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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

IL MANOSCRITTO DI SHAKESPEARE
recensione di Maria Rita Pennisi

Il manoscritto di Shakespeare, (2008) terzo romanzo di successo per Domenico Seminerio, dopo Senza re né regno (2004) e Il cammello e la corda (2006.) Tutti pubblicati dalla Casa Editrice Sellerio di Palermo. Siamo in un paese immaginario della Sicilia, Castelgrotta, e un affermato scrittore si gode l’estate nella sua casa, accudito dal cameriere Stanlay. La sua vita scorre lenta, in questo luogo silenzioso e quieto. Una mattina però per lui tutto cambia. Una notizia sconvolgente bussa alla sua porta, concretizzandosi nella persona di Gregorio Perdepane, vecchio maestro elementare in pensione, che gli chiede udienza. Lo scrittore lo riceve e Perdepane, dopo qualche indugio, comincia a raccontargli una storia che sa dell’incredibile. Da quel momento la vita dello scrittore cambia. La voglia di saperne sempre di più su quella storia, si impadronisce di lui. Ci vuole tempo però per sapere bene i fatti, perché Perdepane parcellizza le sue scoperte, mentre le riferisce allo scrittore, quasi volesse creare una sorta di suspance. Da quel momento lo scrittore attende le ore che lo separano dal suo interlocutore. Emerge così dagli abissi della nostra memoria, un personaggio simile a quello di Shahrazàd de Le mille e una notte. Non si tratta però della bella fanciulla che inganna la morte con le parole, bensì di un vecchio maestro in pensione che con il gioco, più o meno voluto, delle rivelazioni e delle attese tiene desta la curiosità dell’incredulo scrittore. Viene fuori così che, dopo la guerra, Perdipane ha comperato due libri da una donna, che nonostante fosse vestita di stracci, rivelava un aspetto nobile. Tra i mucchietti di libri ne nota uno. Si tratta di un libricino foderato di cartapecora, come si usava nel Settecento. Più tardi scoprirà che si tratta di un libro di aforismi, molto più antico di quel che credesse. Vorrebbe acquistarlo, ma la donna, dato che lui ne ha acquistato altri due, glielo regala insieme ad altri fogli che erano nel libricino. La nobildonna caduta in bassa fortuna è il tramite tra Perdepane e una verità che preme per essere rivelata. Che la nobildonna che si nasconde sotto abiti dimessi incarni la Conoscenza che nonostante tutto riesce sempre ad emergere dalla notte buia dell’ignoranza, quando sente che qualcuno è pronto ad accoglierla? Forse, ma in ogni caso questa notizia esplosiva è arrivata nelle mani sbagliate di Perdepane. Nessuno darebbe retta a un vecchio maestro in pensione, con la fama di essere un po’ matto. Questo lui lo ha messo in conto ed ha anche risolto il problema. Nessuno crederà a lui, ma tutti daranno credito all’opinione di uno scrittore affermato. Ecco perché si è rivolto a lui. Sarà lui a far conoscere la verità su Shakespeare, facendo riemergere la figura del siciliano Michelagnolo Florio, dagli abissi del tempo. Lui? Che sia davvero matto il maestro Perdepane? Pensa lo scrittore di Castelgrotta. Con grande perizia Domenico Seminerio ci guida e a volte ci catapulta nel dedalo di questa intricatissima storia, che a tratti si tinge di giallo. Definire questo romanzo un giallo però sarebbe riduttivo, al massimo questa potrebbe essere una chiave di lettura, forse la più semplice. Il romanzo dice molto di più. Potremmo definirla la storia delle verità nascoste? La storia di quelle verità, che sono sotto gli occhi di tutti e a cui nessuno fa caso? La lettera rubata di Edgar Allan Poe docet. A mio parere, la verità ha una sua sacralità è può rivelarsi, se vuole, solo a un occhio attento e devoto. Ma forse qualcuno penserà che sia più prudente non rivelarle certe verità o addirittura non cercarle nemmeno. In ogni caso immaginare uno Shakespeare messinese, uno Shakespeare italiano è affascinante. Ma dopo tutto, qual è una delle più grandi doti di un autore, se non quella di scrivere un romanzo che fa discutere? I lettori che amano il mistero e il dubbio, troveranno in questo romanzo tutto ciò che cercano. Chi ama invece le verità cristalline, le certezze assodate potrà gettarsi a capofitto nella lettura di questo romanzo e ne uscirà stupito, rigenerato, confortato dal dubbio, che è quello che dà l’input alla vita e che ci apre gli orizzonti perduti.
Maria Rita Pennisi

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