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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca


Dal 23 giugno disponibile il romanzo, in autunno il documentario su Rai3
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Salvo Montalbano, Grazia Negro. Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli.

Due mondi, due modi di investigazione che -Camilleri dixit- si sfidano e si incontrano. Tutto questo avviene in un romanzo che è già un evento, Acqua in bocca, scritto a quattro mani da due dei nostri migliori giallisti. In copertina si vede un pesciolino rosso, nel romanzo ritrovato nella bocca di una persona uccisa in un insolito omicidio.

Il caso -informa il sito di Minimum fax- "è nelle mani di Grazia Negro, che, resasi conto di non trovarsi di fronte a un delitto di ordinaria amministrazione, chiede aiuto al collega siciliano; i due scopriranno di avere a che fare con i servizi segreti deviati e nelle indagini rischieranno la propria stessa vita. Il libro è reso unico e
appassionante dalla sua struttura: invece che un romanzo convenzionale, è
un collage di lettere, biglietti, ritagli di giornale, rapporti e verbali, pizzini che fanno rocambolescamente la spola fra i due detective, stimolando e accompagnando il lettore nella ricostruzione dell’indagine, che si conclude con un finale mozzafiato. Una jam session fra due narratori geniali che si divertono a far interagire il loro
immaginario e il loro stile, una lettura imperdibile per gli amanti del poliziesco e del noir".

Su questa insolita collaborazione, la casa editrice ha girato anche un documentario, intitolato A quattro mani, che -informa ancora il sito-
"nato da un'idea di Daniele di Gennaro, prodotto da Rosita Bonanno per minimum fax media, con la regia di Matteo Raffaelli, in cui ha molto creduto il direttore di RaiTre Paolo Ruffini, andrà in onda sulla stessa rete in autunno" (sotto, un video del progetto).

 

 Il video

 

"Il confronto serrato fra i due scrittori", prosegue la presentazione del documentario, "provocati a vicenda dal regista-interlocutore in un serrato e confidenzialissimo scambio, fa risalire entrambi lungo il percorso della loro scrittura, il background cinematografico, musicale e letterario, l’ambiente familiare e l’Italia nella quale hanno cominciato a vivere e a scrivere a 40 anni di distanza l’uno dall’altro". E così "i due fuoriclasse della letteratura di genere"
regalano allo spettatore "un percorso di lettura e di visione fra i più ricchi e articolati, un vero e proprio corso di scrittura che fa emergere in maniera nitida le loro scelte artistiche, uno spettacolo vero e proprio di battute e riflessioni brillantissime sul nostro tempo, uno show fatto da due persone che per vicende diverse di esperienza diretta conoscono profondamente lo strumento televisivo e i suoi tempi".
Diamo solo due esempi di quel che si può trovare nel documentario, sempre tratti dal sito di Minimum fax:


UNO
Lucarelli - Il primo romanzo
Hai la consapevolezza che diventerai uno scrittore di gialli la volta in cui capisci che per interessare i genitori non ti siedi e dici: "oggi la maestra ha fatto questo e questo", ma ti siedi e dici: "non immaginerete mai cosa ha fatto la maestra oggi." E i genitori si bloccano: "Cosa ha fatto?" E se sei un vero giallista non dici niente.Ti fermi, e ti versi un bicchier d'acqua. I genitori sempre più preoccupati: "Cos’ha fatto?!?" E allora racconti che la maestra ha fatto quello che la maestra di solito fa i tutti giorni.


Questo è il giallista.

Cominci a scrivere perché hai in testa una storia e questa storia non te la sta raccontando nessuno. Io ho cominciato a scrivere esattamente per questo motivo, Avevo in mente una storia, una specie di viaggio epico di tre persone alla ricerca di qualcosa in paesi sconosciuti, una specie di polpettone di avventura. Ero un ragazzino, avevo tredici anni, avevo una gran voglia un pomeriggio di domenica, non avevo niente da fare, di questa cosa qua.

Se avessi trovato un romanzo un film un fumetto che me l’avessero raccontata probabilmente mi sarei spento per un altro po’. Il fatto è che non c’era.
Come faccio ad avere questa storia qui? Me la racconto da solo. L’unico modo per fare questo era mettermi lì con la penna e scrivermela.

Camilleri – La strage dimenticata
Io trovo dei documenti che dimostrano che nella torre di Carlo V in una notte del 1848 vengono ammazzate 114 persone, non solo ma trovo gli atti di decesso di 114 persone in una notte. Trovo altri documenti e un giorno dico a Leonardo Sciascia: "Leonardo perché non vieni a pigliare un caffè a casa mia a Roma?" Leonardo viene. "Leona’ perché non scrivi questo che mi sembra un libretto meraviglioso per la Sellerio.? Ti do ‘sti documenti, scrivili."
Dopo una ventina di giorni, torna, "Mi posso prendere un altro caffè a casa tua?. Senti Cammellè", perché lui mi chiamava sempre Cammellè, "perché vuoi che lo scriva io questo libro?" "Perché io come lo sai scrivere tu non lo saprei scrivere mai" "Ma perché lo vuoi scrivere come lo scriverei io? Scrivilo come lo sai scrivere tu. Io ne fare un libello, mentre tu no". "E poi chi me lo pubblica? Sarà un affarino da 60 pagine".
"Non ti preoccupare, ti presento Elvira Sellerio". E io scrissi questo libretto che si chiamava la Strage dimenticata. E Garzanti mi rimproverò: "Camilleri perché hai pubblicato con la Sellerio?"
"Sa Livio, perché è un libro di argomento siciliano". "Perché gli altri libri erano di argomento ungherese?"
DUE
Lucarelli
Il romanzo giallo non diciamo che ha delle regole, perché tutti gli anni esce fuori uno scrittore di gialli che dà le sue dieci regole che contraddicono le altre dieci dell’anno prima. Non parliamo di regole, diciamo che ha una grammatica.
Ha una grammatica ben precisa che è una grammatica narrativa, cioè racconti le cose in un certo modo, ottenendo certi effetti, e alla fine tutto quello che racconti deve tornare in un certo modo. All’interno a questa grammatica devi fare quella cosa che è tipica dello scrittore, che è meravigliare. Devo, all’interno di questa grammatica, trovare un mio spazio, questo vuol dire che devo romperla scardinarla, rifarla, trovarne le contraddizioni, e riscriverla. Questa cosa si chiama sperimentare. Allora il romanzo poliziesco, il giallo, che viene sempre
considerato ingessato, in realtà è un romanzo sperimentale,fisiologicamente, per natura, se no non funzionano le cose che scrivi.

Camilleri
Negli ultimi trent’anni il giallo considera il delitto un elemento scatenante, ma non determinante ai fini del racconto. Oggi non è tanto il chi ha ucciso che interessa in un romanzo giallo, ma il perché è stato ucciso. Questo perché è stato ucciso uno, fa sì che si esca dal romanzo giallo, dallo schema trito del giallo, per diventare un romanzo qualsiasi, senza possibilità di catalogazione, poiché tutto il contesto,vale a dire il perché, diventa alla pari con l’elemento scatenante.

In Acqua in bocca, un modo in cui si scambiano i messaggi i protagonisti
(che conducono un'indagine non ufficiale) è un cannolo siciliano ripieno di un pizzino. Ci saranno anche i tortellini farciti à la carte?
Fino al 23, acquolina in bocca.

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