IngegniCulturaModica

Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

IngegniCulturaModica nell'ambito del progetto "Sapori della memoria, percorsi del gusto", domenica 20 maggio 2012 presso il Mulino ad acqua di Cava d’Ispica  ha organizzato dei laboratori del gusto su  prodotti tipici della terra iblea: la farina, il pane, le erbe aromatiche.

Ha  presentato il progetto l’ing. Simona Incatasciato, responsabile di IngegniCulturaModica,  coadiuvata dal  dott. Giuseppe Mazzarella, scrittore e docente di Marketing e Turismo e dalla dott.ssa Beatrice Belfiore .Questi ultimi , quali autori,  hanno presentato   ai partecipanti le opere delle quali sono autori "Dal chicco al pane, una magia che saziava" e “Le piante iblee tra cibo e medicina”.
E’ seguita una visita guidata al mulino per assistere alla macinazione del grano con la realizzazione della semola. Il mulino riportato all'antico splendore della prima metà del XVIII secolo dall'appassionato lavoro della famiglia Cerruto,  è tornato a far vivere antichi ricordi.
Le pale, spinte dall'armonioso gioco dall'acqua del Busaidone, hanno rimesso in moto l'antico mozzo e, come una volta, il grano diventa farina sotto l'incedere instancabile delle macine in pietra.
Le grotte, scavate nella roccia, mostrano ancora i segni della vita del passato: la casa del mugnaio ricavata nella roccia, i suoi attrezzi collezionati con passione, la stalla ed il fienile conservano intatti sapori, profumi e tradizioni locali. Ma è soprattutto negli utensili e negli antichi, poveri arredi, che si manifestano l'ingegno e la dedizione al lavoro del popolo Modicano.

L’ambientazione dell’antico mulino è stata  cornice ideale per la realizzazione  a cura di IngegniCultura di un laboratorio didattico sulla panificazione . La prof.ssa Maria Mazzarella, docente di cucina, ha intrattenuto i convenuti su l’impasto e la foggiatura del pane con  la connessa ritualità  che ha coinvolto tutti,  piccoli e grandi in egual misura.

Dalla preparazione del lievito madre (cruscenti), un composto a base di farina, acqua e zuccheri  si è passati all’impasto nella “maidda”  della farina, setacciata  rigorosamente con il“crivu”con l’aggiunta dell’acqua calda .quindi all’amalgama sulla “briula”, una tavola piana, poggiante su due panchetti e dotata di una stanga, “u briuni”, ben levigata che presenta ad una delle sue estremità un foro per connettersi alle due alette, “palummedde”, sporgenti dallo stesso piano di lavoro, nel punto in cui esso si restringe.
Si  è proceduto, quindi, ad un’antica e familiare gestualità che prevede in genere l’impegno dell’uomo a muovere dall’alto verso il basso la stanga,che, facendo leva  su un perno ligneo, “u cavigghiuni”, pressa l’impasto, mentre la donna, seduta a cavallo sulla parte più stretta della gramola ,  imprime alla massa bianca un moto rotatorio, assecondando con perizia e precisione il cadenzato tamburellare del briuni.
La ritmata movenza del lavoro (scaniatura) sembra scandire i passi e le pause di una simbolica danza.
Ultimata tale operazione la corposa e informe massa viene contrassegnata con una croce e quindi tagliata a pezzi singoli del peso di circa un chilogrammo.
Ciascun pezzo viene modellato, con delicata fattura,  e quindi sistemato sopra un letto e lasciato a riposare per un po’ sotto calde coperte (a misa ro pani o liettu).
Durante tale pausa viene preparato il fuoco nel forno rigorosamente a legna.
Conclusa questa fase , anch’essa laboriosa, si procede ad infornare il pane e quindi a  cuocerlo realizzando calde e profumate “cudduredde”.
Il pane  nella nostra tradizione oltre ad essere buono da mangiare svolge anche una funzione simbolica. Ci si riferisce, ad esempio, al pane natalizio denominato “cannizzu” che confezionato alla vigilia di Natale veniva consumato per il Capodanno quando il capofamiglia lo affettava e lo distribuiva a tutti i componenti il nucleo familiare.
Esso aveva una valenza rituale e propiziatoria come si desume dalla simbologia raffigurata- u “cannizzu”, contenitore di frumento- e dalla convivialità del consumo.
Il pane poi nelle dimensioni miniaturizzate, “cudduredde”, assolveva il ruolo di pane-giocattolo, mentre “ a cruna ro Signori” realizzata durante le festività pasquali, appesa al bavaglino dei bambini, richiamava la sofferenza della dentizione.
La prof.ssa Mazzarella non ha tralasciato di ricordare  i pani speciali quali “cucciddati”, “vastuna”, “iadduzzi” e “palummedde” che sintetizzano in maniera esemplare il legame dell’arte panificatoria con la figurazione dei simboli delle grandi feste, rivelandone la sacralità.

 L’epilogo ha previsto una degustazione a tema di prodotti tipici della cucina
contadina: pani cunzato, formaggio, focacce, farro etc.

Il progetto di IngegniCulturaModica "Sapori della memoria,percorsi del gusto" , articolato in eventi, vede il coinvolgimento di giovani, studenti, docenti, famiglie, consumatori per una maggiore consapevolezza su stili di vita migliori.

L’Ente associativo (IngegniCultura) ,gestore del Museo “ T. Campailla” , nell’organizzare l’iniziativa culturale all’interno del “Museo in grotte” di Cava d’Ispica ha voluto rinforzare per Modica la necessità che la vera promozione del territorio non può prescindere dall’esigenza di fare “sistema” superando gli sterili ed inutili protagonismi e personalismi che spesso rallentano e snaturano ogni progetto.

 

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