LA “CANZUNA” DI CAMPAILLA
Tra la fine del Seicento e l’inizio e l’inizio del Settecento in Sicilia erano di moda le canzune, componimenti dialettali in due strofe, che venivano accompagnati con un sottofondo musicale e si cantavano nei momenti di riposo, dopo aver finito il lavoro nei campi. Il linguaggio usato è tipico del volgo, anche se i componimenti erano creati e cantati dai padroni, che di dilettavano di partecipare ai lavori nei campi con i loro dipendenti. Ne riporto una, attribuita a Campailla:
Nun m’ama cchiù la bella chi m’amava,
Ma è divintata crudili e ‘nnimica;
E chiddu latti, chi mi nutricava,
A mia lu leva, ad àutru ni nutrìca.
Nun mi mustra la cera chi mustrava,
Ma s’ha spirdutu la pràttica antica;
E di lu pani, chi mi saziava
Ni moru, addisiannu ‘na muddica.
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