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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Il protagonista del libro è un milanese, nato in Sicilia, che torna alla scoperta delle sue origini. Rimasto orfano da bambino e cresciuto a Milano da uno zio, è all'oscuro dei segreti di famiglia. Russo,svelando quei segreti, ci disvela una intensa sicilianità di cui ci sentiamo partecipi.

L'impatto del giovane è all'inizio molto arido e difficile e il coinvolgimento lento, ma via via lo percepiamo più umano ed espressivo, alla fine addirittura simpatico.

Le vicende si svolgono tra una frenetica Catania del dopoguerra e una Mazzarino feudale.

Pietro Lanza opera una vera ricostruzione ideologico-spirituale, alla fine della quale è in grado di operare la scelta di ritorno alle origini, dal grande valore simbolico.

Il Russo, con abile occhio osservatore, buona capacità descrittiva e profondità tale da capire il dolore, ci dà bellissimi passi e ci fa riscoprire la sicilianità che è in noi e che spesso rimpiangiamo:

il dialetto che si va perdendo, il culto dell'ospitalità e il rito della tavola, il significato nascosto di certi gesti, e poi il "culto dell'onore" e il tabù delle "corna"; e poi verità antiche: le terre come segno di potenza..

Vediamo il nostro protagonista pian piano liberarsi dei condizionamenti, dei tanti vincolanti dubbi, dei tentennamenti, verso la fidanzata milanese, verso le due vogliose cugine siciliane determinanti e intraprendenti seppure nella loro diversità; abbandonare la milanesità di cui si era forgiato, per la sicilianità ancora non del tutto compresa, ma che noi viviamo, timorata, frugale, come un matriarcato che mai si rivela.

Le ricette citate nel libro: i maccheroni, un falsomagro di un metro, e il biancomangiare;

bella la descrizione della lingua di ricotta che scivola nel piatto dalla cavagna: ci riporta indietro di tanti anni a riassaporare quel sapore unico.

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