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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Viaggio nella Siracusa archeologica.Tra templi, musei e castelli si svela il gioiello della civiltà ellenistica in Sicilia

I fiori selvatici invadono i  gradoni del Teatro Greco, il gioiello della civiltà ellenistica in Sicilia  scavato nel ventre calcareo del Colle Temenite, che fu usato dai romani come  modello, come del resto le vicine terme, per tutte le costruzioni destinate  all'arte delle recitazione fatte erigere in tutto l'Impero dopo la conquista  della città avvenuta nel 212 a. C.. E' il segnale che la primavera col suo  tepore è già arrivata a Siracusa, e irradia il suo tepore ai viaggiatori  saggiamente giunti nella città di Santa Lucia in anticipo sulla stagione delle  tragiche greche in cartellone dall'11 maggio quando andrà in scena il Prometeo
(www.indafondazione.org). E' una Siracusa più intima, quasi familiare, quella  che si può godere in queste settimane: ci si può ritrovare soli “dentro”  l'Orecchio di Dionisio, quell'anfratto onirico, freudiano a forma sinusoide,  per tastare la veridicità del suo leggendario eco che sarebbe stato sfruttato  dal tiranno Dionigi di Siracusa per origliare i discorsi dei suoi oppositori politici cola imprigionati, e decidere poi le relative punizioni. Secondo  un'altra tesi, invece, nel “padiglione” della roccia si sarebbe celato un  oracolo che rispondeva ai questuanti del tempio soprastante. E' vero, profumato  e spettacolare senza alcun dubbio l'agrumeto che si distende alle sue spalle:  limoni, arance emanano un odore che resta a lungo nelle narici.  Il viaggio nella Siracusa  archeologica prosegue poi nel Museo Orsi, ricco di testimonianze della cultura  greca in Sicilia, e poi fa tappa ai resti del Tempio dorico di Apollo,  risalente al VI secolo a.C., il più antico in questo stile nell'Occidente  Greco, per concludersi all'Archimedeion, il nuovo museo scientifico interattivo  dedicato al geniale Archimede (287-212 a.C.), matematico, ingegnere, fisico e  inventore che con le sue “macchine” fermava le flotte navali romane, disegnava  sulla sabbia e la cenere, e chiedeva un punto d'appoggio per sollevare la  Terra. Ci troviamo già in Ortigia – in greco antico significa quaglia - ,  l'isola che è il cuore di Siracusa, le cui arterie sono i vicoli che si  dipanano proprio da Piazza Archimede e ove affacciano, specialmente in via  Maestranza, i mascheroni scolpiti sulle mensole e i balconi dei palazzi delle facciate barocche e delle dimore nobiliari fanè che recano stemmi curiosi quali  le cinque scarpe di Palazzo Zappata Gargallo o il gatto passante nero di  Palazzo Landolina Bonanno, o il pesce nuotante nel mare di Palazzo Impellizzeri  Vianisi, mentre Palazzo Bellomo ospita  la pregevole Galleria Archeologica. Questo “pizzo” di strade, quasi una rete da  pesca, culmina nel Castello Maniace fatto erigere da Federico II di Svevia nel  1232: non ci sono più al suo ingresso gli arieti costruiti da Archimede per  indicare la direzione dei venti che attraversando i corpi degli animali  avrebbero emesso suoni differenti, ma il maniero a picco sul mare colpisce  egualmente l'immaginazione. Per restare ancorati alla storia di Ortigia basta  alzare gli occhi verso il Duomo che fu Tempio di Athena, trasformato in luogo  di culto cattolico dai bizantini nel VII secolo, come ricordano le 14 colonne  doriche. Scelta da Giuseppe Tornatore come scenografia ideale per il suo  sensuale film “Malena”, Piazza Duomo è l'apoteosi del barocco: nel palazzo del Barone Beneventano si può affittare la sala Nelson ove soggiornò il celebre ammiraglio inglese protagonista della battaglia di Trafalgar, mentre il Palazzo Comunale Vermexio nasconde le fondamenta di un Tempio ad Artemide che presto sarà accessibile attraverso un percorso sotterraneo. Nella Chiesa dedicata alla patrona Lucia, celebrata con una pittoresca processione a piedi scalzi il 13 dicembre, si ammira il quadro in
cui Caravaggio, che soggiornò quasi un anno a Ortigia nella sua fuga da Malta, dipinse su legno utilizzando pennelli da barbiere proprio la scena del seppellimento della martire. E' piacevole passeggiare lungo l'intero perimetro dell'isola per ammirare le ondate infrangersi contro le mura sul Lungomare di Ortigia e imbattersi, appena oltre Castel Maniace, nella Fonte Aretusa, ove sbucò la ninfa in fuga alle brame del fiume Alfeo – ora abitata da papiri e
oche -, per poi passeggiare lungo Foro Vittorio Emanuele II leccando un gelato al pistacchio o sorseggiando una granita di mandorla nei chioschi tra le fronde di ficus benjamina, una autentica quinta di verde. Ortigia accontenta anche l'appetito dei buongustai: al Bar Midolo, al civico 86 di Corso Umberto, gli arancini al carciofo e alla melanzana, insieme agli zuccotti di ricotta dolce, sono una prelibatezza, come le cassatelle del Gran Caffè del Duomo. Alla
Gastronomia dei Fratelli Burgio bisogna andare il sabato, giorno di mercato, per assaggiare tra la frescura dei banchi di frutta, verdura e pesce del vicino mercato settimanalee, la sua squisita capunata siciliana, i capperi sotto sale, la conserva di ciliegino di Pachino. Ricercata e raffinata è la cucina del premiato Ristorante Don Camillo in Via Maestranza, rustica quella dell'Osteria da Mariano incentrata sui sapori dei Monti Iblei, design style invece l'aperitivo all'Hotel &Spa Des Etrangers, scelto dai viaggiatori del Grand Tour, anche per la splendida vista.

Fonte: articolo di Luca Bergamin su http://viaggi.lastampa.it

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