IngegniCulturaModica

Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca





Usi, costumi, tradizioni, abitudini e superstizioni del matrimonio nella cultura siciliana. Un rituale esaminato in tutte le sue fasi e negli elementi caratterizzanti: "l'età
matrimoniale", il "nguaggiu", la "vagghiata", ma anche
nell'aspetto fondamentale del cosiddetto "Mangiar di Nozze". Chiude
il libro un elenco di ricette, selezionate fra le massime espressioni della
tradizione locale.





L'AUTORE:
Giuseppe Coria, nato a Vittoria nella provincia di Ragusa nel 1930 e scomparso nel 2003, era figlio di una nobile famiglia di viticoltori. Lui amava
descriversi "Vignaiolo" e ha dedicato grande parte della sua vita
allo studio delle tradizioni e del folklore della sua terra, nonchè alla
gastronomia.
Coria apparteneva ai grandi giornalisti della gastronomia, era membro
dell'Accademia Italianadella Cucina, dell'Associazione Nazionale dei
Giornalisti Enogastronomie e del turismo e della Federation Internationale de la Presse Gastronomique
Vinicole e Touristique.
Scrisse fra tanti altri libri anche: >Profumini di Sicilia - i piatti di
carne bovina e ovina<, >Diavoli e diavolerie in Sicilia< e >Profumi
di Sicilia - il libro della cucina Siciliana<.




1° parte - USI NUZIALI IN SICILIA


L'età matrimoniale (degli futuri sposi):
"Fimmina a diciottànni, o la mariti o la scànni." (proverbio)
Lo sposo era "al punto giusto" verso i ventotto anni, una volta
assolto il servizio militare.


La conoscenza (il cosìdetto 'nguaggiu):
La madre del ragazzo metteva gli occhi su una ragazza non forestiera (che singifica tutt'ora in Sicilia dello stesso paese, per non dire dello stesso
quartiere) e dello stesso rango sociale. Il contatto con la madre della ragazza
avveniva con una scusa qualunque e ricevuto il consenso le due donne mettevano
su carta la "minuta", ovvero l'elenco della dote da dare ai
rispettivi figli.


La vagghiàta (o stimatùra della dote):
Trattasi della revisione della minuta stilata da parte delle consuocere alla combinazione del matrimonio, che sarà rettificata su base delle possibilità
economiche delle famiglie. Così il corredo della biancheria della ragazza sarà
composto da tre, sei, otto o dieci pezzi per ogni voce.
L'estimo si effettuava nella casa della futura sposa alla vigilia delle nozze e
a conteggio compiuto si decideva l'importo in unzi che il futuro sposo doveva
mettere come dote.


Le nozze:
I matrimoni non si svolgevano mai a Maggio o Agosto, sempre di Domenica o in coincidenza di feste patronali o principali. La spiegazione per questa usanza la troviamo già
in Ovidio, che visse 2000 anni fa. Gli antichi Romani commemoravano i
loro defunti prima a Maggio (quando ebbero il calendario di 10 mesi) e poi ad
Agosto (quando il calendario romano fu portato a 12 mesi).
L'abito della sposa non era sempre bianco. Nell'ottocento in diverse città
siciliane si usavano anche altri colori, come il vestito celeste a Terrasini o
il giubbettino bianco su una sottana celeste a Milazzo.
Le tradizioni legate alle nozze in Sicilia erano tantissime e diverse:
a Mazzara del Vallo si gettava frumento sugli sposi, a Modica si usava
spargere del vino davanti all'uscio di casa.
Al pranzo di nozze partecipavano un poeta, che declamava versi, ed i suonatori,
che accompagnavano le danze.
A termine della festa gli sposi erano portati da tutti gli invitati, illuminati
dalla luce delle fiaccole, fino a casa per rimanere finalmente soli. In molti
paesi era usanza che la madre della sposa preparasse il letto, svestisse la sposa
e rimanesse nella stessa casa per tutta la notte per eventuali
"bisogni" della sposa.


La fuitina:
Quando due giovani si piacevano e si innamoravano, per potersi sposare fra di loro, ricorrevano in molti casi alla fuitina. Ciò significa che fuggivano
insieme, stabilendo prima data e luogo,aiutati spesso da una parente o amica,
mettendo i genitori davanti al fatto compiuto. Il tempo "stabilito"
per regola non scritta era che i due innamorati rimanessero insieme per tre
giorni, tempo sufficiente per consumare il matrimonio.
Seguivano immediatamente le "nozze riparatrici".  Ma se un giovane
avesse voluto ripensarci  si poteva considerare potenzialmente morto.


Superstizioni:
La Sicilia è piena di credenze per ogni fase della vita ed ogni situazione, molti riguardano
le diversi fasi del matrimonio; qui un esempio: Nella casa della fidanzata si
deve spazzare sempre e spesso, per evitare che due fuscelli di paglia si
mettano a croce.



2° parte - MANGIAR DI NOZZE


Il "Mangiar di Nozze", da sempre ed ovunque punto centrale di grande importanza della giornata del matrimonio, non è legato a specifici piatti. In ogni paese e regione usa  scegliere per questo giorno
piatti tra le migliori espressioni gastronomiche della tradizione locale,
combinando dei menu ricchi con piatti elaborati.


Gli Antichi Romani mangiavano un minestrone di farro accompagnato da pane di farro, preparato dalle Vestali. Il farro era già allora simbolo della fecondità per la sposa, dal quale la cerimonia della nozze prendeva il nome:
"conferreatio".


Nei secoli il "banchetto da sposi" diventava sempre più importante, a tal punto di assumere lo stesso significato della parola "nozze". Infatti, si usava dire "fecero tante nozze"
(ovvero un grande pranzo).


Il primo piatto era sempre il più importante e succulento, e fra tutti non mancavano mai gli arancini di riso, la pasta al forno e "i maccarùna di ziti al ragù" (ovvero"maccheroni di fidanzati").
Tra i secondi di carni pochi piatti di carne bovina, più comune carne ovina e
immancabile il pollame. Nei paesi di montagna si usava cucinare capretti ed
agnelloni interi al forno, nel Modicano si preparavano le galline ripiene. Al
primo posto la carne di maiale, presente in forma di gelatina e ragù, costate e
costolette, e ovviamente salsicce di ogni misura in grande quantità;
il tutto accompagnato dai contorni di stagione, come carciofi arrostiti,
asparagi selvatici e caponate.
La quantità dei dolci dipendeva dal ceto sociale della famiglia, partendo dei
generici come cotognata, fichi secchi e mostarda fino ai dolci della stagione:
cannoli a Carnevale, 'mpanatigghi nella Quaresima, la cassata della Pasqua ed
i dolci natalizi, quali pignulata, nucàtuli, mustazzòla e tanti altri.


Al termine del banchetto si usava ballare fino ad arrivare al taglio della torta; il significato simbolico di questo taglio da parte della sposa aiutata dallo sposo rappresenta la perdita dell'illibatezza della donna.



3° parte - ANTICHE RICETTE NUZIALI IN SICILIA


Questa parte riporta dettagliatamente tante ricette per primi e secondi piatti, dolci, altre portate (contorni ed insalate) per finire ai vini "d'altri tempi".
Per gli amanti della cucina tradizionale e delle ricette particolari questo
libro vale oro, è una raccolta di piatti prelibati, che si preparano in parte
ancora oggi nelle case siciliane per i giorni di festa e che si possono
assaggiare anche in qualche trattoria sul nostro territorio.


Senza elencarli tutti,  un menu nuziale siciliano potrebbe essere questo:
- Pastizzu di cavatéddi cavàti
- Cunìgghiu all'aurudùci
- Bucciddàti di casa


Descrizione dei piatti del menu qui sopra:
1° piatto - Pasticcio di pasta (specialità agrigentina): involucro dolce con ripieno salato di cavateddi di ragù di carne, piselli in umido, rigaglie di
pollo e dadi di caciocavallo;
2° piatto - Coniglio all'agrodolce: coniglio tagliato a pezzi rosolato in olio
con aceto e miele cotto unitamente ad una caponata di cipolla, sedano, olive
verdi, carota, pepe e peperoncino e servito con chicchi di melagrana;
o  con insalata d'arance  (arance e cipolla tagliate a fettine, con qualche chicco di melagrana);
Dolci - Buccellati di casa: biscotti farciti con fichi secchi, uva passa,
mandorle tostate, noci e miele aromatizzati con cannella, vaniglia, e chiodi di
garofano.










Visualizzazioni: 457

© 2024   Creato da mario giovanni incatasciato.   Tecnologia

Badge  |  Segnala un problema  |  Termini del servizio