Post di Gino Salina - IngegniCulturaModica2024-03-19T13:58:37ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalinahttp://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2207654967?profile=RESIZE_48X48&width=48&height=48&crop=1%3A1http://ingegniculturamodica.ning.com/profiles/blog/feed?user=0ysys2cpou9om&xn_auth=noSanta Pasqua 2011tag:ingegniculturamodica.ning.com,2011-04-21:3900264:BlogPost:220862011-04-21T14:45:48.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p> <strong><span style="text-decoration: underline;"><span style="color: #888888;">Santa Pasqua 2011</span></span></strong></p>
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<p> Ai cari Amici di Ingegni Cultura porgo Sentiti Auguri di Pace e Serenità</p>
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<p> Ai cari Amici di Ingegni Cultura porgo Sentiti Auguri di Pace e Serenità</p>27 gennaio : il Giorno della Memoriatag:ingegniculturamodica.ning.com,2011-01-27:3900264:BlogPost:118682011-01-27T17:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<h1>Giorno della Memoria, per non dimenticare gli orrori del nazismo…</h1>
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<h1>Giorno della Memoria, per non dimenticare gli orrori del nazismo</h1>
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<p>Oggi è il <a target="_blank" href="http://blogosfere.it/network/cerca/?search=giornata+della+memoria&=cerca"><strong>Giorno della Memoria</strong></a>: il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa apriva i cancelli di Auschwitz-Birkenau, il campo di sterminio che incarna e simboleggia l'orrore della Shoah.</p>
</div>Mostra di Pietro Ricca a Modicatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-12-23:3900264:BlogPost:112832010-12-23T15:52:20.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Cultura | Mostra Dopo 22 anni Pietro Ricca espone nella sua Modica “Lo scopo della vita è fallire in imprese sempre più grandi”<br />
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Pietro Ricca<br />
modica<br />
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Modica - Nelle sale di Palazzo Grimaldi, aiutato dai figli Giovanni e Damiano, Pietro Ricca sta lavorando all’allestimento della sua mostra sarà inaugurata domenica 26 dicembre alle ore 18.<br />
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È arrivato il momento, dopo ventidue…
Cultura | Mostra Dopo 22 anni Pietro Ricca espone nella sua Modica “Lo scopo della vita è fallire in imprese sempre più grandi”<br />
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Pietro Ricca<br />
modica<br />
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Modica - Nelle sale di Palazzo Grimaldi, aiutato dai figli Giovanni e Damiano, Pietro Ricca sta lavorando all’allestimento della sua mostra sarà inaugurata domenica 26 dicembre alle ore 18.<br />
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È arrivato il momento, dopo ventidue anni le tue opere saranno esposte a Modica. Quali sono le tue emozioni?<br />
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Sono molto contento, finalmente viene dato corpo a un desiderio che maturavo da anni. Questa mostra è l’occasione per rivedere i tanti amici, i genitori degli amici e soprattutto le ultime generazioni di modicani, i giovani, gli studenti. Ma è anche una opportunità di far conoscere la mia attività ai miei tanti nipoti. È davvero una grande emozione!<br />
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Permettimi di ringraziare chi ha realizzato tutto questo: i direttori di Toni&Guy Modica, Toni ed Eveline Pellegrino, che si sono impegnati in prima persona, e il Professore Orazio Sortino che, accogliendo l’idea della mostra, ha aperto le sale della sede della Fondazione Grimaldi.<br />
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Fondazione che, tra l’altro, custodisce già alcune mie opere sia in Pinacoteca che tra le varie sale.<br />
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La tua ultima mostra in città risale al 1988?<br />
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Sì, fu organizzata su invito degli amici del Teatro del Vicolo ed esposi, nei locali del Teatro, i lavori realizzati tra 1982 e il 1988.<br />
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Ora è la volta delle opere dal 1988 al 2010. Perché hai scelto “Il viaggio” come titolo?<br />
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C’è un verso di Rilke che recita più o meno: “Lo scopo della vita è fallire in imprese sempre più grandi”. Da un lato ci suggerisce che qualunque traguardo si raggiunga, questo ha in un certo senso il destino segnato; e dall’altro che il senso del viaggio, nel migliore dei casi, rappresenterà soltanto il tentativo di spingere la carretta un po’ più avanti.<br />
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Ti sei trasferito in Veneto giovanissimo, ma hai lasciato a Modica diversi lavori. Quali vuoi ricordare?<br />
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Ho messo spesso la mia professionalità a disposizione degli amici che ne facevano richiesta. Sono nati così il logo e alcune locandine teatrali per la Compagnia dell’Orso e del Teatro del Vicolo, il logo per la Consulta femminile e le tante collaborazioni con Radio Emmeuno. In occasione di una mostra organizzata nel 1982 ho realizzato l’incisione “Modica a volo d’uccello”.<br />
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E poi il logo per l’Assessorato alla Cultura, il manifesto “Buon Natale Città” e ancora tante cose…<br />
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Cosa ti aspetti da questa mostra?<br />
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Niente, mi sto già divertendo molto. Spero di incontrare tanta gente. E spero di incontrare gli sponsor che hanno supportato Toni &Guy per ringraziarli personalmente.<br />
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Stefania Pilato"Natale di guerra" di Trilussatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-12-22:3900264:BlogPost:112712010-12-22T17:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<p>I regali di Natale<br></br>Poesia " Natale di Guerra" di Trilussa</p>
<p>Presentiamo una poesia di Natale del celebre scrittore romanesco Trilussa (Roma 1871-1950), grande compositore di sonetti. La poesia di Natale in questione si intitola “Natale di Guerra”.<br></br><br></br>Ammalapena che s’è fatto giorno<br></br><br></br>la prima luce è entrata ne la stalla<br></br><br></br>e er Bambinello s’è guardato attorno.<br></br><br></br>- Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?<br></br><br></br>Che freddo, mamma mia! Chi…</p>
<p>I regali di Natale<br/>Poesia " Natale di Guerra" di Trilussa</p>
<p>Presentiamo una poesia di Natale del celebre scrittore romanesco Trilussa (Roma 1871-1950), grande compositore di sonetti. La poesia di Natale in questione si intitola “Natale di Guerra”.<br/><br/>Ammalapena che s’è fatto giorno<br/><br/>la prima luce è entrata ne la stalla<br/><br/>e er Bambinello s’è guardato attorno.<br/><br/>- Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?<br/><br/>Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?<br/><br/>- Fijo, la legna è diventata rara<br/><br/>e costa troppo cara pé compralla…<br/><br/>- E l’asinello mio dov’è finito?<br/><br/>- Trasporta la mitraja<br/><br/>sur campo de battaja: è requisito.<br/><br/>- Er bove? – Puro quello<br/><br/>fu mannato ar macello.<br/><br/>- Ma li Re maggi arriveno? – E’ impossibile<br/><br/>perchè nun c’è la stella che li guida;<br/><br/>la stella nun vò uscì: poco se fida<br/><br/>pè paura de quarche dirigibbile… -<br/><br/><br/>Er Bambinello ha chiesto: – Indove stanno<br/><br/>tutti li campagnoli che l’altr’anno<br/><br/>portaveno la robba ne la grotta?<br/><br/>Nun c’è neppure un sacco de polenta,<br/><br/>nemmeno una frocella de ricotta…<br/><br/><br/>- Fijo, li campagnoli stanno in guerra<br/><br/>tutti ar campo e combatteno. La mano<br/><br/>che seminava er grano<br/><br/>e che serviva pè vangaà la terra<br/><br/>adesso viè addoprata unicamente<br/><br/>per ammazzà la gente…<br/><br/>Guarda, laggiù, li lampi<br/><br/>de li bombardamenti!<br/><br/>Li senti, Dio ce campi,<br/><br/>li quattrocentoventi<br/><br/>che spaccheno li campi? -<br/><br/><br/>Ner dì così la Madre der Signore<br/><br/>s’è stretta er fijo ar core<br/><br/>e s’è asciugata l’occhi co’ le fasce.<br/><br/>Una lagrima amara per chi nasce,<br/><br/>una lagrima dòrce per chi more.<br/><br/><br/>Un pensiero speciale va a tutti i soldati che saranno impegnati questo Natale, presso i purtroppo numerosi scenari di guerra in tutto il mondo, come l’Afghanistan o il Kosovo o il Libano.</p>Lettere nascoste negli occhi della "Gioconda"tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-12-13:3900264:BlogPost:110532010-12-13T15:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>Nasconderebbero anche misteriosi simboli gli occhi della "Gioconda" di Leonardo, due lettere piccole piccole, volutamente celate in ognuna delle pupille della fascinosa dama la cui identità, dopo più di cinquecento anni, aspetta ancora di essere svelata. A sostenerlo sono gli esperti del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, impegnati da qualche settimana nel tentativo di dare un nome alla protagonista del quadro più…</p>
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<p>Nasconderebbero anche misteriosi simboli gli occhi della "Gioconda" di Leonardo, due lettere piccole piccole, volutamente celate in ognuna delle pupille della fascinosa dama la cui identità, dopo più di cinquecento anni, aspetta ancora di essere svelata. A sostenerlo sono gli esperti del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, impegnati da qualche settimana nel tentativo di dare un nome alla protagonista del quadro più celebre e più celebrato, ma anche più misterioso del grande artista toscano. E un terzo simbolo, forse due lettere, forse due numeri, sarebbe nascosto anche in un altro punto del quadro, sotto la prima arcata a destra del ponte che fa da sfondo al ritratto della "Gioconda". A occhio nudo è difficile notarlo, ma l'ingrandimento dell'immagine, spiega il presidente Silvano Vinceti, rivela la presenza nell'occhio destro della modella (sinistro per chi guarda il quadro) «la presenza di un monogramma che sembra essere "LV", forse proprio le iniziali di Leonardo». Diversi, ma ancora più difficili da decifrare i caratteri riconoscibili all'interno dell'occhio sinistro della modella (il destro per chi guarda la tela): in questo caso, secondo Vinceti, potrebbe trattarsi di "CE" o semplicemente di una "B". Quanto ai segni nascosti sotto l'arcata del ponte sembrano due numeri, "72", che potrebbero però, dice, anche leggersi rovesciati e, in questo caso, si tratterebbe di una "L" e di un "2". Come già lo furono per le ossa del povero Caravaggio, riportate con tutta solennità questa estate a Porto Ercole, gli esperti del comitato guidato da Vinceti sono certissimi della loro scoperta, che si deve peraltro, raccontano, al contributo casuale di un bidello pugliese, Luigi Borgia, che li ha convinti a un esame più attento del dipinto: «Abbiamo fatto esami dettagliati e chiesto la consulenza di pittori esperti», racconta Vinceti, «tutti hanno confermato che questi segni non possono essere stati fatti per caso o per errore, sono stati inseriti volutamente dal pittore». Resta il fatto che nessuno dei tantissimi specialisti di Leonardo si era mai accorto della presenza di simboli nello sguardo della pur enigmatica "Gioconda", così come negli altri quadri di Leonardo. «Dopo la scoperta abbiamo sottoposto ad esame anche la "Dama con l'ermellino" – sottolinea Vinceti – e nei suoi occhi non abbiamo trovato nulla».</p>Chiara Salina, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.
Oggi, 27 novembre 2010, mia figlia Chiara, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata…tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-11-27:3900264:BlogPost:107672010-11-27T18:52:47.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<h3 class="title"><span class="xg_avatar"><a class="fn url" href="http://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina" title="Gino Salina"><img alt="Gino Salina" class="photo" height="48" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2207654967?profile=RESIZE_180x180" width="48"></img></a></span> <a href="http://ingegniculturamodica.ning.com/profiles/blogs/chiara-salina-socia-di-ingegni"><font color="#2E5F87">Chiara Salina, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.</font></a></h3>
<div class="postbody"><p>Oggi, 27 novembre 2010, mia figlia Chiara, socia di Ingegni Cultura…</p>
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<h3 class="title"><span class="xg_avatar"><a class="fn url" title="Gino Salina" href="http://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina"><img class="photo" height="48" alt="Gino Salina" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2207654967?profile=RESIZE_180x180" width="48"/></a></span> <a href="http://ingegniculturamodica.ning.com/profiles/blogs/chiara-salina-socia-di-ingegni"><font color="#2E5F87">Chiara Salina, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.</font></a></h3>
<div class="postbody"><p>Oggi, 27 novembre 2010, mia figlia Chiara, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.</p>
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</div>Chiara Salina, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-11-27:3900264:BlogPost:107632010-11-27T18:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<p>Oggi, 27 novembre 2010, mia figlia Chiara, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.</p>
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<p>Oggi, 27 novembre 2010, mia figlia Chiara, socia di Ingegni Cultura Modica, si è laureata in Scienze per la Comunicazione Internazionale.</p>
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<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061602115?profile=original"/></p>La storia del barattolotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-10-28:3900264:BlogPost:102392010-10-28T14:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
La storia del Barattolo (Leggetela è molto bella)<br></br>Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d’accordo e dicono di si. Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il…
La storia del Barattolo (Leggetela è molto bella)<br/>Un professore, davanti alla sua classe di filosofia, senza dire parola, prende un barattolo grande e vuoto di maionese e procede a riempirlo con delle palle da golf. Dopo chiede agli studenti se il barattolo è pieno. Gli studenti sono d’accordo e dicono di si. Allora il professore prende una scatola piena di palline di vetro e la versa dentro il barattolo di maionese. Le palline di vetro riempiono gli spazi vuoti tra le palle da golf. Il professore chiede di nuovo agli studenti se il barattolo è pieno e loro rispondono di nuovo di si.<br/><br/>Il professore prende una scatola di sabbia e la versa dentro il barattolo. Ovviamente la sabbia riempie tutti gli spazi vuoti e il professore chiede ancora se il barattolo è pieno. Anche questa volta gli studenti rispondono con un si unanime. Il professore velocemente aggiunge due tazze di caffé al contenuto del barattolo ed effettivamente riempie tutti gli spazi vuoti tra la sabbia. Allora gli studenti si mettono a ridere. Quando la risata finisce il professore dice: “Voglio che vi rendiate conto che questo barattolo rappresenta la vita…Le palle da golf sono le cose importanti come la famiglia, i figli, la salute, gli amici, l’amore, le cose che ci appassionano. Sono cose che, anche se perdessimo tutto e ci restassero solo quelle, le nostre vite sarebbero ancora piene. Le palline di vetro sono le altre cose che ci importano, come il lavoro, la casa, la macchina, ecc. La sabbia è tutto il resto: le piccole cose. Se prima di tutto mettessimo nel barattolo la sabbia, non ci sarebbe posto per le palline di vetro né per le palle da golf. La stessa cosa succede con la vita. Se utilizziamo tutto il nostro tempo ed energia nelle cose piccole, non avremo mai spazio per le cose realmente importanti. Fai attenzione alle cose che sono cruciali per la tua felicità: gioca con i tuoi figli, prenditi il tempo per andare dal medico, vai con il tuo partner a cena, pratica il tuo sport o hobby preferito. Ci sarà sempre tempo per pulire casa, per tagliare le erbacce, per riparare le piccole cose… Occupati prima delle palline da golf, delle cose che realmente ti importano. Stabilisci le tue priorità: il resto è solo sabbia”. Uno degli studenti alza la mano e chiede cosa rappresenti il caffè. Il professore sorride e dice: “Sono contento che tu mi faccia questa domanda. E’ solo per dimostrarvi che non importa quanto occupata possa sembrare la vostra vita, c’è sempre posto per un paio di tazze di caffé con un amico!”.Dischi luminosi nella notte di ferragostotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-08-20:3900264:BlogPost:85762010-08-20T07:53:46.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Durano il tempo di pochi attimi, Ufo? Boh! Ma c'è il Video che documenta<br />
Strani avvistamenti nel cielo di Bruca<br />
dischi luminosi nella notte di ferragosto<br />
di Felicia Rinzo<br />
Giovedì 19 Agosto 2010 - 11:20<br />
Modica – Un disco luminoso quasi a lambire l'acqua del mare. Una visione, il passaggio di un Ufo o il semplice fenomeno ottico di una luce riflessa? A porsi la domanda le persone che nella notte del 14 agosto scorso hanno atteso, sulla costa sciclitana, lo scoccare della mezzanotte per accogliere…
Durano il tempo di pochi attimi, Ufo? Boh! Ma c'è il Video che documenta<br />
Strani avvistamenti nel cielo di Bruca<br />
dischi luminosi nella notte di ferragosto<br />
di Felicia Rinzo<br />
Giovedì 19 Agosto 2010 - 11:20<br />
Modica – Un disco luminoso quasi a lambire l'acqua del mare. Una visione, il passaggio di un Ufo o il semplice fenomeno ottico di una luce riflessa? A porsi la domanda le persone che nella notte del 14 agosto scorso hanno atteso, sulla costa sciclitana, lo scoccare della mezzanotte per accogliere il canonico Ferragosto, festa clou di ogni estate che si rispetti. E il fatto lo raccontano in un misto di curiosità e di disincanto; quel disincanto necessario acchè non si gridi al sensazionalismo. Ore 23,30 circa: ecco che da Punta Bruca, uno sperone di promontorio che separa Bruca da Cava D'Aliga, spunta un bagliore, un bagliore che ha una sua forma rotonda (vedi video in fondo).<br />
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Dal cielo s'abbassa verso il mare disegnando una scia di luce che alcune persone seguono con lo sguardo sempre più attento e stupefatto. Un Ufo? Boh! Quel disco di fuoco è vero, quel movimento rapido, di incredibile velocità, è altrettanto vero. Strabilianti le manovre di questo oggetto (o di questa palla di fuoco) che non possono essere scambiate con fenomeni ottici qualsiasi, anche se sofisticati; sono manovre ai limiti delle leggi fisiche. Eppure stanno accadendo lì a poche centinaia di metri dalla spiaggia. Durano il tempo di pochi attimi. Poi tutto scompare, tutto finisce. Rimane solo il racconto di quei pochi attimi aldilà dei quali non si riesce ad andare. E' accaduto, tutto questo, la notte di vigilia del Ferragosto nella spiaggia di Bruca. Lo racconta la gente del posto, scesa in spiaggia a far baldoria fra grigliate di carne e buona musica, lo raccontano i turisti. Una sorpresa. Ma pur vera. Ed a sentire dell'episodio, altri giovani raccontano di un altro analogo episodio in contrada Gurgazzi, alle porte del centro abitato di Scicli, in piena notte intorno all'8 agosto scorso.<br />
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Stesso fenomeno, stessa scia di luce, stessi movimenti, stesse fulminee manovre. Non può essere una coincidenza. E' chiaro che qualcosa sta accadendo e se si pensa che in altre zone della Sicilia si stanno registrando, in questo periodo, diversi avvistamenti di Ufo, sembra evidente che sul Canale di Sicilia qualcosa “gira” pure, qualche oggetto strano piroetta nel cielo. E' la presenza di Ufo, ovvero di oggetti volanti non identificati o di “bufale” ben costruite? La seconda ipotesi potrebbe essere vera solo se analoghi episodi non si fossero registrati in altre parti dell'Isola come, invece, fonti ufficiali confermano il manifestarsi di fenomeni strani legati alla presenza in cielo di oggetti luminosi, innocui ma comunque detentori di una forte curiosità. L'Italia, così come le altre parti del Globo, non è nuova al fenomeno: dal 1947 a oggi dal Centro italiano Ufologia sono stati censiti 21.000 avvistamenti ufficiali. Il primo caso documentato di Ufo, in Italia, si è registrato nelle campagne di Varese l'11 aprile del 1933.<br />
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Da allora man mano sono aumentati tant'è che nel dopoguerra sono lievitati di parecchio tali fenomeni al punto da toccare la punta massima nel 1978 (tutti gli avvistamenti, in quell'anno, sono in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania) e nel 2005. Che stia accadendo tutto ciò anche nella parte del Sud Est dell'isola? Interrogativi legittimi se non si vuole cadere nell'ipotesi – per dirla come Carl Gustav Jung – di pensare agli Ufo come a visioni fantastiche di un inconscio troppo duramente represso o agli Ufo come fenomeno fisico da non sottovalutare.<br />
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Che non siano, però ahinoi, (e di questo si deve tener conto) quelle mongolfiere illuminate, già divenute una moda, che leggiadre sorvolano i siti scelti per ricevimenti nuziali quasi a rendere più suggestivi i momenti dell'atteso sì fra innamorati. Sarebbe il colmo. Sarebbe proprio il caso di dire che si sarebbero prese lucciole per lanterne. Ma intanto, sulla riviera sciclitana, non si parla d'altro. Ufo o non Ufo, qualcosa è stato visto. E la sera, oramai, sono in molti ad alzare lo sguardo verso il cielo. Chissà se spunta dal buio una luce (che sia rotonda o a scia) e nel buio scompaia. Chissà.Segnali di fumo alla fornace di Sampieritag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-08-20:3900264:BlogPost:85732010-08-20T07:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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-<br></br><br></br>Cultura >> Sampieri<br></br>Segnali di fumo dalla fornace<br></br>L'azione di un balordo ripropone l'emergenza sicurezza per l'ex stabilimento<br></br><br></br><br></br><br></br>Scicli - Montalbano ha fatto il miracolo?<br></br><br></br>Avranno pensato questo i tanti bagnanti che, durante la giornata di Ferragosto, hanno visto levarsi un pennacchio di fumo dalla fornace in disuso più famosa dello star system televisivo italiano, la fornace Penna.<br></br><br></br>Che lo…
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233239142?profile=original"/></p>
-<br/><br/>Cultura >> Sampieri<br/>Segnali di fumo dalla fornace<br/>L'azione di un balordo ripropone l'emergenza sicurezza per l'ex stabilimento<br/><br/><br/><br/>Scicli - Montalbano ha fatto il miracolo?<br/><br/>Avranno pensato questo i tanti bagnanti che, durante la giornata di Ferragosto, hanno visto levarsi un pennacchio di fumo dalla fornace in disuso più famosa dello star system televisivo italiano, la fornace Penna.<br/><br/>Che lo «stabilimento bruciato», così come in gergo viene chiamato, sia tornato a funzionare?<br/><br/>E' l'interrogativo che si sono posti in tanto.<br/><br/>Peccato, però, che si sia trattata della bravata di uno dei tanti sfaccendati che hanno contribuito a rendere il Ferragosto meno piacevole.<br/><br/>Uno di quelli che ci provano gusto a prendere un copertone d'auto, a dargli fuoco, dando l'impressione che all'interno della ciminiera bruciasse davvero qualcosa.<br/><br/>Lo scatto del fotografo Michele Castobello ha immortalato la scena, rendendola assolutamente significativa, nella sua crudezza e, al contempo, nella sua vacuità.<br/><br/>Un episodio che ripropone, qualora ce ne fosse di bisogno, la necessità di attivazione di specifici percorsi di sicurezza per questo manufatto del cui recupero si parla da tempo e per salvaguardare il quale non è stato ancora fatto nulla di concreto.<br/><br/>Che cosa bisognerà aspettare ancora? Che la fornace cada a terra, un pezzo dopo l'altro?<br/><br/>Intanto ci pensano i vandali a ricordarci che è ancora viva.Reperti scientifici dell'Ist.Tecn. "Archimede" di Modica saranno allocati nell'ex convento di S.Annatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-08-11:3900264:BlogPost:85242010-08-11T08:46:53.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Un museo a Modica con i reperti scientifici dell’Istituto Tecnico Archimedescritto il 10 ago 2010 nella categoria: Attualità<br />
Pubblicata alle ore 21:00:26 - Fonte: Redazione - 18 letture - nessun commento.<br />
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Lo splendido convento di S. Anna ospiterà entro l’anno un museo con reperti scientifici dell’Istituto Tecnico Archimede di Modica.<br />
“L’Archimede – spiega l’assessore Giampiccolo – è in possesso di immense raccolte di rocce, di minerali e di fossili, nonché di strumenti, macchine ed…
Un museo a Modica con i reperti scientifici dell’Istituto Tecnico Archimedescritto il 10 ago 2010 nella categoria: Attualità<br />
Pubblicata alle ore 21:00:26 - Fonte: Redazione - 18 letture - nessun commento.<br />
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Lo splendido convento di S. Anna ospiterà entro l’anno un museo con reperti scientifici dell’Istituto Tecnico Archimede di Modica.<br />
“L’Archimede – spiega l’assessore Giampiccolo – è in possesso di immense raccolte di rocce, di minerali e di fossili, nonché di strumenti, macchine ed apparecchi forniti dai migliori opifici meccanici d’Europa già a metà del 1800. A seguito ad un incontro con i dirigenti scolastici dell’I.T. Archimede, durante il quale quest’ultimi hanno manifestato l’intenzione di realizzare un museo scientifico utilizzando i reperti presenti nei depositi della scuola sita in C.da Sorda, per evitare che venissero sottratte aule destinate agli studenti, ho chiesto al comune di Modica di proporre un immobile capace di accogliere una così importante e preziosa raccolta. Dopo un sopralluogo all’interno del restaurato convento di S. Anna con l’assessore Elio Scifo, la dirigenza scolastica e il presidente dell’Ente Autonomo ‘Liceo Convitto’ di Modica, proprietaria della struttura, si è arrivati alla conclusione che i reperti, in possesso dell’ITC Archimede, andranno allocati in alcune sale attrezzate per il compito, dell’imponente mole del convento. Il S. Anna ospita già – conclude Giuseppe Giampiccolo – la Sezione di Modica dell’Archivio di Stato di Ragusa e la sua posizione centrale sarà ideale per la fruizione da parte dei cittadini e visitatori. La gestione del museo sarà affidata all’Ente Autonomo Liceo Convitto, grazie ad una convenzione tra questo l’I.T. Archimede.Il relitto di una nave nel mare di Sciclitag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-08-10:3900264:BlogPost:85212010-08-10T15:16:41.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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Scoperta archeologica<br></br>
Il relitto di una nave nel mare di Scicli<br></br>
Interverrà la Sovrintendenza del mare<br></br>
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Scicli - È lunga 20 metri e larga 5.<br></br>
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Scoperta archeologica nel mare di Scicli: un relitto di una nave a due alberi è stato ritrovato, da un privato cittadino, sul fondale del lido Spinasanta ad una profondità di appena 2 metri.<br></br>
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La nave si trova adagiata sul fondale sabbioso con…
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Scoperta archeologica<br/>
Il relitto di una nave nel mare di Scicli<br/>
Interverrà la Sovrintendenza del mare<br/>
immagini_articoli/1281431176_relitto_nave.jpg<br/>
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Scicli - È lunga 20 metri e larga 5.<br/>
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Scoperta archeologica nel mare di Scicli: un relitto di una nave a due alberi è stato ritrovato, da un privato cittadino, sul fondale del lido Spinasanta ad una profondità di appena 2 metri.<br/>
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La nave si trova adagiata sul fondale sabbioso con la prora rivolta verso terra.<br/>
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La Capitaneria di Porto di Pozzallo, in attesa di avviare il recupero e l’identificazione del reperto, ha emanato un’ordinanza di interdizione dello specchio d’acqua circostante il relitto, per un raggio di 20 metri.<br/>
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Della scoperta è stata informata la Sovraintendenza del mare di Palermo, che dovrà avviare tutte le procedure di tutela e di recupero del relitto storico.Dal '900 ad oggi, ferrovia sempre a passo di lumaca.tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-08-02:3900264:BlogPost:84172010-08-02T14:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Cultura<br></br>
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Ragusa: quando imprenditori privati erano disposti a investire capitali per potenziare la ferrovia<br></br>
Dal ‘900 a oggi, ferrovia sempre a passo di lumaca<br></br>
Quel giorno del ‘33, quando sua maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele III salì sulla «littorina» di Ciccio Pecora e i passeggeri scendevano nei tratti in salita per accelerare il treno<br></br>
Nunzio Lauretta<br></br>
CorrierediRagusa.it<br></br>
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A parte le implicazioni di carattere generale per tutta la storia nazionale,…
Cultura<br/>
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Ragusa: quando imprenditori privati erano disposti a investire capitali per potenziare la ferrovia<br/>
Dal ‘900 a oggi, ferrovia sempre a passo di lumaca<br/>
Quel giorno del ‘33, quando sua maestà il Re d’Italia Vittorio Emanuele III salì sulla «littorina» di Ciccio Pecora e i passeggeri scendevano nei tratti in salita per accelerare il treno<br/>
Nunzio Lauretta<br/>
CorrierediRagusa.it<br/>
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A parte le implicazioni di carattere generale per tutta la storia nazionale, la questione ferroviaria ebbe grande importanza anche per l´Italia meridionale. Un tema di così grande rilievo per la storia italiana, per gli aspetti politici ed economici, non è stato, però, considerato nella centralità che esso meriterebbe di occupare. Non è pensabile che tale questione si possa trattare in maniera isolata dal momento che, anzi, richiama, tutta una serie di nessi che sono di natura politica, economica e sociale. Basti pensare che la questione ferroviaria provocò - o ne fu almeno il pretesto - la caduta della Destra e dell´avvento della Sinistra.<br/>
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L´ambito sicuramente più trascurato dalla storiografia è quello relativo all´aspetto economico, soprattutto in rapporto al grosso tema della formazione del mercato nazionale o delle relazioni col commercio e la politica internazionale; o anche al tema delle tariffe doganali, per esempio, e del protezionismo e del liberismo. Appare chiaro, credo, che una grande varietà di problemi si collega all´impostazione della politica ferroviaria, alla costruzione e alla gestione delle linee. Passiamo più specificamente al tema per quanto riguarda la Sicilia, precisando che sarà possibile solo accennare alla vasta problematica del rapporto fra ferrovia e decollo economico, fra ferrovia e turismo, fra ferrovia e blocchi di potere.<br/>
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Lo sviluppo delle Ferrovie Secondarie della Sicilia, limitato, fino al 1905, alle due sole linee Palermo-Corleone-S. Carlo (Km 106) e Circumetnea (Km 114), per effetto delle leggi del 1902 e del 1905 conobbe una forte accelerazione soprattutto per la realizzazione di nuove linee a scartamento ridotto. Continuava a trattarsi, però, di linee assunte direttamente in costruzione ed esercizio dallo Stato e non bastavano a soddisfare i bisogni di nuove comunicazioni capaci di collegare fra loro, con le principali arterie del commerico e dei traffici, con i porti marittimi, tanti centri ancora isolati.<br/>
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Le obiettive difficoltà di costruzione della maggior parte delle linee ferroviarie in Sicilia e la insufficiente misura delle sovvenzioni governative mortificavano l´iniziativa dei tanti ´Comitati locali’ e ‘Consorzi´ che si erano costituiti nelle diverse province dell´Isola. L´iniziativa privata riuscì a recitare il ruolo che le competeva solo dopo la promulgazione della legge 848 del 21 luglio 1911 con la quale il Governo «elevando - con disposizione generale - il massimo della sovvenzione governativa per la concessione di nuove ferrovie all´industria privata, stabiliva altresì speciali facilitazioni per la concessione di un complesso di 800 chilometri di nuove ferrovie dell´isola di Sicilia».<br/>
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La nuova e rivoluzionaria normativa prevedeva, ancora, che «il sussidio massimo [potesse] essere attribuito alle suddette linee ancorché queste non [possedessero] i requisiti e carattere prescritti per fruirne ed anche ammettendo il compenso delle sovvenzioni fra ferrovie di diversa difficoltà costruttiva e di diverso reddito, in modo da mantenere la media chilometrica del sussidio entro il limite massimo consentito dalla legge».<br/>
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La provincia di Siracusa (corrispondente alle attuali province di Siracusa e Ragusa) solo parzialmente, con la realizzazione della linea Siracusa-Licata, aveva risolto il problema del trasporto e dei collegamenti, con conseguente mortificazione anche di alcuni comuni (Chiaramonte, Giarratana, Monterosso) che fin dal 1869 avevano aderito alla costituzione di un apposito Consorzio.<br/>
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Ora, alla luce della nuova legge, si trattava di completare i collegamenti con l´inclusione, finalmente, dei paesi dell´interno, risalendo la valle dell´Anapo fino a raggiungere gli altipiani intorno al monte Lauro - 986 m s.l.m. - per dirigersi verso il grosso centro di Vizzini e congiungerlo con l’esistente stazione sulla linea di Caltagirone in modo da realizzare un altro punto di scambio con le ferrovie già in funzione o previste, oltre quello di Siracusa.<br/>
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Fin dal 1889 la provincia di Siracusa aveva stanziato £ 15.000 per far fronte alle spese di progettazione e già nel novembre del 1893, su precisa volontà politica del Consiglio comunale di Siracusa, si diede vita ad un Comitato per la fattibilità del progetto. A presiederlo era il sindaco di Siracusa, Alessandro Statella, la cui strategia consistette nell´immediato coinvolgimento di tutti i comuni interessati alla modernizzazione dei trasporti a mezzo rotaia. Parecchi anni furono dedicati all´individuazione del miglior tracciato possibile; tecnicamente fu deciso di servirsi dello scartamento ridotto di m 0,95. Finito lo studio di fattibilità, si passò alla richiesta di approvazione dello Statuto del ´Consorzio´, cosa che avvenne con il R.D. n° 307 del 30 gennaio 1907.<br/>
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In seguito, il 21 giugno 1911, un gruppo di imprenditori e notabili costituirono la SAFS (Società Anonima per le Ferrovie Secondarie della Sicilia), con sede a Roma. Tra i promotori, Gaetano Combes de Lestrade, Enrico Waligorski, l´avv. Gino Luzzato, l´ing. Silvio Norza, l´avv. Raffaele De Martis, il dott. Carlo Grillo e il sen. Federico Cocuzza. La SAFS, che poteva contare su un capitale proprio di £. 2.600.000, ottenne con R.D. 697 del 15 febbraio 1912 la concessione per 90 anni della linea Siracusa-Ragusa-Vizzini. I lavori, divisi in sei lotti, furono subito appaltati e già il 19 luglio 1915 fu attivato il primo tronco, Siracusa-Solarino, mentre il tratto Solarino-Sortino-Fusco fu inaugurato il 5 febbraio 1916; nel 1918 fu raggiunta Giarratana, nel 1922 Ragusa e nel 1923, con l´inaugurazione della diramazione per Vizzini, si ebbe il completamento della linea. Per la trazione, la SAFS acquistò dalla Breda dieci locomotive a vapore da 250 CV, che, in pianura, riuscivano a raggiungere quasi i 40 Km/h.<br/>
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Quel giorno del 1933, quando S.M. il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, salì su una di tali locomotive, esattamente sulla "Sasf 06", meglio conosciuta come "Giarratana", saranno tremate sicuramente le vene ai polsi al fuochista della locomotiva. Sfamare di carbone la bocca della vaporiera del cosiddetto "Treno di Ciccio Pecora" non era roba da poco. Era normale che i passeggeri "normali", soprattutto i più giovani, scendevano dal treno per agevolarlo nelle salite, salvo andare – a seconda della stagione - a funghi o a raccogliere fichi, per poi riacciuffare il vagone quando la china si era fatta meno impervia. Tanto, il Treno, che doveva il suo nomignolo alla somiglianza con i giocattoli esposti in vetrina, a Ragusa, da Francesco Battaglia Ciulla, passato agli onori della cronaca come "Ciccio Pecora", non superava i trenta all´ora.<br/>
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Questa era la linea secondaria a scartamento ridotto che collegava Ragusa, Vizzini e Siracusa, in un insolito tracciato a Y che permetteva di solcare la necropoli di Pantalica e di collegare i centri montani iblei con il resto della rete delle Ferrovie dello Stato. Altra chicca è nella rete di "neviere" che la circondavano, gli antichi frigoriferi in cui i chiaramontani depositavano la neve, vendendola e spedendola, attraverso la ferrovia, ai nobili degli altri contadi. La neve veniva caricata sui vagoni e spedita ai notabili le cui ville erano lambite dalla ferrovia e da queste strane casupole, i depositi di neve, appunto, da cui trarre la materia prima, il ghiaccio, per antiche e saporite granite.<br/>
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La ferrovia della SAFS ebbe il merito di far uscire dall´isolamento paesi e zone fino ad allora raggiungibili solo a dorso di mulo, «rese accessibili a turisti e studiosi le Necropoli di Pantalica e fece conoscere e diffondere nel mondo i prodotti asfaltici delle miniere del ragusano; offrì prezioso contributo nell´ultima grande guerra, per lo sfollamento dei civili e come linea di arroccamento per i militari». Non riuscì, comunque, mai ad imprimere una vera e propria accelerazione al processo di modernizzazione della zona montana interna dell´area sud-orientale della Sicilia. Quasi sicuramente per tale motivo la ferrovia secondaria ebbe vita breve: già nel 1949 fu sospeso l´esercizio per buona parte della linea e fu mantenuto in esercizio solo il tratto Siracusa-Palazzolo Acreide-Buscemi.<br/>
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Nel 1956 si verificò, invece, la chiusura completa dell´intera linea. Oltre agli errori gestionali, un´altra causa del fallimento dell´iniziativa va cercata sicuramente nella scelta del tracciato e che rappresentò, peraltro, motivo di lotta tra i due più grossi notabili e parlamentari del tempo: il senatore Federico Cocuzza di Monterosso e l´onorevole Evangelista Rizza di Chiaramonte, a loro volta rappresentativi di due realtà socio-economiche differenti e contrapposte. L´uno, proprietario dell´ex feudo del marchese Specchi di Fusco aveva interesse a che la linea servisse l´area montana e la sua economia agro-pastorale; l´altro, invece, proprietario di una azienda modello per tecniche agronomiche ed innovazioni colturali nell´area a valle di Chiaramonte (feudo di Fegotto, Sciri, Giurfo, Dicchiara ecc.), insisteva per una linea che raggiungesse Vizzini e si raccordasse con le linee statali lungo un tracciato in pianura, al fine di velocizzare gli scambi e far decollare l´economia della pianura fondata sugli agrumi, la coltivazione del tabacco ecc.<br/>
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Il Rizza si adoperò per la realizzazione di un progetto che avrebbe consentito di collegare la pianura ricca e produttiva del versante occidentale dell´attuale provincia di Ragusa con il referente commerciale più naturale del catanese. Si tratta di un progetto all´avanguardia per l´idea e per le soluzioni tecniche previste. La morte del Rizza ne impedì la realizzazione. Ma questa è già un´altra storia.Cecchi Paone racconta: la mia Modicatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-27:3900264:BlogPost:83322010-07-27T15:04:37.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Modica<br />
Cecchi Paone racconta: La mia Modica<br />
Un viaggio tra realtà e sogno nel cuore del centro storico<br />
immagini_articoli/1280159348_1272703326_cecchi_paone_modica_buscema.jpg<br />
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Modica - “Alessandro Cecchi Paone racconta la sua Modica” questo è il titolo di un incontro itinerante che il noto giornalista e commentatore italiano realizzerà a Modica giovedì 29 luglio p.v. alle 20.30 con punto di riunione l’atrio comunale di Palazzo San Domenico.<br />
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Da lì partirà una passeggiata per il centro storico…
Modica<br />
Cecchi Paone racconta: La mia Modica<br />
Un viaggio tra realtà e sogno nel cuore del centro storico<br />
immagini_articoli/1280159348_1272703326_cecchi_paone_modica_buscema.jpg<br />
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Modica - “Alessandro Cecchi Paone racconta la sua Modica” questo è il titolo di un incontro itinerante che il noto giornalista e commentatore italiano realizzerà a Modica giovedì 29 luglio p.v. alle 20.30 con punto di riunione l’atrio comunale di Palazzo San Domenico.<br />
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Da lì partirà una passeggiata per il centro storico della Città con Alessandro Cecchi Paone a illustrare l’immagine di una Città: riflessioni tra realtà, storia, tradizione e il sogno di un progetto futuro.Dalla e De Gregori a Ragusa il 1° agostotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-19:3900264:BlogPost:80312010-07-19T14:04:41.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Ragusa: musica d’alta qualità il primo agosto allo stadio «Campo»<br></br>
Grande evento a Ragusa con Dalla e De Gregori<br></br>
Viene considerato lo spettacolo dell’anno. I due artisti proporranno pezzi storici e inediti<br></br>
Redazione<br></br>
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Per la serie «grandi eventi», Dalla e De Gregari a Ragusa. I due artisti di nuovo insieme con il «Duemiladieci Work in Progress Tour». Una straordinaria reunion per i due «principi» del cantautorato nazionale, a distanza di trentuno anni dal loro…
Ragusa: musica d’alta qualità il primo agosto allo stadio «Campo»<br/>
Grande evento a Ragusa con Dalla e De Gregori<br/>
Viene considerato lo spettacolo dell’anno. I due artisti proporranno pezzi storici e inediti<br/>
Redazione<br/>
Foto<br/>
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Per la serie «grandi eventi», Dalla e De Gregari a Ragusa. I due artisti di nuovo insieme con il «Duemiladieci Work in Progress Tour». Una straordinaria reunion per i due «principi» del cantautorato nazionale, a distanza di trentuno anni dal loro mitico «Banana Republic», l’album registrato dal vivo che testimonia la fortunata omonima tournèe che i due artisti portarono in giro per gli stadi italiani nell’estate del 1979, e dal cui sodalizio artistico nacquero celebri canzoni quali «Ma come fanno i marinai» e «Cosa sarà».<br/>
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Dopo il successo al Vox Club di Nonantola (Modena) del 22 gennaio 2010 e del 22 marzo nel programma di Raidue «Due», che li ha visti protagonisti in diretta di un concerto dal vivo esclusivo, il ritorno storico dei due grandi della musica d’autore italiana che si sta rivelando un vero e proprio «evento musicale dell’anno», proseguirà la sua fase estiva nelle più belle città italiane e nei più importanti festival europei. Tra le città anche Ragusa è stata inserita nel tour 2010. Sarà il palco dello stadio Comunale di C.da Selvaggio,il prossimo 1 Agosto ad ospitare due ore e trenta di GRANDE MUSICA fra pezzi inediti e nuovi arrangiamenti in una perfetta fusione tra soci,orchestra e scenografia.<br/>
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I due artisti dialogheranno come in quel «Banana Republic» del 1979 che fece la storia, ma senza alcuna nostalgia per un’era ormai passata. Le grandi canzoni che hanno segnato la storia della musica italiana come «Tutta la vita», «Anna e Marco», «Titanic», «La leva calcistica della classe ‘68», «Canzone», «Henna», la splendida «Santa Lucia», o le indimenticabili «Piazza Grande» e «Viva l’Italia», faranno riscoprire straordinarie emozioni sul palco cagliaritano. Non mancheranno ovviamente le sorprese a colpi di note e poesia, come «Rimmel», «La donna cannone», «Caruso» o «Buonanotte fiorellino», compresa qualche new entry in scaletta. Un’occasione unica per rivivere quelle splendide canzoni che ormai appartengono al cuore delle vecchie e delle nuove generazioni, interpretate da due dei più grandi artisti della musica colta d’autore.La cantante Dulce Pontes (erede di Amalia Rodrigues) al Castello di Donnafugata, martedì 20 luglio 2010tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-19:3900264:BlogPost:80332010-07-19T14:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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Dulce Pontes inaugura Note di Notte Festival al Castello di Donnafugata, a Ragusa, con l’unico concerto per il Centro e il Sud Italia<br></br>
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Posted by admin on lug 17th, 2010 and filed under Cultura. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry<br></br>
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Inaugurazione stellare martedì 20 luglio alle 21,30 al Castello di Donnafugata, a Ragusa, per la nona edizione del Festival Note di Notte che ospiterà, in…
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Dulce Pontes inaugura Note di Notte Festival al Castello di Donnafugata, a Ragusa, con l’unico concerto per il Centro e il Sud Italia<br/>
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Posted by admin on lug 17th, 2010 and filed under Cultura. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry<br/>
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Inaugurazione stellare martedì 20 luglio alle 21,30 al Castello di Donnafugata, a Ragusa, per la nona edizione del Festival Note di Notte che ospiterà, in eslcusiva per il Centro e il Sud Italia, la cantante portoghese Dulce Pontes.<br/>
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Considerata l’erede di Amalia Rodrigues per aver dato nuova linfa al fado, Dulce Pontes è artista che non conosce confini e non può essere chiusa nei limiti di un solo genere musicale. Perfezionista sia come musicista che come cantante, è sempre alla ricerca di nuove tonalità e di nuovi strumenti. La sua è una sperimentazione continua: con la voce, con nuove lingue, con le tradizioni popolari di paesi sempre diversi.<br/>
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Questo approccio all’arte si riflette nella scelta dei musicisti che la accompagnano nei concerti ed è solita cercare in giro per il mondo.<br/>
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Oltre che in portoghese, canta anche in spagnolo, galiziano, mirandese, italiano, inglese e greco e la sua voce si adatta perfettamente tanto ai nuovi brani quanto alle rivisitazioni dei classici tradizionali, passando da un pezzo rock al fado, attraverso una canzone tradizionale dell’Angola. Senza che il suo stile perda i tratti originali.<br/>
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Nata nel 1969 a Montijo, nei dintorni di Lisbona, Dulce Pontes studia pianoforte e canto fin da bambina. Nel 1991 vince il Portuguese National Song Festival e rappresenta il Portogallo all’Eurofestival aggiudicandosi il premio come migliore cantante. Nel 1992 esce l’album d’esordio “Lusitana”. L’anno successivo pubblica l’album “Lágrimas” – tra i dischi più venduti di tutti i tempi in Portogallo – e diventa cittadina del mondo portando il linguaggio universale del suo canto in Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Italia, Stati Uniti, Giappone, Brasile.<br/>
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Pubblica gli album “A Brisa do Coração” e “Cominhos”, doppio disco live, e si cimenta in duetti con cantanti come Andrea Bocelli e i brasiliani Simone e Caetano Veloso.<br/>
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“O Primeiro Canto”, nel 2000, segna il ritorno agli studi di registrazione dopo un intervallo di tre anni in cui ha stretto nuove collaborazioni e approfondito la sua ricerca musicale.<br/>
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Nel 2003 è a Roma per dare voce ad alcune tra le melodie più famose di Ennio Morricone e a cinque nuove composizioni scritte dal Maestro appositamente per lei. Nasce così l’album “Focus” che porta la doppia firma Morricone-Pontes.La faccia di Salvo Montalbanotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-14:3900264:BlogPost:78022010-07-14T15:38:36.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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Parla Camilleri<br></br>
La faccia di Salvo Montalbano<br></br>
Il papà racconta il figlio<br></br>
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Ogni tanto qualche lettore mi domanda: ma com'è fatto il vero Montalbano? La domanda non sottintende che ci sia in circolazione un Montalbano falso: quel "vero" vuole riferirsi al personaggio dei miei romanzi, diversificandolo da quello, ormai famoso in quasi tutto il mondo, egregiamente codificato in tv da Luca Zingaretti. Io lo so com'è fatto il…
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Parla Camilleri<br/>
La faccia di Salvo Montalbano<br/>
Il papà racconta il figlio<br/>
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Ogni tanto qualche lettore mi domanda: ma com'è fatto il vero Montalbano? La domanda non sottintende che ci sia in circolazione un Montalbano falso: quel "vero" vuole riferirsi al personaggio dei miei romanzi, diversificandolo da quello, ormai famoso in quasi tutto il mondo, egregiamente codificato in tv da Luca Zingaretti. Io lo so com'è fatto il mio Montalbano, non perché ne abbia disegnato i tratti scrivendolo, ma perché mi è capitato d'incontrarlo in carne e ossa. Naturalmente non si chiamava Montalbano e non faceva il poliziotto. Un giorno della primavera del 1998, mi pare, mi scrisse dall'Università di Cagliari il professor Giuseppe Marci invitandomi a un incontro con gli studenti che avevano seguito un corso dedicato al mio Birraio di Preston. Gli risposi accettando. Dopo qualche giorno mi telefonò per stabilire la data dell'incontro. Concludemmo i dettagli e lui mi disse che sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto. "Come faremo a riconoscerci?", gli domandai. E il professore mi rispose che avrebbe tenuto in mano una copia del "Birraio".<br/>
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Fu così che incontrai Salvo Montalbano all'aeroporto di Cagliari con un mio romanzo sottobraccio. Era veramente impressionante la sua somiglianza col mio personaggio. Dirò di più: la vista del professore unificò in me l'immagine del commissario che fino a quel momento era ancora come un puzzle mancante di alcuni pezzi di sfondo.<br/>
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Qualche tempo dopo, Carlo Degli Esposti, il produttore, cominciò a pensare alla serie televisiva e mi domandò delucidazioni sull'aspetto fisico di Montalbano. E io me la cavai pregando il professor Marci di mandargli alcune sue fotografie. Ma non si trovò un attore che gli somigliasse e allora decisero di prescindere. Infatti il bravissimo Luca Zingaretti non ha nulla a che fare col Montalbano dei miei romanzi, basta pensare che il mio commissario ha capelli e baffi.<br/>
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Assai divertente è vedere come immaginano Montalbano all'estero. Alcune traduzioni recano, in copertina, un disegno che raffigura il commissario. Negli Stati Uniti compare con un volto, duro e deciso, che appartiene più agli investigatori privati americani dell'hard-boiled che a un commissario della Polizia di Stato, per di più siciliano e gran mangiatore. In Giappone il disegno di copertina raffigura un signore con cappello e valigetta in mano, barbetta alla Cavour e occhiali! Sembra un alto funzionario del fisco. Ma come può venire in mente di mettere gli occhiali a Montalbano che li odia e addirittura rimprovera Augello perché li porta!<br/>
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Una volta, quando già era apparsa in tv la prima serie di Montalbano, venne indetto un concorso tra cartonisti per "tradurre" in fumetti alcune novelle con protagonista il commissario. Quando alla fine mi mandarono i tre finalisti, ebbi sì la soddisfazione di vedere che nessuno di loro si era lasciato suggestionare da Zingaretti, ma nello stesso tempo rimasi alquanto deluso perché non erano riusciti a centrare l'immagine. Tra questi disegnatori ce n'è uno, di Genova, che ha ormai "fumettato" una gran quantità di racconti per divertimento personale: ebbene, anche lui si è lasciato sopraffare dai tratti somatici di Zingaretti.<br/>
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Meglio è andata con i tre giochi interattivi editi da Sellerio e dovuti a un gruppo di disegnatori palermitani. Essi si sono ispirati alla figura del commissario Ciccio Ingravallo di Gadda, cinematograficamente interpretato da Pietro Germi. E qui devo confessare che, quando ho cominciato a immaginare il mio Montalbano, l'immagine di Germi-Ingravallo mi è stata molto presente. Solo che il mio commissario non è così alto e ha la faccia un po' più larga, da contadino.<br/>
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Ora a Montalbano il mio paese, Porto Empedocle, dedica una statua. Autore ne è lo stesso scultore che ha già fatto il monumento a Sciascia a Racalmuto. E, come quello di Sciascia, anche quello di Montalbano troverà la sua collocazione in mezzo alla strada. Sciascia passeggia fumando una sigaretta, Montalbano se ne sta appoggiato a un lampione. So già che molti diranno che non somiglia a Montalbano. E che altrettanti diranno invece che gli somiglia. È inevitabile: ogni lettore si crea un suo Montalbano.<br/>
Come ogni personaggio romanzesco, Montalbano è, pirandellianamente, uno, nessuno e centomila.<br/>
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Andrea Camilleri<br/>
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La RepubblicaRitrovato un Guccione rubatotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-01:3900264:BlogPost:74562010-07-01T14:00:30.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Comiso<br />
Ritrovato un Guccione rubato<br />
Denunciati un 38enne e un 44enne di Comiso<br />
Comiso - Un quadro di Piero Guccione, rubato nel 2007 a una Fondazione culturale, è stato ritrovato dalla Polizia a Comiso, insieme ad altre sei opere d'arte trafugate negli ultimi tre anni.<br />
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Sono stati denunciati un 38enne e un 44enne come autori del furto, che stavano tentando la ricettazione della refurtiva.
Comiso<br />
Ritrovato un Guccione rubato<br />
Denunciati un 38enne e un 44enne di Comiso<br />
Comiso - Un quadro di Piero Guccione, rubato nel 2007 a una Fondazione culturale, è stato ritrovato dalla Polizia a Comiso, insieme ad altre sei opere d'arte trafugate negli ultimi tre anni.<br />
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Sono stati denunciati un 38enne e un 44enne come autori del furto, che stavano tentando la ricettazione della refurtiva."Chisti esami 'e maturità" di Edoardo de Filippotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-07-01:3900264:BlogPost:74492010-07-01T13:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Chisti esami 'e maturità<br></br>Savà, stu sissanta tuoio ‘a rò cazzo è asciuto? By Santhippe<br></br>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233241099?profile=original"></img></p>
<br></br>Dedicato a tutti coloro che, come me, hanno affrontato gli esami di Stato quando ancora si definivano 'di maturità' e quando il massimo punteggio era 60/60.<br></br>In loving memory di quel passaggio importantissimo della nostra vita adolescenziale e della tensione che vivevamo in questo periodo. E' una lirica in stretto dialetto napoletano, un inedito per…
Chisti esami 'e maturità<br/>Savà, stu sissanta tuoio ‘a rò cazzo è asciuto? By Santhippe<br/>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233241099?profile=original"/></p>
<br/>Dedicato a tutti coloro che, come me, hanno affrontato gli esami di Stato quando ancora si definivano 'di maturità' e quando il massimo punteggio era 60/60.<br/>In loving memory di quel passaggio importantissimo della nostra vita adolescenziale e della tensione che vivevamo in questo periodo. E' una lirica in stretto dialetto napoletano, un inedito per il web, un regalo per Ragusanews. L'autore è un anonimo, sicuramente un insegnante, uno che si sciroppa gli esami. Spero sia comprensibile a tutti.<br/><br/><br/>CHISTI ESAMI 'E MATURITA'<br/><br/>Chisti esami ‘e maturità<br/>Nun se ponno chiù suppurtà<br/>Pe’ nu mese, ogni santu juorno,<br/>tutte quante a nu tavulo attuorno,<br/>cinche o sei ore assettate<br/>a sentì sempre ‘e stesse cazzate.<br/><br/>Stu rituale a me me scuraggia,<br/>ogni tanto ne faccio n’assaggio,<br/>ma me scunforto e dico: “Mannaggia<br/>tutte quante sti personagge!”<br/><br/>‘O presidente, ‘o membro interno,<br/>chillo ca pare nu padreterno,<br/>chill’ato ca manca e se cerca ‘o supplente,<br/>‘e guagliune ca so’ scuntente,<br/>‘a signora tutta sorridente,<br/>ma po’ se scopre ch’è a chiù fetente,<br/>chell’ata ca invece se lamenta<br/>ca ‘o mandato nun è in pagamento,<br/>chillo ca è proprio inconcludente,<br/>ma sapìsseve come pretende,<br/>chiù è ciuccio e chiù è esigente.<br/><br/>Chi cerca o ccafè, chi scrive ‘o verbale,<br/>chi fuma ‘o sicario, chi legge ‘o giurnale,<br/>chi fa na domanda, ma po’ se distrae<br/>pecchè a jurnata è cavera assaje,<br/>chi tenne ‘a recchia cercanno ‘e sentì,<br/>chi guarda ‘o rilorgio ca se ne vo’ ì.<br/><br/>L’illuminismo, ‘o romanticismo,<br/>‘a nascita r’o fascismo,<br/>‘a dinamica r’o bradisismo,<br/>l’elettromagnetismo,<br/>‘a fine r’o colonialismo,<br/>‘a geografia r’o turismo,<br/>‘o pessimismo, l’idealismo,<br/>‘a poetica r’o verismo,<br/>‘a genetica dell’albinismo,<br/>fanno venì nervosisme,<br/>convulsione, freve, isterisme.<br/><br/>Durante ‘ e scritte r’italiano<br/>Succere nu fatto strano:<br/>nu guaglione pe’ ghì ‘ o gabinetto,<br/>se fa scappà nu biglietto,<br/>ca care sul pavimento,<br/>paura, panico, svenimento,<br/>‘o commissario chiù fetente<br/>Se mette a fa comm’a n’animale:<br/>“Fermi tutti,mettiamo a verbale!<br/>Il candidato Aliberti Ernesto<br/>Ha copiato l’intero testo.<br/>Questo non è né bello né onesto”<br/>‘A sera po’ stu professore<br/>Fa nu discorso cu l’albergatore:<br/>“Vuje me capite, m’avit’ a attestà,<br/>aggio bisogno ‘e documentà,<br/>chesta vita nun se po’ fa,<br/>tutte quante avimm’ a campà.<br/>Pure mia moglie sta ccà,<br/>e venuta pe’ s’abbronzà…”<br/>“Sta cosa ‘a putimmo fa,<br/>nun v’avit’a preoccupà.<br/>Chiuttosto v’aggi’ a parlà,<br/>tengo mia figlia in quinta A”<br/><br/>Chesta invece è l’onestà.<br/><br/>E doppo nu mese ‘e supplizio,<br/>se scriveno ‘e giudizie:<br/>La candidata ha rivelato…<br/>…ha dimostrato…è stata guidata…<br/>... ha saputo…si è disimpegnata…<br/>In maniera non sempre adeguata…<br/>Non ha saputo collegare…<br/>Discutere…analizzare,<br/>La preparazione globale<br/>è piuttosto superficiale…<br/>“I miei allievi di Pordenone<br/>Hanno un’altra preparazione!”<br/>“Ed i miei, su a Torino,<br/>sanno sempre tutto a puntino!”<br/><br/>‘O membro interno cerca attenuante<br/>Nu poco pe’ tutte quante:<br/>Chillo tene ‘a mamma malata,<br/>chella guagliona è stata operata,<br/>chill’ato ha avuto na sbandata,<br/>‘e genitore se so’ separate,<br/>chisto s’è dato a ‘o volontariato,<br/>tene ‘o fratello handicappato,<br/>chillo vene ra San Diodato,<br/>nu paese molto isolato,<br/>arriva ‘a scola ancora assunnato:<br/>però un certo impegno c’è stato,<br/>nu progresso s’è registrato.<br/><br/>Vene ‘o finale, coi risultati,<br/>finalmente pubblicati,<br/>nisciuno è stato accontentato,<br/>ognuno vere ‘o voto suojo e chill’e l’ate,<br/>‘ o paragone è immediato.<br/>Tutte vonno fa na scenata,<br/>nu maciello, n’attentato,<br/>nu ricorso a ‘o magistrato,<br/>a ‘o Tar, a ‘o Cunziglio ‘e Stato.<br/><br/>‘O pate ‘e Arturo Pinto,<br/>ancora una volta respinto,<br/>vere scritto, llà a fianco,<br/>‘o risultato r’a cumpagna ‘e banco,<br/>ca, ‘o tabbellone rende noto,<br/>ha avuto ‘ o massimo voto.<br/><br/>“Nu sbaglio ce ha da esse stato!<br/>Chella ‘e scritte l’ha sbagliate,<br/>a mio figlio lo ha confidato,<br/>‘a l’orale s’è ‘mpappinata,<br/>ddoje o tre frase ha pronunciato,<br/>s’è misa a chiagne, po’ è svenuta,<br/>stu sissanta ‘a rò cazzo è asciuto?”<br/><br/>‘O pover’omo nun suspettava<br/>Ca ‘ a signurina è nipote ‘e Gava.<br/><br/>Cu nu poco ‘e cognizione,<br/>voglio fa na riflessione,<br/>voglio esprimere n’opinione,<br/>voglio presentà na mozione,<br/>voglio avvià na petizione,<br/>nu referendum pe’ l’abrogazione,<br/>voglio furmà na commissione,<br/>songo pronto ‘a na rivoluzione,<br/>pecchè ‘e tutto stu baraccone<br/>ci sia urgente la demolizione.<br/><br/>Chisti esame ‘e maturità<br/>Nun se ponno chiù suppurtà.<br/>Pe’ nu mese, ogni santu juorno,<br/>tutte quante ‘a nu tavulo attuorno,<br/>cinche o sei ore assettate<br/>a dice sempe ‘e stesse strunzate.<br/><br/>ChiaradE<br/><br/><br/><br/><br/><br/>Nella foto, Eduardo De Filippo: "Gli esami non finiscono mai"E' Modicana Miss Italia Canada 2010tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-06-24:3900264:BlogPost:72342010-06-24T16:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Nuovi Vip<br></br>E' Modicana, Miss Italia Canada 2010, Laura Olive Wylie<br></br>Simpatica, solare allegra, ama cantare, ballare, e cucinare<br></br>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233245476?profile=RESIZE_1024x1024" width="721"></img></p>
<br></br>Scorre sangue modicano nelle vene di Laura Olive Wylie, la 19enne giunta prima al concorso di Miss Italia in Canada 2010. E' modicana infatti la mamma, e i nonni materni. Questi, ultimi emigrati in Canada alla fine degli anni sessanta, e non hanno mai smesso di amare Modica. Amore che hanno trasmesso a Laura,…
Nuovi Vip<br/>E' Modicana, Miss Italia Canada 2010, Laura Olive Wylie<br/>Simpatica, solare allegra, ama cantare, ballare, e cucinare<br/>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img width="721" alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233245476?profile=RESIZE_1024x1024"/></p>
<br/>Scorre sangue modicano nelle vene di Laura Olive Wylie, la 19enne giunta prima al concorso di Miss Italia in Canada 2010. E' modicana infatti la mamma, e i nonni materni. Questi, ultimi emigrati in Canada alla fine degli anni sessanta, e non hanno mai smesso di amare Modica. Amore che hanno trasmesso a Laura, che da sempre ama trascorrere le sue vacanze nelle meravigliose spiagge del litorale Ibleo.<br/><br/><br/>Simpatica, solare allegra, ama cantare, ballare, e cucinare, e apprezza moltissimo la cucina tipica Modicana.<br/><br/><br/>La vedremo concorrere per il titolo di Miss Italia Nel Mondo il 30 Giugno su Rai Uno alle 21,20 in diretta da Jesolo.Gli Stemmi papalitag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-06-16:3900264:BlogPost:69342010-06-16T15:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Gli stemmi papali<br></br><br></br>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2096319410?profile=original"></img> <br></br>GLI STEMMI PAPALI<br></br><br></br><br></br>Sono formati da tre elementi:<br></br>· le due chiavi di S. Pietro incrociate;<br></br><br></br>· la tiara o, più raramente, l’ombrellino. La tiara papale, copricapo a forma di cono che i papi portavano durante le funzioni solenni, è di origine persiana ed ha tre fasce concentriche, suddivise da due corone, che simboleggiano il potere spirituale, quello regale e quello temporale, ragione per la quale è…</p>
Gli stemmi papali<br/><br/>
<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2096319410?profile=original"/><br/>GLI STEMMI PAPALI<br/><br/><br/>Sono formati da tre elementi:<br/>· le due chiavi di S. Pietro incrociate;<br/><br/>· la tiara o, più raramente, l’ombrellino. La tiara papale, copricapo a forma di cono che i papi portavano durante le funzioni solenni, è di origine persiana ed ha tre fasce concentriche, suddivise da due corone, che simboleggiano il potere spirituale, quello regale e quello temporale, ragione per la quale è chiamata anche “triregno”. Il primo papa ad usare la tiara fu Sergio III, 904-911; infatti, sulle medaglie che lo ritraggono, il papa è rappresentato con questo copricapo. Nell’iconografia cristiana, la tiara è spesso presente, erroneamente, anche nelle raffigurazioni di papi antecedenti (es. S. Pietro e S. Gregorio Magno). Bonifacio VIII, 1295-1303, il papa del primo Giubileo, aggiunse alla tiara la prima corona che rappresenta il potere regale; inoltre, inserì la tiara nello stemma papale. Papa Urbano V, 1362-1370, aggiunse alla tiara la seconda corona simboleggiante il potere temporale. Nella tiara i diamanti simboleggiano la fede e la purezza dell’anima, i rubini la carità e gli smeraldi la speranza. L’uso della tiara fu abrogato da Paolo VI Montini, a favore dell’uso della mitria, copricapo dei vescovi, per sottolineare l’unità del capo della chiesa col collegio episcopale.<br/><br/>· lo stemma della famiglia del papa, se nobile, o l’emblema scelto dal pontefice stesso. Il primo stemma risale- a Innocenzo III, 1198-1216.</p>Piero Guccione litografotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-06-13:3900264:BlogPost:67742010-06-13T07:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<p>Guido Giuffrè scrive<br></br>Piero Guccione litografo<br></br>"Si considera, giustamente, Guccione il maggiore pittore italiano vivente, ma è anche il più grande nostro litografo"<br></br></p>
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<p><br></br>Ragusanews.com pubblica un testo inedito su internet, del critico d'arte Guido Giuffrè: Piero Guccione litografo.<br></br><br></br>Buona lettura.<br></br>"Se Rembrandt avesse conosciuto la litografia...", pare abbia sospirato Degas; e tutti possiamo immaginare quali…</p>
<p>Guido Giuffrè scrive<br/>Piero Guccione litografo<br/>"Si considera, giustamente, Guccione il maggiore pittore italiano vivente, ma è anche il più grande nostro litografo"<br/></p>
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<p style="TEXT-ALIGN: left"><img width="721" alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233243203?profile=RESIZE_1024x1024"/></p>
<p><br/>Ragusanews.com pubblica un testo inedito su internet, del critico d'arte Guido Giuffrè: Piero Guccione litografo.<br/><br/>Buona lettura.<br/>"Se Rembrandt avesse conosciuto la litografia...", pare abbia sospirato Degas; e tutti possiamo immaginare quali risultati ne sarebbero venuti.<br/><br/>Ma i se non fanno la storia, alla storia non manca nulla.<br/><br/>Eppure, continuando nella divagazione, se Rembrandt oltre alla litografia non avesse conosciuto la calcografia, sarebbe stato più facile prevedere le sue (mai realizzate) magie con la matita grassa sulla pietra piuttosto che quelle con la punta sul metallo: lui maestro e mago, appunto, della luce e dell'ombra. Ed invece è stato, Rembrandt, forse il più grande incisore di tutti i tempi.<br/><br/>Se Goya fosse privato dei suoi celebri cicli calcografici, o se non avesse litografato i tori di Bordeaux, molto, moltissimo di lui ci mancherebbe; così se Fattori non avesse inciso le sue lastre o Morandi le sue.<br/><br/>Eppure Morandi, Fattori e Goya sono e sarebbero rimasti grandi per i loro dipinti. Ora, conoscendo i risultati della pittura di Piero Guccione e il suo accanimento sulla tavolozza, le stesure infinite, i tempi lunghissimi, chi avrebbe scommesso sulla sua litografia? Quella pittura è la più alta che si faccia oggi in Italia, e la sua ricchezza, l'ampiezza dei mezzi di cui dispone – quasi nella gamma sconfinata dei colori l'artista catturasse l'alito e l'anima del mondo – sembrerebbe sconsigliare l'uso di mezzi forzatamente più ristretti.<br/><br/>Ma Guccione, colorista quintessenziale, usa anche la litografia, come la calcografia e, ovviamente il disegno; e li usa non avvicinandosi alla pittura ma rinnovando il suo repertorio poetico nel diverso linguaggio.<br/><br/><br/><br/>Tra le peculiarità della litografia sono la relativamente più limitata gamma dei colori (o la loro meno agevole combinazione) e, soprattutto, il lavoro indiretto, con l'ineliminabile intervento dello stampatore. Ci sembra contraddire tutti i processi operativi di Guccione e specialmente il suo serrato tu per tu con l'opera, quasi essi, lui e l'immagine, crescessero e vivessero insieme uniti nello stesso respiro. E nei fatti la contraddizione c'e; ma Guccione piega i fatti.<br/><br/>Il colore litografico non è il colore ad olio; oltre alla sua diversa composizione, consistenza, manipolazione, va anche detto che l’artista, mentre lavora, non lo vede; secondo la sua esperienza egli lo prefigura.<br/><br/>L'immagine nasce in bianco e nero. Ma bisogna aver visto Guccione piegato sul torchio in attesa che il foglio ne venga staccato, o appunto sul foglio, pensoso, muto; e poi di nuovo sulla pietra (o sulla lastra che ne fa le veci) a raschiare, ridisegnare, sagomare; bisogna averlo visto per comprendere come egli non rinunci in nulla, nonostante la maggiore complessità strumentale, alla sua esigentissima natura poetica. E interviene qui la figura dello stampatore. Guccione corregge direttamente il disegno ma non il colore, eppure è il colore la sua arma. Come quando dipinge, l'artista sembra guardare l'immagine che viene nascendo ma guarda in realtà quel luogo inafferrabile dove i suoi aneliti segreti prendono forma. Ed è lì che lo stampatore deve sapersi calare. Egli diventa alter ego dell'artista, fonde ma non sovrappone la propria sensibilità a quella di lui, capisce dove lui vuole arrivare. Aggiungi qui una punta di giallo, dice Guccione, più chiaro, o più scuro, più freddo, caldo. E lo stampatore si fa mano di lui, pennello, quasi pensiero.<br/><br/>Non si guarda una litografia come se fosse un quadro. I fogli del maestro siciliano, superbi, nascono dal medesimo ceppo poetico donde nasce la pittura, danno emozioni equivalenti – eppure diverse. Quando negli anni settanta, ripetendo il soggetto di un suo quadro memorabile, Guccione disegnava l'auto seminascosta nell'ombra, sullo sfondo delle colline che si susseguono tra Cava d'Aliga e Scicli, nessuno avrebbe chiesto o chiederebbe al foglio le trasparenze o le vibrazioni del dipinto, il calore della pittura, come alla pittura non si chiederebbe l’assorbente della compattezza della carta o la metafisica impenetrabilità del colore litografico; ma egualmente intensa e di nuovo irripetibile è la magia del silenzio, lo sgomento dello spazio, la sospensione dell’animo.<br/><br/>Le litografie di Daumier erano già famose, centocinquant’anni fa, e non si sapeva –allora- che la vera grandezza del francese risiedeva nella pittura.<br/><br/>Oggi si considera, giustamente, Guccione il maggiore pittore italiano vivente, ma, altrettanto giustamente, egli va considerato, e da almeno trent’anni, il più grande nostro litografo.<br/><br/><br/><br/><br/>Guido Giuffrè<br/><br/><br/><br/><br/><br/>Studioso e critico d’arte, ordinario di storia dell'arte nell'Accademia di Belle Arti.</p>Modica e il Cinematag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-06-13:3900264:BlogPost:67712010-06-13T07:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
<p>Docu-film<br></br>Modica e il cinema<br></br>Un lavoro di Alessia Scarso<br></br></p>
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<p><br></br>Modica - "Modica e il cinema" è stato presentato in occasione della serata inaugurale del Festival Internazionale del Cinema "Nonsolobarocco", nel 2007.<br></br>"Ho conosciuto siculi, greci, romani, bizantini, arabi, normanni".<br></br>A parlare è una donna bella e sensuale. E’ l’incipit del lavoro della cineasta Alessia Scarso, in cui Modica parla in prima…</p>
<p>Docu-film<br/>Modica e il cinema<br/>Un lavoro di Alessia Scarso<br/></p>
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<p style="TEXT-ALIGN: left"><img alt="" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2233242888?profile=original"/></p>
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<p><br/>Modica - "Modica e il cinema" è stato presentato in occasione della serata inaugurale del Festival Internazionale del Cinema "Nonsolobarocco", nel 2007.<br/>"Ho conosciuto siculi, greci, romani, bizantini, arabi, normanni".<br/>A parlare è una donna bella e sensuale. E’ l’incipit del lavoro della cineasta Alessia Scarso, in cui Modica parla in prima persona.<br/>"A metà del secondo Millennio ho conquistato l’apice del potere politico ed economico. Battezzata il 23 marzo 1296, da allora dimoro presso un castello.<br/>"Regnum in Regno", perchè Stato nello Stato, Gran Corte Criminale, antica Contea.<br/>Agli albori dell’800 sono stata svenduta, ma continuo a serbare l’antico orgoglio nei monumenti, nella cultura, nei nomi prestigiosi dei miei figli.<br/>Ho figli naturali, figli onorati, figli emigrati, figli perseguitati e sterminati.<br/>Di me hanno arringato Cicerone, Sirio Italico, Tolomeo. Di me hanno scritto Campailla, Quasimodo, Bufalino".<br/>L’incedere ieratico e ammaliante del corto-documento con cui Alessia Scarso ha inaugurato il Festival racconta i chicchi della città "a forma di melograno spaccato" attraverso le immagini dei film che l’hanno scelta come location, corroborate dai testi di Campailla, Quasimodo, Bufalino.<br/>"Modica e il cinema", raccoglie le interviste a Valeria Solarino, Carlo Cartier, Maria Teresa Utili in Cascino, che ospitò la troupe di "Anni Difficili", di Luigi Zampa, presso il sanatorio Cascino, e che non perdonerà mai all’attore Massimo Girotti di aver rubato il cuore della sua governante.<br/>Un viaggio seducente nel "giardino per ciechi" che è la città "in cui ci si immerge nei vicoli e ci si orienta con gli odori".<br/>Un sacerdozio della memoria dove ricordare serve a tenere in vita, ma anche a rendere vero. Perché l’arte di raccontare, anzi, di saper raccontare, è anche l’arte di produrre, creare, fare.<br/>E non è un caso che i greci usassero lo stesso verbo per indicare l’opera del "fare" con quella dello "scrivere in versi": "poieo", da cui "poesis".<br/><br/>Perché l’opera di ricostruzione mnemonica del rapporto di Modica col Cinema è l’opera di salvezza che l’Arca del Festival NonsoloBarocco ha voluto portare a termine. Celebrando l’artigianato di Roberto Perpignani, il mestiere di scrivere di Gesualdo Bufalino, l’umile taglia e cuci della montatrice Alessia Scarso.<br/><br/>Perché se Hollywood è industria, Cinecittà è artigianato, e Modica, patria dell’artigianato del cioccolato, ha voluto celebrare nei giorni del Festival gli artigiani del cinema, la cui chimica, anzi, la cui alchimia, ha il profumo del sudore di chi ama il proprio lavoro.<br/><br/>(da "La Sicilia" del 16 aprile 2007, a firma di Giuseppe Savà)<br/><br/><br/><br/><br/>Guarda il film<br/><br/><br/><br/>La foto di Valeria Solarino è di Andrea Baglieri, DocStudio, Modica<br/><br/><br/><br/>Tags: modica e il cinema , alessia scarso , Festival Internazionale del Cinema "Nonsolobarocco" , valeria solarino , carlo cartier , andrea tidona , maria teresa utili in cascino , luigi zampa ,<br/><br/><br/>News letta: 85 volte.<br/><br/><br/>- Giuseppe Savà - RagusaNews.Com - 01:42 13/06/2010</p>Sicilia, ecco come scompare l'identità di un popolotag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-31:3900264:BlogPost:57742010-05-31T19:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>CulturaPALERMO - 31/05/2010<br></br>Palermo: l’Ars, il più antico Parlamento d’Europa, ha sprecato 64 anni di opportunità…<br></br>Sicilia, ecco come scompare l’identità di un popolo<br></br>Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo… «Nel biberon, assieme al latte, ci viene fornita la ricetta: emigrare! All’estero o nel Nord Italia, poco importa»</p>
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<p>Nunzio Lauretta<br></br><br></br>Su una parete di legno di Sala d’Ercole, l’aula che ospita le…</p>
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<p>CulturaPALERMO - 31/05/2010<br/>Palermo: l’Ars, il più antico Parlamento d’Europa, ha sprecato 64 anni di opportunità…<br/>Sicilia, ecco come scompare l’identità di un popolo<br/>Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo… «Nel biberon, assieme al latte, ci viene fornita la ricetta: emigrare! All’estero o nel Nord Italia, poco importa»</p>
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<p>Nunzio Lauretta<br/><br/>Su una parete di legno di Sala d’Ercole, l’aula che ospita le sedute dell’ARS (acromimo di Assemblea Regionale Siciliana), sono scolpite due date: 1130 e 1947. La prima ricorda che il Parlamento siciliano è il più antico d’Europa, la seconda che l’ARS ha iniziato la sua attività esattamente sessantatre anni fa, prima che il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati iniziassero la loro.<br/><br/>Il Parlamento di una moderna democrazia, a differenza che in passato, è un organo di carattere elettivo ed ha il compito di approvare le leggi, accordare o negare la fiducia al Governo e, infine, controllarne o indirizzarne l’attività.<br/>Ecco perché la prima data, così lontana da noi, ci obbliga a ripercorrere, anche se molto velocemente, il lungo cammino che il Parlamento siciliano ha compiuto nella sua storia quasi millenaria, per passare, poi, ad approfondire il tema che è più vicino a noi, quello del Parlamento autonomistico e repubblicano che si insediò il 25 maggio 1947.<br/><br/>La nostra generazione si trova di fronte ad una grande transizione segnata, sul piano dell’agire economico, da processi di globalizzazione, di competizione tra imprese e sistemi territoriali. L’Europa si è di recente data una moneta unica. Sul piano politico-istituzionale si vanno ridisegnando le funzioni delle istituzioni sovranazionali. Lo Stato-Nazione, forma istituzionale che ha segnato tutto il Novecento, appare oggi o troppo piccolo di fronte al globale o troppo grande rispetto al locale. In ogni caso s’impone un suo ripensamento per meglio ridisegnare ruoli e funzioni proprî dello Stato e delle emergenti Autonomie locali.<br/><br/>E’ proprio alla luce di tali emergenze, cioè nella ormai ineludibile necessità di ridisegnare il contesto politico-culturale e socio-economico della Sicilia, che il Parlamento siciliano torna a recitare quel ruolo di primo piano che gli pertiene da sempre, quale elemento-simbolo dell’identità siciliana.<br/><br/>Il Parlamento siciliano è oggi chiamato non più e non solo a legare il presente ed il passato della Sicilia, ma a saper coniugare l’ieri e l’oggi per programmare il domani della Sicilia e dei Siciliani. Per tutti questi motivi, la Sicilia, dal 15 maggio 1946, gode di uno Statuto speciale, autonomistico. Paradigma identitario, nella volontà dei propositori. Delusione definitiva per tutti.<br/><br/>Si legge qua e là che l´identità nazionale sarebbe figlia di tre cose, tutte carenti in Sicilia: la presenza di una classe dirigente, di un´élite compatta e diffusa alla guida della società e consapevole della propria missione storica di avanguardia di una Nazione; la presenza di uno Stato (da noi solo una "regione" sia pure con tanti secoli di Stato); una tradizione letteraria ininterrotta.<br/><br/>Si potrebbe dire: con lo Statuto autonomistico sarebbe stato possibile provare a fare coesistere e convivere le tre condizioni appena esposte. Si potrebbe dire, appunto, come mera esercitazione accademica, e più niente. In sessantaquattro anni di Statuto, la Regione Siciliana è riuscita solo a sprecare sessantaquattro anni di opportunità.<br/><br/>Ci assale un dubbio: perché a fronte di un sicilianismo diffuso e palpabile in ogni settore della società siciliana e di un altrettanto forte ed indubbio attaccamento all’identità da parte dei Siciliani, le formazioni autonomiste, vuoi di natura radicale (indipendentistiche), vuoi moderate (autonomistiche), hanno sempre fallito o in termini elettorali o di proposta politica?<br/><br/>La risposta, solitamente, è di questa natura: la colpa è del bisogno e del sistema clientelare, anche tutti sappiamo che altri popoli, anche più bisognosi di noi, sembrano più orgogliosi e soprattutto più coerenti nelle loro scelte politiche. Anche se a nessun popolo viene inculcata, sin dalla nascita, la consapevolezza di essere povero. Nel biberon, assieme al latte, gli viene fornita la ricetta: emigrare! All’estero o nel Nord Italia, poco importa. Così si plasma, fin da bambini, l’uomo siciliano alla subalternità. Se così è, ed è così, il problema, allora, sta nel fatto che l´identità nazionale siciliana è debole nella percezione comune, sfocata, quasi in crisi.<br/><br/>Bisogna partire da questo tipo di analisi per riconquistarla, altrimenti, come sosteneva Virgilio Titone (averne oggi di studiosi come Lui!), si degrada fatalmente da "Nazione a Regione", senza che ce se ne accorga, perdendo, assieme al concetto di Nazione e di nazionalità, tutti i diritti propri di un Popolo. Il primo passo, a nostro avviso, va compiuto nella direzione del recupero, da parte del popolo siciliano, della consapevolezza culturale e storica del suo passato.<br/><br/>Infatti, va qui precisato che "quando si vuole togliere l´identità ad un popolo gli si tolgono la cultura, la lingua e la storia, in maniera che i ´colonizzati´ finiscano con l´identificarsi con la cultura, la lingua e la storia del Paese dominante. Questo è accaduto ai Siciliani, i quali sono stati convinti del fatto che essi non hanno una propria cultura e che la loro lingua è un rozzo dialetto. E a questo proposito è doveroso ricordare un increscioso fatto accaduto qualche anno fa. Il parlamento italiano ha giustamente riconosciuto che dentro i confini dello Stato, oltre alla lingua italiana, vi sono altre lingue che devono essere protette. E così ha stabilito, giustamente, che la lingua sarda deve essere protetta.<br/><br/>A questo punto avremmo aspettato di sentire che, siccome in Sicilia vi sono cinque milioni e mezzo di Siciliani ´di origine siciliana´, anche la lingua siciliana doveva essere protetta. Invece la sconcertante decisione del parlamento italiano è stata che il siciliano non è una lingua, ma un rozzo dialetto, e che quindi non deve essere protetto. A favore della lingua siciliana (non del dialetto siciliano) ha preso autorevolmente posizione, con un articolo pubblicato nell´edizione di Palermo del quotidiano ´La Repubblica´ del 10 dicembre 2000, il professore Francesco Renda, il quale, dopo aver chiarito di non essere separatista e di non essere nemmeno sicilianista, ha chiesto che la lingua siciliana sia insegnata in Sicilia nelle scuole, perché la lingua è «il primo dato costitutivo della identità di un popolo». I tentativi di pochi illuminati assessori regionali all’Istruzione sono finiti nel nulla.<br/><br/>Io non sono un esperto in campo linguistico, sono però in grado di affermare che nella seconda metà del secolo XIV e nel secolo XV la Real Cancelleria Siciliana emanava in lingua siciliana documenti firmati dal sovrano, e che la regina Bianca, benché navarrese, scriveva le sue lettere in lingua siciliana. Quindi è evidente che essa, dovendo venire in Sicilia per il suo matrimonio con Martino I, aveva studiato la lingua (non il dialetto) del Paese nel quale sarebbe divenuta regina.<br/><br/>Con una tenace attività, poi, la storia siciliana è stata fatta in parte scomparire (per esempio: Federico III) ed in parte è stata alterata. Per la Sicilia si parla infatti soltanto di dominazioni straniere e i Siciliani sono visti costantemente come oggetti passivi della storia siciliana, che sarebbe fatta sempre dagli stranieri.<br/><br/>E così si parla per la Sicilia di dominazione normanna (i Normanni all´inizio vennero da fuori, ma poi la dinastia divenne una dinastia nazionale); di dominazione sveva (gli Svevi non occuparono mai la Sicilia: Federico II fu re di Sicilia per legittima successione, in quanto figlio della regina Costanza, moglie di Enrico VI ´di Svevia´); di dominazione aragonese (sorvolando anche sul fatto che per alcuni anni il regno di Sicilia fu in guerra con il Regno d´Aragona).<br/><br/>La lettura del quadro genealogico dei re di Sicilia ci riserva inoltre una sorpresa: dall´inizio del Regno di Sicilia, che si ha nel 1130, con Ruggero II, alla fine dell´indipendenza del Regno, che si ha con l´ascesa al trono d´Aragona e di Sicilia di Ferdinando I nel 1412, nel succedersi di tante presunte dominazioni straniere, nel Regno vi fu per quasi trecento anni sempre la stessa dinastia, nella quale la successione qualche volta si ebbe per linea femminile, come, per esempio, nel caso di Costanza d´Altavilla.<br/><br/>Con questa attività volta a distruggere la storia siciliana è stata ottenuta la cancellazione della memoria storico-culturale dei Siciliani, è stata ottenuta, per usare un termine adoperato da qualche studioso, la deculturalizzazione del popolo siciliano. Grazie a questa attività i Siciliani conoscono la storia di Crema e di Cremona, sanno tutto sul tumulto dei Ciompi, ma non sanno, per esempio, chi sia stato il loro grande sovrano Federico III".</p>2 GIUGNO, FESTA DELLA REPUBBLICAtag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-31:3900264:BlogPost:57682010-05-31T10:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>2 Giugno, Festa Della Repubblica<br></br><br></br>La Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà umana e sociale,della sorte comune: là dove esiste un problema ,esso abbraccia tutti…nessuno escluso. La Carta,rappresenta la nostra libertà,la dignità inviolabile dell’uomo,la garanzia dell’esercizio democratico dei propri diritti. Il 2 Giugno 1946 ,viene sancita,per volontà popolare, la REPUBBLICA…</p>
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<p>2 Giugno, Festa Della Repubblica<br/><br/>La Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà umana e sociale,della sorte comune: là dove esiste un problema ,esso abbraccia tutti…nessuno escluso. La Carta,rappresenta la nostra libertà,la dignità inviolabile dell’uomo,la garanzia dell’esercizio democratico dei propri diritti. Il 2 Giugno 1946 ,viene sancita,per volontà popolare, la REPUBBLICA ,che subentra dopo 85 anni di Monarchia e che insieme alla Costituzione dà una svolta storica al nostro paese,liberandolo dall’occupazione tedesca e dalla dittatura fascista e riunificando l’Italia,come più volte ha ricordato il nostro Presidente Giorgio Napolitano. Il 2 Giugno rappresenta la rinascita dell’Italia e degli italiani,poichè, grazie al cambiamento radicale del “regime” e all’istituzione della Carta Costituzionale,i valori,i sentimenti e le speranze profondamente radicati e in cui tutti gli italiani si riconoscono ,vengono posti in primo piano. La Costituzione è alla base della nostra libertà.Il valore etico e storico di questa ricorrenza non è ,e non deve essere, esclusivamente celebrativo ma partecipativo ,soprattutto da parte dei giovani,perchè comprendano l’inestimabile valore dei Principi Costituzionali e del sacrificio,anche a discapito della propria vita, di chi ha lottato per questo traguardo.</p>Mostra di "bonsai" a Modicatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-28:3900264:BlogPost:56002010-05-28T14:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>Dove sei: Prima pagina > Attualità > Modica > A Modica gli originali bonsai siciliani in passerella<br></br><br></br>AttualitàMODICA - 27/05/2010<br></br>Modica: la 14ma edizione della mostra organizzata dal club "La Contea"<br></br>A Modica gli originali bonsai siciliani in passerella<br></br>La manifestazione si è tenuta nel cortile di palazzo S. Domenico ed ha visto la presenza di venti club Duccio Gennaro<br></br>Venti club siciliani…</p>
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<p>Dove sei: Prima pagina > Attualità > Modica > A Modica gli originali bonsai siciliani in passerella<br/><br/>AttualitàMODICA - 27/05/2010<br/>Modica: la 14ma edizione della mostra organizzata dal club "La Contea"<br/>A Modica gli originali bonsai siciliani in passerella<br/>La manifestazione si è tenuta nel cortile di palazzo S. Domenico ed ha visto la presenza di venti club Duccio Gennaro<br/>Venti club siciliani hanno dato vita alla 14ma edizione della mostra del bonsai organizzata dal locale club «La Contea», di cui è presidente Giorgio Giurdanella.<br/><br/>La mostra si è tenuta nel cortile di palazzo S. Domenico ed ha visto anche la presenza del Bonsai Culture club di Malta che è stato presente con circa trenta soci. I soci dei club bonsai siciliani hanno tenuto a margine della manifestazione la riunione del coordinamento regionale dei club sotto la presidenza di Franco La Rosa del Bonsai club di Palermo. Venti in tutto i bonsai presentati con prevalenza di flora mediterranea collocati in appositi «tokonoma», i contenitori dove vengono cresciute le piante.<br/><br/>La premiazione ha visto attestati speciali per altrettanti bonsaisti siciliani ed in particolare Sebastiano Villante di Vittoria per il titolo di Talento Italiano 2009 ottenuto in occasione del 13mo congresso nazionale UBI -Unione Bonsaisti italiani-, a Franco Barbagallo di Catania e Rocco Cicciarello di Messina per aver ottenuto il titolo di «istruttore IBS» in occasione del 14mo congresso nazionale degli Istruttori Bonsai e Suiseki svoltasi ad Arco di Trento all’inizio del mese.<br/><br/>Questi inoltre i bonsai premiati; al primo posto la Bouganvillea proveniente dal Bonsai Club di Messina al secondo il Rosmarino proveniente dal bonsai club di Vittoria al terzo, alla pari, Erica del Bonsai Club di Messina ed il Melograno del bonsai club di Agrigento.<br/><br/>(Nella foto: la bouganvillea vincitrice)</p>Pasolini e Vann'Antòtag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-25:3900264:BlogPost:54802010-05-25T21:22:12.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Poesia siciliana<br />
Quando Pasolini traduceva dal siciliano Vann'Antò: Aristocratico, e decadente<br />
La stima di Pierpaolo per Giovanni Antonio Di Giacomo<br />
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Quando il Premio Viareggio per la poesia popolare venne assegnato a Vann’Antò per i suoi “Indovinelli popolari siciliani”, Pierpaolo Pasolini scrisse: “e uno dei premi Viareggio non è stato dato ai deliziosi Indovinelli siciliani deliziosamente raccolti dal poeta dialettale Vann’Antò?”<br />
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Il poeta ragusano non avrebbe risparmiato le sue critiche,…
Poesia siciliana<br />
Quando Pasolini traduceva dal siciliano Vann'Antò: Aristocratico, e decadente<br />
La stima di Pierpaolo per Giovanni Antonio Di Giacomo<br />
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Quando il Premio Viareggio per la poesia popolare venne assegnato a Vann’Antò per i suoi “Indovinelli popolari siciliani”, Pierpaolo Pasolini scrisse: “e uno dei premi Viareggio non è stato dato ai deliziosi Indovinelli siciliani deliziosamente raccolti dal poeta dialettale Vann’Antò?”<br />
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Il poeta ragusano non avrebbe risparmiato le sue critiche, qualche anno più tardi, al Canzoniere italiano di Pierpaolo Pasolini.<br />
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Le critiche di Vann’Antò sono anzitutto rivolte agli errori di stampa: quelli che nel 1940 deturparono il volume dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Pitrè da cui Pasolini attinse, riproducendone i refusi, e quelli che vi aggiunse in proprio il Canzoniere. E Vann'Antò - «sospinto, e quindi in parte giustificato [...] dal piacere ingenuo e a suo modo onesto del minimo prezioso», come disse Pasolini nella sua risposta - elenca poi minuziosamente gli errori di traduzione che derivano da quelli di stampa ed altri che nascono da scarsa familiarità col siciliano. In verità c’è da distinguere: altro è aver tradotto li morti (plurale) con la morte (singolare) o lu surci (singolare) con i sorci (plurale), ed altro è invece aver tradotto arrusicata con rosicchiata (Pasolini) invece che con rósa (Vann’Antò). Sviste o cantonate, in un caso, scelte di gusto, nell’altro.<br />
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Da questo muove Pasolini nella risposta. Da un lato si dichiara «grato al Vann’Antò» per avergli segnalato gli errori che «ammette di aver perpetrato», siano poi essi «imputabili - così scrive - all'edizione nazionale del Pitrè, inesatta, incerta, o alla copia che ne ho fatta io, o alla mia ignoranza del siciliano». Dall’altro Pasolini allarga il discorso al confronto tra diversi orientamenti di gusto. Quello di Vann’Antò, dice Pasolini, è «aristocratico e, come dite voi, decadente».<br />
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Giuseppe Savà<br />
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Chi era Vann'Antò<br />
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Vann'Antò e il nome con cui si firmò regolarmente Giovanni Antonio Di Giacomo, nato a Ragusa nel 1891 e morto a Messina nel 1960. Studioso di dialetti e di folclore siciliano (si ricorderanno almeno due sue opere: Il dialetto del mio paese e Indovinelli popolari siciliani), prese parte alla Prima guerra mondiale, sulla quale lasciò un libro di memorie. Dal 1919 si dedicò all'insegnamento, prima nelle scuole medie superiori, poi come docente di Storia delle tradizioni popolari presso l'Università di Messina. In giovinezza ebbe un'esperienza futurista, come documenta il volume, a cura di Miligi, Vann'Antò futurista, Milano 1956. La prima raccolta delle poesie in lingua (Fante alto da terra, Messina 1932) è connessa alla sua esperienza militare. Segue La Madonna nera, Messina 1955.<br />
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Tre sono i volumi in dialetto: Voluntas tua, Roma 1926; U vascidduzzu, Messina 1956; 'A pici, Ragusa 1958.<br />
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Fatta eccezione per i versi tratti dal poemetto Mmiernu e primavera tradotti da Pierpaolo Pasolini, le altre poesie sono volte in italiano dall'autore.<br />
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Nella foto, Pierpaolo Pasolini e Antonio De Curtis, in arte Totò<br />
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Tags: Pierpaolo Pasolini , Vann’Antò , Giovanni Antonio Di Giacomo ,Prof. Zichichi : "Gli snobbati, da Galilei in poi"tag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-18:3900264:BlogPost:51952010-05-18T16:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>Ragusa<br></br>Zichichi superstar: Gli snobbati, da Galileo in poi. E il sugo<br></br>"Se l'atomo fosse indivisibile non potremmo fare la salsa di pomodoro"<br></br><br></br>Ragusa - "Perché la scienza serve ancora nel terzo millennio?".<br></br><br></br>A rispondere al retorico interrogativo è stato il prof. Antonino Zichichi, siciliano, classe 1929, fisico e…</p>
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<p>Ragusa<br/>Zichichi superstar: Gli snobbati, da Galileo in poi. E il sugo<br/>"Se l'atomo fosse indivisibile non potremmo fare la salsa di pomodoro"<br/><br/>Ragusa - "Perché la scienza serve ancora nel terzo millennio?".<br/><br/>A rispondere al retorico interrogativo è stato il prof. Antonino Zichichi, siciliano, classe 1929, fisico e divulgatore scientifico di fama mondiale.<br/><br/>Ha parlato nell'affollatissimo auditorium della Camcom dove in centinaia sono arrivati per ascoltare l'intervento del professore. Probabilmente si sarebbe dovuta scegliere una sala più capiente vista la ghiotta occasione di sentire un luminare della scienza, pronto a parlare, con assoluta semplicità, di supermondo, di scoperte del passato, del lavoro su cui si sta impegnando attualmente la comunità scientifica internazionale pronta ad aiutare il mondo, traghettandolo nel futuro tra particelle elementari e fisica subnucleare, guardando sempre al difficile rapporto tra scienza e fede anche se Zichichi crede nell'assenza di eventuali contrasti.<br/><br/>Il fisico ha parlato incantando il pubblico soffermandosi sulla figura di alcuni scienziati e in particolare di Galileo Galilei a cui ha fatto riferimento più volte.<br/><br/>Galilei, ha ribadito Zichichi, è stato più volte snobbato nonostante nei fatti abbia profondamente segnato la strada della ricerca, delle scoperte, dell'importanza che c'è tra la logica, la scienza e la cultura, ambiti che tra loro devono sempre andare di pari passo e devono essere considerate allo stesso modo. Soffermandosi ancora su Galilei, l'illustre professore ha ricordato che i cinesi sono riusciti ad esaltare maggiormente questa figura, anche per loro antesignano di numerose ed importanti scoperte.<br/><br/><br/><br/><br/><br/>«Se l'atomo fosse indivisibile – ci ricorda il professor Antonino Zichichi – non potremmo fare il sugo di pomodoro».<br/><br/><br/>Il dibattito è stato aperto dal vescovo Paolo Urso: «Sentiamo la necessità – ha avvertito – di collegare la fede con la scienza, purché quest'ultima non rinneghi la sua naturale tendenza verso il bene. La scienza è utile per sollecitare la nostra curiosità e dare maggiore conoscenza».<br/><br/>A confermare tale indirizzo è lo stesso Zichichi. Il suo è un viaggio dalla nascita del linguaggio a quello della logica e della scienza. «Occorre evitare – ha detto citando Enrico Fermi – che alla Hiroshima storica segua quella culturale. Essere scienziati vuol dire fare scienza con metodo e rigore galileano».<br/><br/>«La scienza nasce con Galileo perché è lui il primo ad avere scoperto le leggi fondamentali della natura. Non è un falso credente, ma un divin'uomo che ha scelto di cercare nelle pietre le impronte del Creatore. Non un ateo, bensì un nemico della cultura atea dominante».<br/>Dall'antimateria al supermondo, le parole di Zichichi appassionano, anche quando lanciano le sfide per la scienza del futuro.<br/><br/>«Bisognerà spiegare il passaggio dalla materia vivente a quella razionale e per far questo occorre umiltà intellettuale e portare la scienza nelle scuole. Dobbiamo appassionare i ragazzi allo studio. Dallo sviluppo della ricerca dipende il progresso del mondo».</p>L'Invenzione di una Prefettura , a Ragusa. Scrive Paolo Nifosìtag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-17:3900264:BlogPost:51732010-05-17T10:30:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
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<p>Un libro<br></br>L'invenzione di una Prefettura, a Ragusa<br></br>Scrive Paolo Nifosì<br></br><br></br>Nel maggio del 1933, data l'inadeguatezza dei locali del Palazzo del Governo, la Provincia acquista dal Comune il salone attiguo a quello dei ricevimenti, da adibirsi a sala di riunione del Rettorato. Quella sala sarà affrescata e decorata con stucchi tra il 1937 e il 1938 dal pittore palermitano Eugenio Morici, docente presso la Reale Accademia di…</p>
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<p>Un libro<br/>L'invenzione di una Prefettura, a Ragusa<br/>Scrive Paolo Nifosì<br/><br/>Nel maggio del 1933, data l'inadeguatezza dei locali del Palazzo del Governo, la Provincia acquista dal Comune il salone attiguo a quello dei ricevimenti, da adibirsi a sala di riunione del Rettorato. Quella sala sarà affrescata e decorata con stucchi tra il 1937 e il 1938 dal pittore palermitano Eugenio Morici, docente presso la Reale Accademia di Belle Arti di Palermo con la collaborazione del pittore Giuseppe Rizzo per il costo di Lire 30.000.<br/>Il Palazzo completa su tre lati il Municipio, progettato dall'ing. Francesco Danisi nel 1866, con prospetto principale su corso Italia. Il Tarchi imposta la facciata principale della Prefettura sulla Via Rapisardi, su un alto basamento, su due ordini (il tuscanico nel primo ordine e il corinzio composito nel secondo), con una sequenza di finestre nei due ordini, interrotta dal portale centrale e dalla loggia finestrata soprastante. Il blocco si articola ad U su corso Vittorio Emanuele. Per uniformare il complesso dal 1932 saranno modificati anche i prospetti del palazzo comunale, ridisegnando alcune finestre e togliendo alcune sculture. L'ingresso al piano nobile si ha dal cortile quadrangolare, decorato da quattro colonne doriche che sorreggono quattro aquile romane. Due lapidi di marmo sormontate da elmetti sono poste sul lato del Municipio. Questi interventi decorativi disegnati dal Tarchi sono opera del prof. Umberto Diano, autore anche della fontana e dei due altorilievi simbolici collocati nel prospetto di corso Vittorio Veneto. Nello scalone ufficiale che porta al primo piano si trovano due grandi vetrate. La prima raffigura l'allegoria del Trionfo fascista, un Ercole con la leontea che regge con la sinistra un fascio littorio e con la destra una Vittoria alata, sopra un riquadro con l'aquila tra fasci littori, la data Ottobre 1922 e la scritta MANUM RESURGIT IMPERIUM; la seconda l'allegoria della Vittoria di Vittorio Veneto sopra lo stemma dei Savoia sostenuto da due putti, la data 1917 e la scritta VICTORIA.VI.ITALICA.FULGENS. Opere entrambi del maestro vetraio Giovanni Talleri di Firenze per il costo di L.10.500. Sempre nella stessa scala, in due nicchie si trovano due copie delle sculture romane antiche rappresentanti l'allegoria di Roma e l'allegoria dell'Agricoltura, copie eseguite dalla ditta Fratelli Marsili di Roma per il prezzo di L.5.000. I marmi dello scalone d'onore sono realizzati dalla ditta Umberto Bruni dell'Istituto San Michele di Roma. Dopo aver percorso un corridoio a L si entra nel salone di rappresentanza, impaginato in trompe-l'oeil, con una struttura architettonica fatta da colonne, archi e fregi con aquile e fasci littori che assecondano e integrano le finestre reali sui lati lunghi e le porte sui lati corti, una struttura illusionistica disegnata da Ugo Tarchi. Nelle due pareti corte vi si trovano le tempere di Duilio Cambellotti.<br/>Nella parete dell'ingresso alla stanza (affianco alla stanza del camino) si trovano tre pannelli al di là di un arco di trionfo a tre fornici raffiguranti in un'unica scena la celebrazione di Vittorio Veneto. Nel pannello centrale dieci soldati stanno per issare su un piedistallo cilindrico (in cui è rappresentata la lupa capitolina e la scritta S.P.Q.R.) la statua dorata della Vittoria alata che annota su uno scudo la data IV NOV. MCMXVIII (1918). Assistono alla scena (al centro a destra) il duca d'Aosta, Armando Diaz e Vittorio Emanuele III, al suono delle trombe di sei trombettieri; in primo piano, in basso, tre soldati, cinque cavalli e la bandiera italiana con lo scudo sabaudo. In basso due teste d'aquila. Nel pannello di sinistra, su uno sfondo di montagne, sette soldati, tra quattro cavalli, stanno per issare con pali la statua della Vittoria del pannello centrale; al centro un cumulo di fucili, elmetti, e cannoni tra bandiere blu. Nel pannello di destra, dove domina al centro un cavallo nello stesso paesaggio montano, altri soldati con delle funi partecipano nel collocare sul piedistallo la statua.<br/>Nella parete a fronte di quella sopra descritta, con lo stesso impianto architettonico di un loggiato aperto, in trompe l'oeil, in tre pannelli si celebra il Trionfo del Fascismo (la Marcia su Roma). Nel pannello centrale domina al centro Benito Mussolini, vestito con la camicia nera e con un cappotto nero, in atto di salutare con la destra col saluto fascista, mentre con la sinistra tiene una pergamena, probabile allusione al decreto dell'istituzione della Provincia di Ragusa. E' circondato da camicie nere, da soldati e da bandiere al vento. Tra gli altri s'individuano i quadrunviri e il senatore Filippo Pennavaria. Di spalle al Duce la statua di Giulio Cesare in veste senatoria. Fanno da sfondo alcune opere e alcuni monumenti di Roma: i Dioscuri e la statua di Marco Aurelio di piazza del Campidoglio, il Colosseo, il Teatro di Marcello, ruderi dei Fori imperiali, tra cui due archi di trionfo, la Basilica di Massenzio, la chiesa del Gesù. Nel pannello di sinistra la sfilata delle camice nere, di soldati con stendardi e gagliardetti, tra bambini in primo piano. Nello sfondo la colonna Traiana, i Dioscuri di Piazza del Quirinale, la colonna dell'Immacolata di Piazza di Spagna, le Terme di Diocleziano, alcune ciminiere, una torre.<br/>Nel pannello destro altri soldati, altre camice nere, uno guida un automobile, una madre con bambino: sullo sfondo Castel Sant'Angelo, San Pietro, Sant'Ivo alla Sapienza, il Pantheon, la statua di Garibaldi. Nel tetto cassettonato al centro si trova un'aquila dorata (opera della ditta Augusto Innocenti di Firenze); nel pavimento in marmi policromi al centro la rappresentazione della Trinacria, simbolo della Sicilia (opera della ditta Arturo Palla di Pietrasanta). La stanza è decorata da due grandi candelabri, da un lampadario e da appliques in ferro battuto (opera di Isnaldo Petrassi, direttore artistico dell'officina dell'Istituto San Michele di Roma). Le porte e gli arredi lignei sono opera della ditta Puccini di Cascina. Tutti gli arredi sono disegnati da Ugo Tarchi. Adiacente al salone di rappresentanza si trova la sala del camino. In questa sala il Cambellotti raffigura su una parete Ragusa Ibla nel contesto delle brulle colline circostanti, scegliendo il punto di vista di Ragusa Superiore all'altezza di Santa Maria delle Scale: la città è rappresentata con un colpo d'occhio unitario di tetti. Da risalto alla chiesa di San Giorgio, a San Francesco all'Immacolata, al campanile di Santa Maria delle Scale, aggiungendo, inventandolo, sul cocuzzolo della collina il castello dei Conti che oramai era stato demolito. In basso colloca la lunetta del portale tardogotica di San Giorgio, raffigurante San Giorgio e il drago. Sulla parete di fronte a quella sopra descritta è raffigurato il paesaggio di Ragusa Superiore, con al centro la chiesa di San Giovanni, integrata dal campanile destro che nella realtà manca e le emergenze architettoniche ecclesiastiche della chiesa della Badia, dell'Ecce Homo, del SS. Salvatore, il Ponte vecchio e il ponte nuovo ancora in costruzione. A distanza, sulla sinistra in alto s'intravede un grande monumento equestre. In primo piano il campanile della prefettura e la testa mozzata del Battista, il capolavoro in argento di Paolo e Cesare Aversa, assunto a simbolo della città alta. Sulla parete sopra il camino, nella lunga fascia rettangolare, un grande impianto industriale in metallo, simbolo della lavorazione dell'asfalto, con alle spalle rocce asfaltiche scheggiate, l'altopiano ibleo e l'Etna in lontananza. Sul lato delle finestre si rappresenta la campagna iblea con i campi cintati dai muri a secco, i bovini, i carrubi, una masseria e contadini che arano la terra. Nella fascia sottostante ai temi sopradescritti sono dipinti in monocromato temi allegorici del lavoro ragusano dall'officina alla carpenteria marinara, dai prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento agli attrezzi dell'edilizia, agli oggetti in ceramica, agli attrezzi del falegname. Nell'ultima stanza di quest'ala, la sala da pranzo, nelle quattro pareti dipinte sempre a tempera in trompe l'oeil si rappresenta l'azzurro del cielo che si apre dietro ad un loggiato ligneo tra pergolati di zibibbo, di piante di fichidindia. Sulla parete di fondo, in cui si trova una fontana in marmo policromo con al centro un medaglione raffigurante la Trinacria, si staglia un mandorlo in fiore; sul lato di fronte alle finestre un arancio, con affianco un carrubo, un albero di fico e sulla parete che affianca la sala del camino un albero di ulivo.<br/>Dall'altro lato del salone di rappresentanza si accede alla sala delle riunioni costruita in un secondo tempo ed affrescata come dicevamo da Eugenio Morici, con la collaborazione del Rizzo. Sulla parete di fondo sono rappresentati simboli ed eventi dell'Impero Romano. In primo piano la madre romana che porta in braccio un bambino ed avente al suo fianco un ragazzino; la lotta dei barbari con il Gallo morente, un guerriero ferito e due guerrieri in lotta. Di spalle la statua di Giulio Cesare e tre cavalieri vittoriosi. Nella parete a fronte è rappresentata la Glorificazione dell'Impero Fascista, con i ritratti equestri del Re, del Duce e di Badoglio in trionfo, circondati da tre combattenti a torso nudo, dal giovane fascista che porta il gagliardetto dei Fasci, da due giovani sportivi, un uomo e una donna, da una donna e da due lavoratori che trasportano due blocchi di pietra. In una delle pareti corte (quella di sinistra entrando nella stanza dal salone) è simbolicamente rappresentato il lavoro nella terra d'Africa, composto da una figura femminile nuda etiopica che sorregge in testa un grande vaso e, di spalle, due figure di lavoratori a torso nudo. Sull'altra parete, a destra entrando, è raffigurata la partenza dei legionari, composta da due figure che si abbracciano, davanti la passerella del piroscafo, dove sono poste la Vittoria guerriera con un grande scudo rotondo nel braccio sinistro, del legionario che segue, vestito in pieno assetto di guerra. Nel soffitto, in bassorilievo in stucco, il Morici realizza un pannello rettangolare con la rappresentazione di tre Vittorie.<br/><br/><br/><br/>Tags: invenzione di una prefettura , LEONARDO SCIASCIA , PIETRANGELO BUTTAFUOCO , GIUSEPPE LEONE ,</p>"Aiace" e "Fedra" conquistano Siracusatag:ingegniculturamodica.ning.com,2010-05-16:3900264:BlogPost:51662010-05-16T08:00:00.000ZGino Salinahttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/GinoSalina
Aiace e Fedra rivivono a Siracusa<br></br>
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Maurizio Donadoni interpreta Aiace<br></br>
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FOTOGALLERY<br></br>
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Fedra e Aiace conquistano Siracusa<br></br>
Il rapporto tra uomini e dei al centro al centro del nuovo ciclo di tragedie al Teatro Greco, dove l’Inda si è affidata con successo ai giovani Daniele Salvo e Carmelo Refici<br></br>
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di SIMONETTA TROVATO<br></br>
SIRACUSA. Arroganza, ultimo peccato. E l’uomo, il piccolo uomo, non deve permettersi di alzare la testa contro gli…
Aiace e Fedra rivivono a Siracusa<br/>
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Maurizio Donadoni interpreta Aiace<br/>
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Fedra e Aiace conquistano Siracusa<br/>
Il rapporto tra uomini e dei al centro al centro del nuovo ciclo di tragedie al Teatro Greco, dove l’Inda si è affidata con successo ai giovani Daniele Salvo e Carmelo Refici<br/>
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di SIMONETTA TROVATO<br/>
SIRACUSA. Arroganza, ultimo peccato. E l’uomo, il piccolo uomo, non deve permettersi di alzare la testa contro gli dei. È questo il tema principe del nuovo ciclo di tragedie al Teatro Greco di Siracusa dove l’Inda si è fidata di due giovani e ha affidato l’”Aiace” di Sofocle a Daniele Salvo e la “Fedra” di Euripide a Carmelo Refici.<br/>
E se il primo ha deciso per un allestimento cinematografico, aiutato anche dalla scenografia, a prima vista falsamente essenziale, di Jordi Garcés, che presto si trasforma in un altare grandguignolesco, un mattatoio di animali sgozzati, Refici ha preferito giocare tutto sugli spazi ampi dominati dalla pazzia, ma soprattutto dalla Parola. Già la parola: che nella traduzione di Guido Paduano per Sofocle diventa sussurro o grido contemporaneo, ma che in Edoardo Sanguineti – che ha tradotto “a calco” Euripide – recupera l’antico, il passato, il suo lontano scevro da neologismi.<br/>
“Aiace” racconta il dramma del guerriero greco cui vengono negate le armi di Achille e per questo diventa folle, rifiutato dai suoi stessi compagni, e si uccide; “Fedra” è la regina innamorata e rifiutata del suo figliastro che si impicca lasciando uno scritto in cui accusa il giovane Ippolito di averla violentata. Due allestimenti diametralmente diversi, quelli siracusani, ognuno per suo verso da vedere: se Aiace – Maurizio Donadoni, mai sopra le righe – è l’uomo di ieri senza libero arbitrio, senza capacità decisionale, se non della propria fine, la marionetta folle che Atena muove a suo piacimento, Fedra – una straordinaria Elisabetta Pozzi - non ha orgoglio se non quello della donna ferita, in delirio, l’innamorata per la quale tutto è lecito, anche l’inganno e la menzogna, pur di raggiungere la vendetta dell’animale rifiutato. Non guardano avanti né Sofocle né Euripide: se in “Aiace” si affaccia il nuovo, Ulisse, il pensatore, il politico, Fedra è incastrata nel pianto antico e non riesce a tirarsene fuori se non con la morte.<br/>
Di valore il resto della compagnia: Ilaria Genatiempo è prima Atena vendicatrice poi una malvagia Afrodite, che nulla ha della delicatezza botticelliana. Poi Massimo Nicolini – prima messaggero poi Ippolito – Antonio Zanoletti, Francesco Biscione, Giacinto Palmarini, Tindaro Granata, una brava Guia Jelo, Alessia Giangiuliani, Mauro Avogadro. Repliche alternate fino al 20 giugno.