento di chi vive nelle aree rurali ed una rivalutazione delle tradizioni enogastronomiche tipiche, e si stimolano gli investimenti..
Sono ben 300 i milioni di euro che il Programma di sviluppo rurale 2007-20013 della Regione Sicilia, approvato da Bruxelles, stanzia per combattere lo spopolamento delle campagne dell’isola.
Le misure di riferimento si trovano nell’asse 3 “Diversificazione e miglioramento della qualità della vita rurale” e nell’asse 4 dell’approccio “Leader”. 158 milioni sono destinati alle aziende agricole per il loro sviluppo e per la promozione ed il resto è riservato ai servizi.
In particolare questi fondi sono destinati al miglioramento della qualità della vita e alla creazione di “attrattività” nelle aree rurali delle zone “C” e “D” della Sicilia.
Certo la presenza di strutture agrituristiche in Sicilia è ancora lontana dai numeri registrati in Toscana o in altre regioni dell’Italia del Nord est. Tuttavia nell’Isola, che è partita in ritardo pur disponendo di enormi risorse culturali, storiche, artistiche, ambientali ed enogastronomiche e di biodiversità, è cresciuto il numero degli agriturismo: nel 2007 erano 21 in più rispetto al 2006 e 233 in più rispetto al 2001.
La maggior parte di essi sono concentrati nelle province di Messina e Siracusa, secondo quanto emerge da una ricerca di “Euromed carrefour”. Notevole l’incremento nel corso degli ultimi anni.
Nel 2001 gli agriturismo in Sicilia erano 170 con 1799 posti letto e 5416 posti nella ristorazione. Oggi, la rilevazione ultima risale alla fine dl 2007, sono 403 con 5.506 posti letto e 16.509 posti nella ristorazione
.
Ben 41di queste strutture sono in provincia di Ragusa, situate nell’altopiano in prossimità della campagna e non lontani dal mare. Il pregio della zona iblea è da attribuire alla sua offerta varia.
Il visitatore trova riposo nei tranquilli agriturismo che offrono notevoli confort non disgiunti da impareggiabili panorami, può trascorrere parte della giornata nei vicini lungomari di Pozzallo, Marina di Modica, Sampieri, Marina di Ragusa o tuffarsi nelle mille ricchezze architettoniche di Modica, Scicli, Ispica, Ragusa Ibla.
L’ospite dell’agriturismo negli iblei scopre in libertà, con i propri tempi e con i propri ritmi, monumenti, mari, campagne, piatti e prodotti tipici, artigianato locale, eventi e persone.
Le strutture agrituristiche iblee sono a conduzione diretta, mentre una parte è a conduzione familiare.
L’agriturismo è sicuramente una realtà in fermento e anche di buona qualità. A molte di queste strutture sono state assegnate le “spighe”, sistema di classificazione e riconoscimento.
Ad alcune sono state conferite 4 spighe, ovvero il massimo del riconoscimento.
Autore Mario Incatasciato

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