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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Modica - E' stato a Modica con Danilo Rea, martedì 7 all’Auditorium Mediterraneo, per la prima data in Sicilia del nuovo progetto “Due come noi che..”, spettacolo inserito nel cartellone di Modica Jazz Fest.

Gino Paoli racconta il suo amore per la Sicilia e definisce il successo un incidente.

È il suo primo concerto a Modica?

Sinceramente non saprei dire. Sono cinquant’anni che giro l’Italia in lungo e in largo. E la Sicilia l’ho battuta più e più volte, sempre con piacere. È una terra che amo molto. Può credermi, non lo direi se non fosse vero. A me Roma non piace, e lo dico in faccia ai romani.

Sono venuto per la prima volta nel 1961, per una manifestazione a Taormina. Da allora, anche quando ho passato dei momenti in cui non volevo lavorare, se arrivava una proposta dalla Sicilia era sempre un sì.

Come nasce il progetto “Due come noi che…”?

Un po’ per caso. Danilo Rea è il pianista di un progetto che va avanti da sette anni. Ci siamo messi a fare delle cose insieme un po’ per gioco e alla fine le abbiamo trasformate in uno spettacolo che mantiene il carattere dell’improvvisazione, delle cose a casa, tra amici.

Al primo concerto siamo partiti con “Una furtiva lacrima” di Donizetti, poi abbiamo fatto “Time after time” e “O sole mio”. Ma ogni sera è diversa, viene come viene e il risultato può spiazzare, infatti prima di cominciare dico sempre “se non vi piace, potete alzarvi e andare via”. Ma finora non è mai successo.

Cosa ascolta Gino Paoli?

Ascolto poco, ascolto cose che mi danno serenità interiore. Mozart, ad esempio. Non sarà stato il più bravo di tutti, ma la sua musica ha qualcosa di speciale. Se la mattina sono un po’ girato, con il caffè e il Concerto 21 di Mozart la giornata si raddrizza.

C’è una sua canzone che non ha avuto il successo che avrebbe meritato?

Una scritta qualche tempo fa con Ornella (Vanoni) e che cantavamo insieme in tour. Si chiama “Fingere di te”, secondo me diceva qualcosa di importante, ma il successo è indipendente dalla bellezza di un brano.

La canzone è un’alchimia e il successo è un incidente. Tre note, tre parole messe insieme e nasce l’alchimia. Le sarà capitato di avere in testa una canzone per una giornata? Non sarà stata sempre la più bella, eppure in qualche modo le entrata in testa.

Ribaltando la domanda, un suo brano che è stato sopravvalutato?

Non saprei. Io li ho scritti tutti alla stessa maniera, perché avevo qualcosa da dire, considerandoli degli attrezzi per poter dire qualcosa.

Ma la canzone è di chi la usa.

Io penso che siamo tutti dei poeti: c’è chi ha la sensibilità per ascoltare e recepire e chi ha anche la fortuna di sapere scrivere.

Ecco, i primi prendono in prestito le cose di chi sa scrivere.

Se le mie canzoni hanno avuto successo, vuol dire che hanno parlato a molti. E che è passata la mia sincerità.

Nel guardare gli altri oggi traccio una linea - ma non mi chieda chi metto da una parte e chi dall’altra – che li divide in due: i veri e i finti.

Ai primi non importa fare per ottenere, esprimono ciò che sono. Una persona vera può anche dire delle cazzate, va bene lo stesso.

Ma un falso, anche se dice delle cose intelligenti e importanti, resta una falso.

Posso chiederle io una cosa? Quando avrà ascoltato “Fingere di te”, mi faccia sapere cosa ne pensa.

Stefania Pilato

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