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Giovanni Baglieri, cioccolattaio modicano

Il racconto dello chef Carmelo Chiaramonte

Giovanni Baglieri, cioccolattaio modicano
Modica - Abbiamo creduto di sapere tanti segreti, noi iblei, dei prodotti che danno sapore e felicità in molta parte dell'altro e del nostro mondo. Conosciamo la diverse sfumature di condire e cuocere le focacce (scacce, 'nfigghiulate, pastizzi), sappiamo a memoria il grado di stagionatura del caciocavallo (ne mangiamo così tanto che sembra si rincorra la voglia di diventare buoni e candidi).

Anche sul cioccolato di Modica la sappiamo lunga, origini, fattezze, confezione e sapori. Eppure ci mancava la fiaba, come una storia vera che merita un alone di magia. Così adesso è il momento di raccontarne una, sentite questa. C'è ancora oggi, come pure una volta, 'u ciucculattaru. E' un uomo semplice, con le dita forti, il viso sereno e una raffinata arte nella mente: fabbricare cioccolato di Modica, in casa sua.
Una volta, ed oggi, c'è una casa in mezzo ai labirinti alti di Cartellone, sul braccio ad ovest di quella bella donna d'un tempo che è, o è stata Modica, a seconda del gusto: cannella o vaniglia; le tavolette che si fabbricavano in questa dimora profumavano così, le stesse spezie del cioccolato di Ciccio Bonajuto.
…Dicevo c'era quest'uomo, Giovanni detto Baglieri, meglio noto come 'u ciucculattaru, famoso a Ragusa, come Rosolini, Ispica, Pozzallo e Scicli. In tasca un biglietto del treno di sola andata e ritorno a piedi, e nel cesto amate tavolette di cioccolato modicano, in controluce colmo dei suoi geroglifici digitali.
Quanto mi mancano i viandanti della provincia di Ragusa!
Sono stati lì in giro fino ai primi anni '90 e poi fuffa! Spariti. Passaggio al mondo della verità, case di cura, cultura del sospetto sul viandante, chissà!
C'era Frà Emanuele, francescano in sandali e bisacce, che da Modica girava per gli Iblei in autostop e a piedi, per raccogliere una moneta o delle fave cottoie per i frati del convento. E poi venditori di scope, di collants e panciere per signora, estrattori di calli e cipolle degli arti, riparatori di oggetti e ceramiche e c'erano pure tanti contadini in trasferta metropolita in altri paesi. E infine c'era 'u ciucculattaru.
Vedete questa faccia un po' nobile e normanna mentre esibisce l'effige del fu padre di sangue e di arte?
Lui è il protagonista di questa fiaba, quello che scorgeva, dietro i vetri delle finestre, i sorrisi dei bambini che siamo stati, il vero Babbo Natale vestito da uomo. E pensare che tutto questo somigli alla novella di un altro Giovanni, il papà della Nutella, quel famoso signor Ferrero che negli anni '30 gironzolava in carrettino per tutte le Langhe di Piemonte, a distribuire la sua crema di cacao e nocciole gentili. Invece il nostro caro modicano, con la faccia da ragazzo, rimane figlio e papà di una fiaba povera, vera, dolce e buona come le facce della gente quando mordono la tavoletta di sabbia e di cacao. Oggi il signor Baglieri fabbrica di rado la cioccolata, è uno dei nostri illustri e sconosciuti saggi. Passeggia ancora tra la sua casa magica e la Società Operaia.
Chiunque riuscisse a stringergli la mano potrebbe prendere a mente e cuore l'esempio dell'uomo ibleo, ricco di nobiltà e senso del semplice, come potrebbe cercare di imitarne l'eleganza sua e di questa fiaba, vera.

*Fonte bibliografica su Baglieri: 
E. Assenza, Uno sguardo focalizzato: la cioccolata di Modica. Marina Castiglione (a cura di), Tradizione, Identità, tipicità nella cultura alimentare siciliana. Ed. Centro di Studi Filologici e Linguistici siciliani Siciliani -Dipartimento di scienze filologiche e linguistiche. Palermo, 2011.

 

 

Foto Pier Paolo Ruta

 

 

La Sicilia

Carmelo Chiaramonte

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