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Venerdì 20 Novembre 2009






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STORIA



L'antica Contea di Modica ebbe nell'isola, a metà del secondo millennio, un'indiscussa potenza politica ed economica ed esercitò un potere così vasto per cui la cittadina era considerata un uno Stato nello Stato, "regnum in regno".

Il Sovrano non contava, il Conte sì. E batteva anche moneta e teneva Gran Corte Criminale, per cui era padrone assoluto dei suoi sudditi. Ma i Conti di Modica furono, in genere, illuminati e capaci, soprattutto quelli a metà del millennio. Ed è da questo passato illustre che numerose iniziative traggono linfa per inserirsi in modo convincente nel futuro.

Fino a metà del secolo scorso, appariva una città particolare che qualcuno paragonò a Venezia: posta nella vallata dove confluivano due torrenti, per superare il corso d'acqua che l'attraversava era ricca di ponti e ponticelli, successivamente coperti, che univano le zone della parte bassa.

La città in figura di "melagrana spaccata", felice immagine che Gesualdo Bufalino ha coniato per Modica, si arrampica sui costoni e raggiunge il vertice del castello. Oltre il maniero, la parte alta della città, le grande distese di terreni per cui la Contea andava fiera della sua agricoltura, in quelle vaste aree dove un geometrico disegno di muretti a secco, frutto di di un processo di divisione delle proprietà nato tra il XV e XVI secolo costituisce, unitamente ai grandi alberi di carrubo, uno degli aspetti più affascinanti del territorio.

La Contea, che nel 1996 ha celebrato i suoi settecento anni (fu fondata il 23 Marzo 1296 e assegnata a Manfredi I Chiaramonte), estendeva ii suo potere su vaste zone dell'isola, spingendosi fino ad Alcamo, Caccamo e Calatafimi, ossia un quarto del territorio siciliano.


Con radici che si perdono nei tempi (siculi, greci, romani, bizantini, arabi), la città toccò il suo apice nell'età normanna e nei secoli seguenti fu appannaggio dei Mosca, dei Chiaramonte, dei Cabrera, degli Henriquez e degli Alvarez. Ultimo "sovrano di Modica" fu una donna: la contessa Maria Teresa Sylva Y Mendoza (che aveva sposato il marchese Alvarez di Villafranca).

Un'altra donna aveva portato Modica al massimo splendore: la contessa Vittoria Colonna "che anticipò, quasi quattro secoli fa, le aspirazioni sociali della sua popolazione, distribuendo le terre incolte frazionando il feudo e attuando serenamente quella rivoluzione sociale liberando de facto i servi della gleba".

E questo intenso sapore di barocco e di ricchezza Modica offre anche oggi, regalando splendidi panorami, tesori d'arte che trovano la loro maggiore espressione nella chiese, in fastosi palazzi a adornatissimi portali, fioriti sulle macerie del grande terremoto del 1693 che distrusse gran parte della Sicilia orientale e che infierì particolarmente su Modica: la ricostruzione edilizia avvenne subito con grande e generoso impegno. Agli inizi dell'800 la Contea perde il suo rango e il suo titolo passa al Regno delle Due Sicilie.

I beni, svenduti. Del suo passato, però, Modica conserva l'orgoglio, i monumenti, la cultura, i nomi prestigiosi dei suoi figli, di ieri di oggi: da Tommaso Campailla a Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura.



Stemma dell'ultimo Conte di Modica
Don Joseph Alvarez de Toledo, Duca d'Alba

In alto, Stemma della Contea di Modica
rilevato da un timbro a secco su l'originale
del 1500 conservato nel Museo Storico Cittadino


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