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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Si tratti di processioni religiose, di sedute spiritiche, di rappresentazioni sacre o profane, è sempre il richiamo magico della terra madre a destare intatto in Camilleri lo stupore dell'infanzia e dell'adolescenza, vissute da spettatore-protagonista di quelle «pratiche
popolari» che da noi più che altrove riempiono un divenire altrimentri carico degli eccessi di una sempre problematica quotidianità.

Sono le «Gocce di Sicilia» originariamente pubblicate nell'«Almanacco dell'Altana» e approdate agli Oscar Mondadori come testimonianza di una
capacità divulgativa che non conosce confini di regioni, linguaggi, espressività, tradizioni e costumi. In una dialettica serrata tra autore e lettore, che annulla prodigiosamente le diversità, fino a rendere

familiari anche gli usi e i costumi di ostinata dimensione popolare e insistita matrice primitiva. Dunque anche la processione della statua del santo patrono, portato a spalla fin dentro l'osteria per riprendersi dalle fatiche della festa, può diventare argomento sì di stupore, ma anche di compenetrazione nelle credenze più diffuse, tra religiosità e superstizione. Come anche un personaggio quasi da leggenda in àmbito familiare, legato alla sua terra fino a diventare un tutt'uno indistinguibile, può aprire le porte alla conoscenza del mondo attarverso i libri e i classici senza tempo.

E ancora piccole storie, quasi flash di una sicilianità da esportare ma non svendere, mai, al mercato del banale e del consueto. Il significato ultimo della «coppola», la vicenda controversa d'un lunario, la simpatica speculazione sul colore del fazzoletto nel giorno della Resurrezione. Sono memorie di un passato scappato via troppo in fretta, e proiezioni su un presente troppo frettoloso per coglierne in pieno i significati oltre le apparenze; ovvero la morale dietro l'esteriorità.

Così si realizza l'esaltazione letteraria e artistica del ruolo stesso delle scrittore: per natura propenso alla descrizione degli eventi, ma per indole in grado di trasfigurarli quasi subito in funzione d'un assunto, o di una teoria, certo da dimostrare, però da non assumere a certezza definitiva.

Come nel «caso» della scomparsa di Antonio Patò, qui presente nella stesura embrionale del racconto. Un mistero, sì; ma forse anche un abile inganno, per sottrarre due innamorati «clandestini» alle ire e alle aggressioni della società e renderli per sempre liberi da ogni ipocrita convenzione.

Camilleri, insomma. Nella sua inalterata capacità di rendere consueto l'incredibile e familiare l'improponibile; come si conviene a ogni sicilianità che non scenda a compromessi, tradendo il suo insito sottostrato di mistero e fantasia. 

 

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