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Cultura | Palazzolo Acreide La gastronomia degli Iblei alla Prova del cuoco La performance di Andrea Alì



Andrea Alì
prova del cuoco
Palazzolo Acreide

Palazzolo Acreide - La gastronomia palazzolese varca lo Stretto. Stavolta la destinazione è Roma-Saxa Rubra, in Rai, per la «Prova del cuoco», la fortunata trasmissione condotta da Antonella Clerici. «Nocchiero» di queste «migrazioni» è sempre Andrea Alì, il presidente dell'associazione ristoratori palazzolesi, con i suoi «sapori montani». Stavolta però nel segno rigoroso (o quasi) della nostra tradizione contadina.
La trasmissione con Andrea e la sua gastronomia iblea andrà in onda a mezzogiorno del prossimo giorno 30.
Alla «Prova del cuoco» Andrea porterà il tradizionale pranzo di Capodanno delle nostre parti. Le «scacce» (o focacce) di patate, «sanapi» e pomodoro secco, broccolo nero e salsiccia segneranno «l'apertura». Seguirà il «timballo del Gattopardo, una squisitezza «combinata» con anelletti, melenzane, trito misto di carne bovina e suina e fegatini di pollo, sedano, carota, cipolla, uova sode, pecorino grattugiato, salsa di pomodoro, estratto di pomodoro. Poi ancora il baccalà, lavorato con farina di riso, pan grattato, mandorle tostate, farina di polpa di carruba, aceto, alici sottolio. Per la ricetta del baccalà c'è l'unica parentesi di innovazione. Ma sempre moderata, non invasiva, con il massimo rispetto per la tradizione. Il piatto forte sarà peraltro «a iaddina cina», cioè la gallina ripiena con riso, i suoi fegatini e un trito di maiale.
Infine la zuppetta di lenticchie di Ustica in brodo vegetale con fette di pane tostato e olio extravergine di oliva Tonda Iblea o Nocellara del Belice.
Per il dessert ci saranno «a kubbaita» (il sesamo), i «ciascuna» (classici biscotti ripieni di fichi secchi, uva passa e scorza di arancia) e «a pagnuccata», un tronco di cono composto con gnocchetti di farina fritti con zucchero e miele. E per chiudere in bellezza una splendida cassata siciliana.
Non ci sarà vino. Com'è nello stile consolidato della «Prova del cuoco». Ma sulle nostre tavole è di rigore una buona bottiglia di rosso siciliano: magari un buon Nero d'Avola o un Syrah, opportunamente affinati in botte, o un blend di entrambi i vitigni o un Cerasuolo un pochino stagionatello. Per non parlare di uno dei nostri moscati (di Siracusa o di Noto) sul dessert.

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