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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca


Tutto inizia da un incontro mancato, quello tra Cortez e Montezuma, nel 1519. Si narra che il condottiero azteco, in segno di amicizia, abbia offerto una bevanda composta da semi di cacao tritati grossolanamente, con l’aggiunta di acqua, farina di mais, chili, cannella e semi di anice. Bevanda poco gradita perché amara e, infatti, la prima innovazione degli Spagnoli fu quella di aggiungervi lo zucchero di canna. Ed è proprio con gli Spagnoli che la cioccolata arriva anche in Sicilia, in particolare nella fiorente Contea di Modica. Modica, mezzo secolo dopo. Sopravvissuta al sisma che nel 1639 causò una profonda trasformazione urbanistica,
e quel miracolo di scenografia naturale che oggi la contraddistingue, la città è divenuta un vero e proprio “distretto del cioccolato”, carico di contenuti culturali, etici e sociali. Un ruolo questo, ufficialmente riconosciuto da “quelli che l’Eurochocolate”, ovvero i giganti in fatto di cultura cioccolatiera, i quali hanno voluto battezzare Modica con la simpatica denominazione del Polo Sud del Cioccolato. Qui la cioccolata, nella lavorazione artigianale risalente alla
tradizione settecentesca, viene “travagghiata, passata e stricata”, ovvero lavorata, amalgamata e ragginata. Il prodotto viene poi sistemato in apposite “lanni pa ciucculati” (formelle di latta a forma rettangolare); una volta estratta “a lenza” (tavoletta di cioccolata) si presenta lucida con delle scanalature, dette “sinnu ri ciucculatti”. La cioccolata modicana si presenta oggi nella sua caratteristica forma rettangolare ed incartata prevalentemente a mano.

Articolo di Cecilia Martino

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