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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

MENU CENA DI APERTURA con i commenti di Roberta Corradin

Sfoglia di grano, mazzarella di bufala dop, guanciale affumicato di Amatrice, Parmigiano Reggiano, olio al basilico e succo di pomodoro.
Con Serragghia, bianco 20007 igt Zibibbo di Pantelleria Gabrio Bini
Praticamente una quesadilla, perché Carmelo voleva giocare sulle radici ispaniche del tex-mex, sovrapponendo gli ingredienti italiani. Il che aveva scandalizzato l’establishment che aveva chiesto di cambiare il menu. Abbiamo cambiato solo i nomi (sfoglia di grano invece di quesadilla), memori della grande lezione di Tomasi di Lampedusa (“cambiare tutto, per non cambiare niente”). Una standing ovation. Praticamente, una quesadilla che ha studiato non solo le lingue, ma proprio l’educazione civica italiana. Una materia che sarebbe simpatico riciclare nelle nostre scuole, by the way. E poi cos’era quello Zibibbo, un’esplosione di pompelmo al naso, una cosa che finalmente capisci cosa voleva dire Catullo, “deos rogabis totum  ut te faciant, Fabulle, nasum” (e pregherai gli dei, Fabullo, perché ti faccian tutto naso).


- Risotto ai cinque agrumi, gamberi cotti e crudi, e cucchiaio di caviale di scorza d’arancia.
Con Etna Rosso doc Rina 2006, Girola,o Russo.
Con questo piatto eravamo tutti suoi. La cottura del riso, la gioia degli agrumi che riecheggiavano tra loro, la doppia consistenza dei gamberi… un piatto di una sensualità nuziale. E l’Etna Rosso che si apriva come un racconto a più livelli. Felicità nel piatto. Oggi alla conferenza stampa ho raccontato che la parola italiana felicità deriva dalla radice indoeuropea

–fe che significa l’appagamento del neonato sazio del seno della madre , e cioè che la felicità, per noi, ha a che fare con la sazietà del primo cibo della vita. Una piccola passeggiata tra le montagne italiane, al mattino presto. L’ultimo nato tra i cucchiai di Carmelo, nella serie “passeggiata in un mercato di Beirut”, “un pezzetto di cioccolato dopo una gita in barca”…. Prima di assaggiarlo ti chiedi che c’entra quel nome.  Dopo che l’hai assaggiato, sai che era l’unico nome possibile…..

- Due forchetti di maccheroni alla bolognese.
Con Pigi Azienda Agricola Poggio di Bortolone.
Il piatto più educational del menu. I commensali dicevano “ma allora questo è il ragu alla blognese”. Una vera scoperta per loro. E che cos’era il Pigi!

- Guancia di manzo Santa Cruz in agrodolce, caponatina di carciofi al cioccolato di Modica.
Con Marsala Superiore Riserva 10 anni, Marco De Bartoli.
Ancora una provocazione firmata Carmelo. Non un manzo italiano ma la varietà locale (in Texas) Santa Cruz. Amoreggiava con il cioccolato di Modica nella salsa e ammiccava al Marsala De Bartoli.

- Una pallina di gelato di pistacchio in olio extravergine di oliva, sale integrale e tartufo bianco.
Un pre-dessert spiazzante.  Chi è stato a Identità Golose ricorda la giornata sull’olio di oliva che comprendeva anche gli usi in pasticceria. Il sale, il tartufo, erano tutti percorsi che ti
attraevano fuori traccia. Sensuale.

- Raviolo fritto alla ricotta, profumo di limone, cannella e sciroppo d’acero.
Con Abraxas, Passito di Pantelleria doc

Un finale in crescendo, anche qui l’idea di Carmelo era di citare il tex-mex, però con le note tutte siciliane di limone e cannella accarezzate dal Passito.

Tags: carmelo chiaramonte , roberta corradin , texas ,

Fonte Ragusanews

 

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Aggiornata l'ultima volta da mario giovanni incatasciato 25 Feb 2010.

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