Ho ancora nelle narici il profumo della menta: fresco, antico in fondo un po’ arabo che ha
accompagnato la mia passeggiata nella campagna modicana di fine agosto.
Ogni luogo ha un suo
profumo e nulla più di un profumo può rievocare emozioni e
immagini…forse solo la musica.
La Contea di Modica d’estate profuma di menta e profuma di buono.
Conoscevo già quei luoghi,
o meglio credevo già di conoscerli perché da quattro anni
sono i luoghi delle mie vacanze ma, pur
amandoli, di essi avevo visto e compreso solo gli aspetti più
evidenti............................
Come tutti i turisti “di passo” avevo già apprezzato le bellezze monumentali,le chiese barocche, i palazzi nobiliari e i ricchi balconi delle case antiche che indifferentemente
siano esse ricche o modeste, cambiano colore a seconda dell’ora del giorno :dal
bianco al giallo - rosa del tramonto, regalando a chi le guarda il calore del sole.
Anzi nella mia presunzione
di esploratrice mi facevo vanto con i miei amici di
come
la Contea fosse preziosa e bella, quasi che il fatto di averla visitata, mi desse meriti e me fornisse vanto.
Succede così ai giovani e agli entusiasti! Non potendo più essere iscritta
anagraficamente alla prima categoria, l’entusiasmo mi certifica ancora
l’appartenenza alla “gioventù del cuore” che per
fortuna, accetta iscrizioni senza scadenza.
Ero entusiasta senza
conoscere ancora il resto.
Sentivo, nell’attraversare le strade dei centri
storici della Contea da Modica a Ragusa Ibla a Scicli, che quelle
pietre smussate a mano e poste l’una sull’altra,alcune a pietra secca,
altre a stellatura, raccontavano la storia di un’altra Sicilia, ai più
sconosciuta. Una Sicilia nobile e selvaggia, incontaminata dove il
Principe di Salina potrebbe forse, ancora trovarsi a suo agio.
Nei vicoli, anche nei più
stretti la luce del sole si rifrange sulle basole arrotondate del
selciato, mentre le scale pedamontane, che collegano la parte alta e
bassa di alcuni paesi, fanno da “pacere” tra la gente e si perdono
verso il cielo azzurro intenso.
Questo era quello che
conoscevo…ma poi ho incontrato la campagna modicana e sono qui ancora a
riflettere sulle emozioni che mi ha regalato.
Il primo indizio per
attraversarla è quello di seguire i muretti a secco dei confini dei
campi . Lunghi nastri bianchi, alti all’incirca
1 metro e venti, corrono lungo
la Contea , disegnando ricami nel verde e viottoli strettissimi dove anche una piccola utilitaria fa fatica a passare.
I bordi arrotondati sono la caratteristica che li rende solidi,ma anche
armonici mentre il paesaggio tutto intorno si dipana, alternando
distese e colline ricche di carrubi secolari, mandorli, olivi e grano.
Seguirli nel loro
girovagare può offrire sorprese :paralupi, muragghiuni,sono alcune delle varianti che lungo il
cammino ho incontrato, utili accorgimenti, per salvaguardare le colture e
le pecore dagli animali da rapina. I paralupi sono infatti piccoli
contrafforti che rendono più solido il muro e più largo lo spessore, per
impedire agli animali di saltarlo, i muragghiuni
invece sono piccoli ricoveri lungo il muro, sempre in pietra a forma
conica o tonda per il ricovero del pastore o di attrezzi.
Alcuni di questi accorgimenti tecnici sono piccoli capolavori di arte agraria e
esempi di difesa antica, semplice ma efficace. I piccoli varchi o
Vari, lasciano passare il curioso osservatore e regalano ancora rare
emozioni. O Mannaruni (il muretto ) è elegante e ti
accompagna senza incutere timore, anche se la strada ad un tratto,
sembra chiudersi senza vie d’uscita…ma è solo un effetto ottico,la
stradina secolare fila via sicura verso la provinciale.
Il secondo indizio sono i
piccoli e grandi casali, anche qui pietre del tempo. Molti di essi
sono rustici e quasi nascosti tra i rovi e la macchia mediterranea,
altri curati, ma abbandonati dal vivere quotidiano, utilizzati solo per
qualche riunione familiare durante le feste comandate o per il riposo
durante le più importanti corveè nei campi.
Vestigia di un mondo contadino che ha scelto e sta scegliendo la città e che
ancora non è stato del tutto scoperto dagli abitanti delle metropoli
densamente abitate.
Mi auguro soltanto che se l’amore per questa terra farà
appassionare molti visitatori europei, faccia loro comprendere e
salvaguardare questi paesaggi e questi territori, lasciandoli nello
stato in cui sono.
Tremo all’idea di vedere presto tra queste colline, casali con intonaci al
quarzo o gazebi orientali (uguali a Varese come a Catanzaro) in
luoghi che hanno cultura e storia differenti.
Possiamo essere adottati e accolti da una cultura e da un luogo,ma non dobbiamo
snaturarlo. Dobbiamo viverlo e preservarlo con amore filiale
riconoscente, per chi, dopo di noi potrà goderne, apprezzandone le
stesse atmosfere e gli stessi valori.
L’odore di menta è quello
che ho trovato nei bagli e nei campi visitati in questa fine d’agosto
calpestando involontariamente il terreno: mi rimane nella mente e nel
cuore come
La Contea dove voglio tornare.
Claudia Origoni
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