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L'attrice modicana Valeria Solarino per la sesta volta a Venezia.

Valeria Solarino: la mia sesta volta

A Venezia. L'attrice modicana parla del film su Vallanzasca


Roma - Alla sua sesta volta veneziana eccola la bruciante Consuelo che fu il primo amore di Vallanzasca e la madre del suo unico figlio che lo ha rinnegato.

Eccola Valeria Solarino che a Venezia, in appena un pugno d'anni, è stata tutto, attrice in concorso, in sezioni collaterali ma anche giurata ed oggi, che torna con la storia del bel Renè secondo Michele Placido che dirige questo "Vallanzasca. Gli angeli del male", torna in nome del cinema che, come ripete, "è arte e non politica e come tale va giudicato, il resto non conta e spero che alla Mostra non tolgano spazio al film".

E, quando parla del resto, parla delle polemiche già esplose e pronte a deflagrare al Lido al momento del passaggio (fuori concorso) del film, in presenza o in assenza (altro elemento di polemica) di Vallanzasca.

Di quel bandito non per caso che veniva dalla periferia e aveva negli occhi le luci abbaglianti della "Milano da bere". Che voleva tutto e subito e pensò di poterlo ottenere rapinando banche, così i soldi scorrevano a fiumi e lui giocò anche a fare il Robin Hood, regalando parte del malloppo alle famiglie dei detenuti.


Era bello, determinato, fascinoso, "magnetico" dice oggi Valeria Solarino che di lui non sapeva nulla ma «quando ho cominciato a documentarmi per il film e ho visto le sue foto l'ho trovato non solo bello ma affascinante e davvero magnetico, direi che capisco la passione con cui lo amò la donna che interpreto.

Era una donna del sud, figlia di emigranti e si abbandonò a quell'uomo. Io dal canto mio non ho neanche cercato di incontrarla e lei, tra l'altro, chiede solo di essere dimenticata.

Io non mi sono posta interrogativi, mi sono solo buttata a capofitto in questa interpretazione, felice di lavorare al fianco di un attore come Kim Rossi Stuart e mettendomi completamente nelle mani di Placido.

Ho dato tutta la mia disponibilità e lui ha costruito il personaggio anche partendo da me stessa. Io gli ho parlato molto di me e lui me lo ha cucito addosso. D'altra parte, essendo lui stesso un attore, sa come lavorare con gli attori e come trarre il meglio da loro. E, per me, è sempre stato un mito, un regista che crede profondamente in ciò che fa, che si appassiona in ciò che fa. Mi ricordo che quando vidi "Romanzo criminale" pensai che avrei tanto voluto esserci ma ero troppo giovane e ancora lontanissima».


Dunque per Valeria è un piccolo grande sogno questo film prodotto dalla Fox insieme a Elide Melli con ricco cast che include anche la spagnola Paz Vega, Filippo Timi e il siciliano Francesco Scianna.

Ed è un po' una meta raggiunta: «Perché mi ero imposta un traguardo. Mi ero detta che a trenta anni avrei dovuto aver interpretato almeno un ruolo importante. Ora che i trenta li ho compiuti, con undici film importanti alle spalle e questo davanti, posso esser soddisfatta. Anche se non voglio parlare di punti d'arrivo, semmai di partenza su questa strada».


Ma come si sente l'attrice nata sul palcoscenico (si è formata studiando allo Stabile di Torino), rivelata al cinema nei panni nervosi della ragazza gironzolante per i centri sociali in «Fame chimica» nel 2003 e, da allora, passata attraverso film di Veronesi (ora suo compagno) e di D'Alatri, impiegata Fiat in «Signorina Effe» e donna in veste di uomo in «Viola di mare»? Che cosa è cambiata in questi anni che l'hanno portata sotto i riflettori del cinema autoriale?


«Io sono cambiata, sono più attenta, più consapevole, più sicura, non scelgo più i miei ruoli d'istinto ma con attenzione e cerco la distanza perché i ruoli migliori sono sempre quelli in cui non ci si identifica col personaggio. Insomma è cambiato quasi tutto».

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