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L’ECCIDIO DEGLI EBREI A MODICA
“Nell’anno 1474, il quindici Agosto, giorno dedicato alla gloriosa Assunzione della Beatissima Vergine Maria, un più grave rumore di popolo sollevato s’intese a Modica, giacché gridando i tumultuanti: “Viva Maria periscan gli Ebrei”, a ferri nudi si inoltrarono nel ghetto della odibile nazione, e senza aver riguardo a qualità di sesso, o a condizioni di età, passaron a fil di spada ed uomini e donne, e grandi e piccoli: né pensaron di chetarsi, e di deporre le armi, se non quando ivi si portò di presenza lo stesso Viceré Lopes Scimen de Urrea, e mostrò i segni più sensibili del suo inflessibile rigore, con fare strozzare quasi tutti i capi della sedizione, conforme ci riferisce G. Luca Barberi, scrittore dei Capi Brevj del Regno; e dopo di lui il Littara, il Surita, il Carrafa, l’Inveges. Tra essi però non si ritrova una uniformità di parere intorno al numero degli Ebrei in questa sollevazione uccisi; contandone il Barberi e l’Inveges 360, il Littara 460, il Carrafa 470 ed il Surita 600”.
Il Monsignor Giovanni Di Giovanni così narrò i fatti accaduti, senza alcun documento originale, affidandosi solamente alle notizie che avevano dato, sull’episodio criminoso, gli autori citati.
L’illustre storico Luca Barberi fu l’unico che, intorno al 1500, scrisse con cognizione di causa sull’eccidio degli Ebrei a Modica. Egli, in quanto contemporaneo, aveva una conoscenza personale degli eventi; inoltre recuperò moltissimi documenti di archivio (fra cui una speciale dispensa vicereale, una supplica dell’universitas modicana al Viceré Lop Ximen d’Urrea). L’Inveges scrisse poche righe sull’argomento, esattamente quelle che un secolo e mezzo prima aveva scritto in latino il Barberi: “Nell’istesso anno 1474 occorse che in Modica il popolo si sollevò contro i Giudei delli quali ne uccise 360 onde fu necessario che ivi conferisse il Viceré per fare giustizia esemplare: ma alla fine venne l’indulto generale: componendosi l’Università di pagare 700 fiorini, come appare nel privilegio spedito nello stesso anno”.
Il Littara in un testo, laconico e telegrafico, in latino riuscì a dire due inesattezze sulla data (secondo lui il diciotto Settembre) e il numero delle vittime (secondo lui 470). Ancora più incerte sono le notizie fornitaci dallo storico modicano Placido Carrafa pubblicate nel 1653 e poi riprese dal Renda nel 1869: “Era l’anno 1474. Nel Settembre di questo, sollevandosi i nostri per zelo di religione, uccisero in Modica 400 Ebrei che empiamente bestemmiavano la vergine. In Noto nello stesso giorno ne furono trucidati diciotto, differenti di età e di sesso. Ed essendo caduti in confisca a beneficio del Municipio di Modica i beni di quegli altri, che vi dimoravano, in compenso, e quasi per ammenda di colpa commessa, ebbero dai nostri 700 fiorini”. Le notizie fornitaci dal Carrafa non hanno alcun riscontro storico, sembra quasi che egli abbia letto frettolosamente l’opera del Littara, cui fece seguire delle note aggiuntive totalmente inesistenti, per differenziare la sua opera da quella del Littara.
Nel 1725 questo tema fu ripreso dal gesuita Padre Francesco Aprile che riprese le teorie degli autori più vicini cronologicamente all’eccidio: “In Modica levatosi a rumore il popolo nell’anno 1474 contro questa perversa stirpe ne trucidò 360, come si ha da Luca Barberi, autore dei capi brevi del Regno, che trasse la notizia, occorsa all’età sua, dalla Real Cancelleria: avvegna che il Littara ne accresca il numero fino a 470. Per questo tumulto il Viceré Lopes Ximenes d’Urrea portatosi in quella Contea dopo aver castigato col laccio alla gola i più colpevoli, perdonando al rimanente del popolo, contentossi dell’effusione dell’oro in vece del sangue, con doppio guadagno e del Regio erario e della vita di molti vassalli. Nel medesimo anno, diciotto ne tolsero di vita in Noto”. Molto vaghe, distorte ed esagerate ci appaiono le notizie forniteci dal Surita il quale parla degli Ebrei in Sicilia, facendo solamente degli accenni alle stragi di Modica e Noto e, per altro, con imprecisioni notevoli sul numero delle vittime e sulle date.
Il Di Blasi non segue una sua teoria, bensì si limita a trascrivere e sintetizzare le teorie e gli accenni su questo fatto criminoso. Egli scriveva così: “Nel ridetto anno (1474) soffrirono gli Ebrei di Sicilia una grave persecuzione. Il Surita che ce ne fa menzione non accenna dove nascessero i primi movimenti contro questi infelici. Il Caruso opinò nelle sue memorie storiche senza apportarne veruna prova, che il primo macello ne fu fatto a Palermo; noi però più volentieri abbracciamo il sentimento del Di Giovanni il quale lasciò scritto che nel dì quindici Agosto dedicato all’Assunzione di Maria Vergine, si sollevò in Modica gran tumulto di popolo gridando: Viva Maria e periscan gli Ebrei, entrò furiosamente nel ghetto e trucidò quanti Ebrei vi trovò: il Surita adduce per motivo di questa sollevazione la temerità degli stessi che disputavano contro la nostra Santa Religione. Quel che è certo è che il numero dei forsennati crebbe in quelle parti e che si comunicò il loro furore ai paesi circonvicini. Il Viceré tosto che ne fu avvisato fè impiccare per la gola sei dei principali capi; ma questo rigore nulla giovò, giacchè crescea di giorno in giorno la rabbia popolare e particolarmente in Modica e nella città di Noto giunse a tal segno la barbarie che furono passati a fil di spada non solo gli uomini e le donne ebree, ma persino i teneri fanciulli; e contasi che in uno di questi ghetti ne furono trucidati seicento e cinquecento in un altro. Questa epidemica crudeltà diramandosi continuamente nel Val di Noto, il Vicerè prese l’espediente di ripararsi e andò a fissare la sua dimora nella città di Catania.
Quest’eccidio avvenne nel contesto di quella grande persecuzione ordinata dai Decreti di Ferdinando il Cattolico in data dodici, tredici, venti, ventinove Agosto e quindici Dicembre 1492 che prevedevano l’espulsione di tutti gli Ebrei dalla Sicilia.
Ma quali furono le ragioni di un simile massacro?
Anche se la storia degli Ebrei in Sicilia è molto frammentaria, per cui riesce difficile leggere con chiarezza gli eventi, possiamo senz’altro individuare alcune cause che portarono all’eccidio degli Ebrei il quindici Agosto 1474.
- Odio Razziale
Nel 1474 vi fu in Germania, Italia e Spagna una recrudescenza antisemitica, i cui motivi rimasero ignoti. Gli Ebrei erano considerati dall’Inquisizione Spagnola come degli scellerati, amorali, senza scrupoli, traditori. Quest’ondata antiebraica ebbe il suo apice in Sicilia dove le comunità Israelitiche di Palermo, Sciacca, Monte S. Giuliano (ora Erice), Noto e Modica pagarono un prezzo altissimo in termini di vite umane.
- Fanatismo Religioso
Il 1400 fu un secolo che, per certi versi, ebbe dei momenti di oscurantismo in cui la fede religiosa veniva vissuta con autentico fanatismo, alimentato dall’ipocrisia moralistica spagnola e dai predicatori, con a capo Frate Giovanni da Pistoia, che fomentavano l’odio contro gli Ebrei, terminato nel 1492, quando essi furono cacciati per sempre dalla Sicilia. Frate Giovanni da Pistoia, fondatore nel 1469 del convento di S. Domenico di Ragusa, era un grandissimo oratore e, quasi certamente, fu proprio lui che quel quindici Agosto 1474, nella Chiesa di S. Maria di Betlem, costrinse gli Ebrei ad assistere alla sua predica “conversionistica” (introdotta nella liturgia cristiana nel 1278 da Papa Nicola III). In un clima così arroventato, bastò un nonnulla per scatenare la furia di tanti “Cristiani” scalmanati i quali, al suono delle campane, nel piazzale della Chiesa cominciarono quel rito di morte che doveva, di lì a poco, trasformarsi, nel ghetto, in una carneficina che si concluse con il saccheggio, la distruzione delle case e l’incendio della Sinagoga.
- Crisi Economico-Finanziaria
Nella seconda metà del Quattrocento si verificò, nell’economia siciliana, una contrazione dovuta principalmente alla politica egemonica della Spagna con Alfonso il magnanimo, Giovanni e Ferdinando il Cattolico. Le risorse della Sicilia furono sfruttate dagli spagnoli i quali, con una accorta politica coloniale, sacrificarono gli interessi locali dell’isola; infatti, le tratte divennero oggetto di speculazione: con gli aragonesi, i privilegi furono alla portata di tutti, per cui chiunque poteva esportare quantità enormi di frumento. Ovviamente le scorte di frumento diminuirono e i commercianti locali furono costretti al fallimento o ad esportarlo clandestinamente in quanto il dazio era balzato sino ad un terzo del prezzo del frumento. Nel 1474 la crisi economica della Sicilia raggiunse il culmine, in quanto anche la piccola attrezzatura industriale della lana, cotone, lino e canapa subiva l’effetto della depressione. Indubbiamente l’attività finanziaria principale degli Ebrei era il prestito ad usura, in quanto detenevano un potere economico non indifferente, quindi era giocoforza che commercianti, imprenditori e privati cittadini, per poter svolgere le loro attività, dovevano ricorrere necessariamente ai prestiti usurari degli Ebrei. Giovanni Modica Scala dissente dall’opinione che il massacro degli Ebrei consumatosi a Modica possa aver avuto un movente economico, in quanto sostiene che la Contea di Modica non fu travolta dalla crisi economica, generalizzata in tutta l’isola, perché i Conti, attraverso la concessione enfiteutica dei terreni con canoni irrisori, avrebbero salvato l’economia del “Regno nel Regno”.

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