Tutte le discussioni con tag 'IngegniCulturaModica' - IngegniCulturaModica2024-03-28T19:26:16Zhttp://ingegniculturamodica.ning.com/group/itinerari/forum/topic/listForTag?tag=IngegniCulturaModica&feed=yes&xn_auth=noSulle tracce della Modica Antica.Venerdì 9 agosto con Paolo Uccello al Museo Campailla e dintornitag:ingegniculturamodica.ning.com,2013-08-06:3900264:Topic:574302013-08-06T20:25:57.883Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<p><a href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614657?profile=original" target="_self"><img class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614657?profile=RESIZE_1024x1024" width="750"></img></a></p>
<p><strong><span class="font-size-2">IngegniCultura. Rassegna “Sulle tracce della Modica antica, uomini e storie segni e parole”.</span></strong></p>
<p><strong><span class="font-size-2">Appuntamento venerdì 9 agosto , con l’Antica Medicina, presentazione del libro “Piante e parole che guariscono”, autore Paolino Uccello</span></strong></p>
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<p>Location…</p>
<p><a target="_self" href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614657?profile=original"><img width="750" class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614657?profile=RESIZE_1024x1024" width="750"/></a></p>
<p><strong><span class="font-size-2">IngegniCultura. Rassegna “Sulle tracce della Modica antica, uomini e storie segni e parole”.</span></strong></p>
<p><strong><span class="font-size-2">Appuntamento venerdì 9 agosto , con l’Antica Medicina, presentazione del libro “Piante e parole che guariscono”, autore Paolino Uccello</span></strong></p>
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<p>Location d’eccezione il seicentesco Ospedale della Pietà, oggi Museo della Medicina “Tommaso Campailla”, ed il complesso monumentale insistente nell’odierna Piazza Matteotti, costituito dall’ex Cinema Moderno, oggi Auditorium “Floridia” e già Chiesa trecentesca di San Giovanni con annesso ospedale <i>'Sacra Domus Hospitalis,</i> dei Cavalieri Gerosolimitani risalente al sec. XIV, e solo successivamente detto di S. Maria della Pietà’ e quindi il Convento dei Carmelitani, già sede dell’arma dei Carabinieri, e la Chiesa del Carmine.</p>
<p>Incontro nel sagrato della Chiesa del Carmine alle ore 19,00</p>
<p>Evento nell’evento per IngegniCultura, ente gestore del Museo della Medicina “Tommaso Campailla”. Con il supporto di uno dei massimi esperti di botanica oltre che naturalista come Paolino Uccello, volto noto delle trasmissioni televisive quali Linea blu e Geo&Geo, si cercherà di focalizzare l’attenzione degli ormai tanti partecipanti alla rassegna, sul tema della medicina di una volta che nel libro dell’autore “Piante e parole che guariscono”analizza il rapporto esistente, nell’antichità, fra medicina ufficiale e popolare. La pubblicazione è ricca di racconti, di antiche parole, antichi culti e ritualità, con i quali si curava la psiche e il fisico. Si ricostruisce la storia e la memoria del mondo contadino ibleo, in particolare delle botteghe dei ciarauli, dei guaritori e degli aromatieri, che per secoli, unitamente alla “majara”, hanno costituito l’unico intervento terapeutico accessibile alla quasi totalità delle genti iblee. </p>
<p>La ricca serata . che IngegniCultura, socio fondatore del neo Consorzio degli operatori turistici di Modica, vuole offrire, con ingresso libero, ai tanti turisti e vacanzieri che , in prossimità del ferragosto, si prevede raggiungeranno la città della Contea ,non potrà che concludersi con una visita guidata al Museo della Medicina “Tommaso Campailla”, iscritto nel R.E.I.L. (registro delle eredità immateriali a livello locale), convenzione Unesco, in compagnia di Simona Incatasciato, specialista in economia del recupero e della valorizzazione dei beni culturali e parte integrante dell’ente associativo cittadino.</p>
<p>Per ulteriori informazioni contattare gli uffici di IngegniCultura:</p>
<p><a href="mailto:cultura@ingegnicultura.it">cultura@ingegnicultura.it</a></p>
<p>tel/fax 0932 763990 cell.338 4873360 333 3301656</p>
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<p></p> "Modica nella preistoria".Evento di IngegniCultura venerdì 21 giugnotag:ingegniculturamodica.ning.com,2013-06-15:3900264:Topic:565262013-06-15T14:18:11.913Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<p>Entra nel vivo la rassegna culturale di IngegniCultura “Sulle tracce della Modica Antica”.</p>
<p>Venerdì 21,alle ore 18 di scena il “Quartiriccio”, necropoli preistorica nel cuore del centro storico di Modica in via Fontana al n. civico 412.</p>
<p>Trattasi del sito archeologico più antico di Modica in quanto conserva le tracce del primo insediamento umano nella città. Nei versanti rocciosi sono infatti ricavate circa trenta tombe, a grotticella artificiale, che sono tipologicamente…</p>
<p>Entra nel vivo la rassegna culturale di IngegniCultura “Sulle tracce della Modica Antica”.</p>
<p>Venerdì 21,alle ore 18 di scena il “Quartiriccio”, necropoli preistorica nel cuore del centro storico di Modica in via Fontana al n. civico 412.</p>
<p>Trattasi del sito archeologico più antico di Modica in quanto conserva le tracce del primo insediamento umano nella città. Nei versanti rocciosi sono infatti ricavate circa trenta tombe, a grotticella artificiale, che sono tipologicamente riconducibili alla prima età del bronzo in Sicilia, alla cosidetta facies di Castelluccio datata tra il 2200 e il 1450 a.C. Nella parte alta sono anche emersi frammenti ceramici riconducibili a questo periodo che indiziano la presenza dell'abitato, che ovviamente non si è conservato perché costituito da capanne, diversamente dalla necropoli che è stata, miracolosamente , risparmiata dalla città moderna.</p>
<p>Intratterrà gli intervenuti, che si spera essere numerosi data l’eccezionalità e l’insolita allocazione del sito posto alle spalle di moderne abitazioni civili, l’archeologa e già assessore alla cultura Anna Maria Sammito, funzionaria alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Ragusa ed in atto utilizzata al <i>Servizio Parco Archeologico di Cava Ispica e delle aree archeologiche di Modica, Ispica e dei comuni limitrofi,</i></p>
<p>IngegniCultura è ben lieta di potere offrire, a residenti e turisti, la possibilità alquanto unica di poter conoscere uno dei tanti tesori nascosti della città, di una Modica non solo e sempre barocca ma dai forti ed evidenti segni preistorici e medioevali con forte attrazione turistica.</p>
<p>Il raduno è previsto alle ore 18,00 in via Fontana ,davanti alla farmacia D’Anna - Iaconinoto da dove ci si sposterà per raggiungere il vicinissimo ingresso al sito, posto al n. civico 412 nella proprietà privata del sig. Puglisi.</p>
<p>Dopo l’accoglienza ed il saluto degli organi direttivi di IngegniCulturaModica, si procederà alla visita del sito guidati da Anna Maria Sammito.</p>
<p>Per muoversi bene nei camminamenti si consiglia abbigliamento sportivo, con scarpe comode</p>
<p>L’ingresso è libero.</p>
<p>Per ulteriori informazioni contattare gli uffici di IngegniCultura:</p>
<p><a href="mailto:cultura@ingegnicultura.it">cultura@ingegnicultura.it</a></p>
<p>tel/fax 0932 763990</p>
<p>cell.338 4873360 333 3301656</p>
<p><a target="_self" href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614919?profile=original"><img width="750" class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061614919?profile=RESIZE_1024x1024" width="750"/></a></p> Modica.Il Convento di Santa Maria del Gesù.tag:ingegniculturamodica.ning.com,2013-01-22:3900264:Topic:543022013-01-22T21:24:12.422Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
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<div align="justify"><p>Modica è una città tipicamente barocca, come tante altre città degli Iblei, ricostruita dopo il terremoto del 1693.<br></br> Da un…</p>
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<tr><td colspan="3" class="testo" height="20"><div align="justify"><p><br/> <a target="_blank" href="http://www.auditorium.info/files/Santa%20Maria%20del%20Gesu.jpg"><img src="http://www.auditorium.info/files/Santa%20Maria%20del%20Gesu.jpg" alt="" align="right" border="0" hspace="7" vspace="7" width="100"/></a></p>
<div align="justify"><p>Modica è una città tipicamente barocca, come tante altre città degli Iblei, ricostruita dopo il terremoto del 1693.<br/> Da un computo fatto in base alle rovine, alle tradizioni e ai documenti storici risulta che la città contava fino al XVII secolo circa cento chiese. La gloria artistica della città, come è ovvio, sta soprattutto nelle sue chiese senza escludere alcuni edifici civili.<br/> Il nostro itinerario prende avvio dal complesso di <strong>Santa Maria del Gesù</strong> a Modica Alta, ove Chiesa e Convento dopo un lungo e laborioso restauro dovrebbero essere aperti definitivamente a giugno.<br/> Il Convento dei Frati Minori Osservanti con l’annessa chiesa di Santa Maria del Gesù è uno dei monumenti superstiti dell’architettura del quattrocento siciliano tra i più rilevanti e meno conosciuti.<br/> I resti oltre allo stile gotico chiaramontano mostrano influenze prettamente spagnole.<br/> Il complesso venne costruito a partire dal 1478 nell’area “extra moenia”, cioè in uno spazio non urbanizzato fino al ‘700.<br/> Intorno alla chiesa ed al convento vi era una grande piazza e vi si accedeva da un lungo viale che, ai lati, era ornato da statue di Santi e di frati dell’Ordine dei Minori Osservanti; sui pilastri di sostegno erano scolpiti dei versi religiosi.<br/> A partire dalla fine dell’Ottocento il viale monumentale venne gradualmente demolito e trasformato in strada d’accesso al nuovo quartiere popolare del Gesù.<br/> La chiesa fu costruita restaurando una preesistente chiesa francescana già presente almeno dal 1343, per la volontà della contessa Giovanna Ximenes al fine di celebrarvi nel gennaio del 1481 le nozze della propria figlia Anna Cabrera con Federico Henriquez, primo cugino del re di Spagna Ferdinando il Cattolico.<br/> Il legato perpetuo concesso alla fabbrica sanciva il matrimonio ed esprimeva contemporaneamente la volontà del nuovo conte di risiedere nella Contea di Modica come per obbligo dei capitoli matrimoniali. Di fatto non avverrà così dal momento che Anna Cabrera e Federico Henriquez , eccezione fatta per un breve periodo, ebbero residenza stabile in Spagna.<br/> La fisionomia attuale del Convento e dell’annessa chiesa è un articolato palinsesto architettonico che abbraccia i secoli dal XV al XVIII.<br/> La facciata , riferibile alla prima metà del XVI secolo, si distingue per il portale ogivale fortemente strombato che si conclude , ai lati, in due pilastrini pronunciati, privi delle cuspidi conservate al Museo Civico.<br/> “Il complesso architettonico grande e di notevole rilievo in Sicilia non fu distrutto ma soltanto danneggiato dal terremoto del 1693-così analizza lo storico dell’arte Paolo Nifosì-; è un monumento importante come palinsesto dell’architettura del ‘400-’500, del ‘600 e del ‘700. La facciata è di stile tardo-gotico fiorito per la ricca decorazione. A sinistra rispetto al prospetto, avanza la robusta torre campanaria.</p>
<p>All’interno la chiesa, nell’impaginazione gotica , era a tre campate con tre crociere prima dell’abside. Lo spazio attuale dell’interno venne ridefinito nel Settecento.<br/> L’abside era poligonale, e dietro l’attuale abside si può ancora individuare la forma poligonale delle pareti originarie con le antiche finestre strombate. Nel corso degli attuali lavori si stanno portando alla luce anche alcuni interessanti affreschi. Le cappelle sono sul lato destro come avviene in altre chiese francescane che hanno un convento annesso”.<br/> In riferimento al chiostro il critico aggiunge: “L’80% della struttura originaria è presente. Manca solo parzialmente un’ala a sinistra entrando. E’ del primo ‘500 ed è a due ordini.<br/> Confronti stilistici possono essere fatti con il convento di Santa Maria della Croce e chiostro di San Antonio a Scicli. Gli archetti sono otto al primo livello su quattro lati e nove al secondo su tre lati. Nel primo ordine le volte degli ambulacri sono a crociera e le colonnine, tutte diverse, sono nove per lato con decorazioni a zig-zag, spiraliformi”.<br/> Per gli aspetti linguistici dell’intero complesso si fa riferimento ad una corrente gotico aragonese-catalana particolarmente viva nella Contea di Modica.<br/> Per la struttura architettonica del chiostro non è facile creare relazioni con il mondo iberico.<br/> I chiostri catalani sono lontani dal tono sobrio, arcaico che si trova a Modica ove sono più evidenti i richiami ad una tradizione locale di ascendenza normanna tipica del primo Cinquecento isolano, con aperture alla tradizione neo-romanica dell’Italia settentrionale.<br/> Un tesoro d’arte, purtroppo, rimasto nell’oblio per oltre un secolo relegato fin dal 1865 al ruolo di Istituto penitenziario.<br/> I detenuti vi erano stati trasferiti dal carcere del Castello della Contea essendo stati quei locali angusti e inadeguati, ma in realtà perché da quel che rimaneva dell’antico maniero si doveva ricavare un orfanotrofio, come in effetti avvenne.<br/> Doveva essere una sistemazione temporanea e invece sono passati ben 144 anni, e c’è tra l’altro ancora una parte della struttura conventuale da recuperare essendo tuttora adibita a casa circondariale.<br/> Gli interventi hanno interessato prima la chiesa dal chiaro stile gotico-chiaramontano e le annesse cappelle, per passare poi al bellissimo chiostro.<br/> Il progetto fin qui realizzato è solo una parte di un più vasto intervento che prevede fra l’altro il restauro conservativo della facciata, il ripristino del chiostro, di eccezionale bellezza e unicità, la sistemazione dell’antico giardino laterale alle cappelle, la demolizione della recinzione e la creazione di una rampa che ripristini il collegamento tra la chiesa e lo spazio urbano antistante, interrotto dalle strutture carcerarie.</p>
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</table> Vuoi scoprire il Sud est siciliano ? Segui IngegniCulturaModicatag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-11-18:3900264:Topic:530392012-11-18T21:45:04.570Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<p>Vuoi scoprire il Sud est siciliano ? Se progetti un viaggio in questa parte dell'isola, se pur vivendoci credi di non conoscerla abbastanza o se hai un'attivita' turistica in zona visita il nostro sito <a href="http://www.ingegnicultura.it" target="_blank">www.ingegnicultura.it</a></p>
<p>I nostri itinerari tematici:…</p>
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<p>Vuoi scoprire il Sud est siciliano ? Se progetti un viaggio in questa parte dell'isola, se pur vivendoci credi di non conoscerla abbastanza o se hai un'attivita' turistica in zona visita il nostro sito <a href="http://www.ingegnicultura.it" target="_blank">www.ingegnicultura.it</a></p>
<p>I nostri itinerari tematici:</p>
<p><a href="http://www.ingegnicultura.it/cat.asp?cat=I%20NOSTRI%20ITINERARI%20%20%20%20%20Un%20viaggio%20nel%20cuore%20della%20meravigliosa%20Sicilia%20barocca__it" target="_blank">http://www.ingegnicultura.it/cat.asp?cat=I%20NOSTRI%20ITINERARI%20%20%20%20%20Un%20viaggio%20nel%20cuore%20della%20meravigliosa%20Sicilia%20barocca__it</a></p>
<p><a target="_self" href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061610849?profile=original"><img width="750" class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061610849?profile=RESIZE_1024x1024" width="750"/></a></p> La Fornace Penna a Sampieritag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-08-06:3900264:Topic:475042012-08-06T08:47:54.223Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<p style="text-align: justify;"><strong>Insediamento industriale, monumento dell'ingegno dei primi del '900</strong></p>
<p style="text-align: justify;"><img align="left" alt="" height="224" src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/20080718172445_dscn0587.jpg" width="299"></img> Nella coscienza collettiva di piccoli e grandi lo”stabilimento bruciato” di Pisciotto, così comunemente chiamato, è sinonimo di libertà, di vacanze, di spensieratezza, di incontro. Per molti modicani e sciclitani un’estate non inizia e non finisce senza aver preso almeno un bagno in questa splendida cala , dalle acque limpide ed…</p>
<p style="text-align: justify;"><strong>Insediamento industriale, monumento dell'ingegno dei primi del '900</strong></p>
<p style="text-align: justify;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/20080718172445_dscn0587.jpg" alt="" align="left" width="299" height="224"/> Nella coscienza collettiva di piccoli e grandi lo”stabilimento bruciato” di Pisciotto, così comunemente chiamato, è sinonimo di libertà, di vacanze, di spensieratezza, di incontro. Per molti modicani e sciclitani un’estate non inizia e non finisce senza aver preso almeno un bagno in questa splendida cala , dalle acque limpide ed azzurre, ove i ruderi della fornace, con la ciminiera ancora alta nonostante i recenti crolli , si rispecchiano e dominano il litorale di Sampieri. Sicuramente la “Mannara” come viene nominata la località dove sorge la fornace negli episodi degli sceneggiati televisivi del “Commissario Montalbano”, o la “Basilica laica in riva al mare” come la definisce Vittorio Sgarbi è uno degli angoli più magici e suggestivi del litorale, posto fra Marina di Modica e Sampieri. Quest’ultima è un’accogliente località balneare che conserva i segni dell’originario villaggio marinaro con casette di pescatori ed un molo, memoria dell’ottocentesco piccolo scalo di bastimenti destinati al commercio con Malta. La fornace Penna ,ed il relativo complesso, venne costruita tra il 1910 ed il 1915, in un’ottica di diversificazione della tradizionale rendita capitalistica, da esclusivamente agraria e latifondista ad industriale. L’opificio sorse al centro, su un’alta scogliera, tra due spiagge: quella di “Sampieri” e quella del “Ciarciolo” (caricatore) del Porto Salvo (oggi Marina di Modica) ed era raggiungibile attraverso un’antica”carrettabile” che, venendo giù da Scicli, e costeggiando il pantano di Sampieri, immetteva in un rudimentale ponte di legno che serviva a superare uno dei tanti canali di drenaggio dello stesso stabilimento e permetteva ai carri l’ingresso al cortile adiacente i magazzini. Vicino al sito vi si cavava l’argilla, elemento primario per la realizzazione delle tegole, e l’acqua, che serviva per l’impasto, veniva attinta in una vicina grotta da cui scaturiva naturalmente. La fabbrica costruita con un sapiente gioco di archi ed elementi in pietra congiunti l’un l’altro senza malta, in un affascinante equilibrio statico, era dotata di una ciminiera alta ben 41 metri. A quell’epoca tale costruzione per i materiali usati era considerata un’azzardata opera di ingegneria industriale e produceva soprattutto laterizi di copertura, i tradizionali e diffusissimi”coppi” e le innovative, per quel tempo, tegole marsigliesi. Attorno al grande complesso sorgevano i locali di servizio, fabbricati atti alla essiccazione dei laterizi rivolti al mare ed oggi quasi del tutto scomparsi tranne per le fondazioni dei muri perimetrali; gli alloggi degli operai, i magazzini in cui venivano conservate le tegole pronte per la commercializzazione e più in là, in direzione di Marina di Modica, la casa del responsabile dell’opificio. Il complesso riusciva a produrre da sei mila a otto mila laterizi al giorno impegnando un centinaio di operai. Ebbe breve vita in quanto nel 1926 un vasto incendio distrusse la totalità delle infrastrutture lignee dell’edificio, interrompendo in un sol colpo i sogni industriali del Barone Penna e soci ed il lavoro di un centinaio di uomini. Da quel momento nulla si fece per far risorgere la fornace. Gli spazi antistanti l’opificio vennero, come in passato, utilizzati per la coltivazione delle viti. Oggi a distanza di molti anni da quel tragico incendio l’imponente scheletro della fornace, sempre in più totale abbandono, è lì in un tutt’uno con la scogliera, in contrada Pisciotto di Scicli, testimonianza visibile e tangibile di uno dei primi insediamenti industriali di primo novecento della provincia di Ragusa.</p>
<p style="text-align: justify;">Servizio: studio Ingegnicultura Modica (<a href="http://www.ingegnicultura.it/">www.ingegnicultura.it</a>)</p>
<p style="text-align: justify;">Autore: Mario Incatasciato</p> Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca .tag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-03-23:3900264:Topic:456682012-03-23T21:06:35.403Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<h3>Itinerari didattici, artistici e culturali in Val di Noto tra storia, cultura e fascino archeologico</h3>
<p style="text-align: justify;">Far conoscere i miti, la storia, i siti archeologici, i lidi, le aree naturali e i luoghi più incantevoli di questo meraviglioso lembo di Sicilia è il nostro impegno. L’amore per questa terra è il filo conduttore della nostra azione.<br></br> La terra che ha ispirato Quasimodo, Bufalino, Guccione oggi si apre al mondo in tutto il suo splendore. Rinata dopo…</p>
<h3>Itinerari didattici, artistici e culturali in Val di Noto tra storia, cultura e fascino archeologico</h3>
<p style="text-align: justify;">Far conoscere i miti, la storia, i siti archeologici, i lidi, le aree naturali e i luoghi più incantevoli di questo meraviglioso lembo di Sicilia è il nostro impegno. L’amore per questa terra è il filo conduttore della nostra azione.<br/> La terra che ha ispirato Quasimodo, Bufalino, Guccione oggi si apre al mondo in tutto il suo splendore. Rinata dopo il devastante terremoto del 1693, oggi il Val di Noto è una delle mete più ambite, il quattro per cento della popolazione mondiale sogna di visitare il sud est siciliano e, in particolare, la provincia iblea. In Sicilia c’è sempre qualcosa da scoprire: un rito, un sapore, un colore, un profumo, un panorama da fissare nella memoria e portare via dentro di se. Scriveva un grande viaggiatore tedesco, <span style="font-weight: bold;">August Schneegans</span> “<span style="font-weight: bold;">In questa isola, che non ha l’eguale nel globo terrestre, tu puoi sentire il respiro del mondo, più distintamente che altrove”.</span><br/> Chi non ha visto i suoi paesaggi, chi non ha sentito i suoi profumi, chi non ha assaporato le sue delizie gastronomiche, chi non ha conosciuto la sua cultura e la sua architettura ha posto un vero limite alla propria esperienza. Qui bisogna venire alla scoperta di uno esclusivo crogiuolo di storia e tradizioni. “<span style="font-weight: bold;">Senza la Sicilia, l’Italia non forma un quadro dell’anima; qui</span> <span style="font-weight: bold;">soltanto</span>- scriveva <span style="font-weight: bold;">Goethe</span> in occasione dei suoi viaggi- <span style="font-weight: bold;">è la chiave per capire tutto</span>”.<br/> Uno degli obiettivi di <span style="font-weight: bold;">Ingegnicultura</span>, <span style="font-weight: bold;">laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali di Modica</span>, è la progettazione, la gestione e l’organizzazione di itinerari didattici, artistici, culturali, naturalistici, enogastronomici, storico artistici nel Sud-est con il coinvolgimento dei fornitori dei servizi,degli operatori di settore e delle realtà didattiche del territorio.<br/> E con questo spirito che proponiamo ai nostri lettori, potenziali visitatori dei nostri luoghi, itinerari che riguardano le città iblee nonché i piccoli borghi poco noti al grande pubblico.<br/> Il tema ispiratore sarà di volta in volta diverso.<br/> Inizieremo con un <span style="font-weight: bold;">viaggio tra storia, cultura e fascino archeologico</span>.<br/> Durata del viaggio quattro-cinque giorni con pernottamento a <span style="font-weight: bold;">Modica</span> inclusa visita al centro storico, ed escursioni a <span style="font-weight: bold;">Ragusa</span> <span style="font-weight: bold;">Ibla</span>, <span style="font-weight: bold;">Scicli</span>, <span style="font-weight: bold;">Ispica</span>, <span style="font-weight: bold;">Cava d’Ispica</span> e <span style="font-weight: bold;">Comiso</span>.<br/> <br/> <span style="font-weight: bold;">1° Giorno Visita di Modica e Scicli</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/castello50.jpg" alt="" height="225" width="300" align="left"/>Modica</span> è una città costruita sulle scoscese pareti di una “cava” di straordinaria imponenza scenografica con ripidi percorsi e lunghe , tortuose e affascinanti scalinate intervallate da improvvisi scorci. Lo stile prevalente dei monumenti è quello identificato come Tardo Barocco caratterizzato dai campanili delle circa 100 chiese, da maschere, putti e grottesche che reggono i balconi dei tanti palazzi nobiliari. Da vedere la monumentale Chiesa di San Giorgio, uno dei più importanti capolavori artistici di Modica e stupendo esempio di arte barocca; la Chiesa di San Pietro, patrono della città, posta alla sommità di un’alta e scenografica scalinata animata dalle statue degli Apostoli; Santa Maria di Betlemme con il suo capolavoro, la Cappella Palatina, raro ed elegante esempio di architettura tardo gotica chiaramontana con influssi arabo-normanni e catalani.<br/> Dal Quartiere ebraico di Cartellone è possibile godere una delle viste più belle sul barocco siciliano. Da visitare la chiesetta bizantina di San Nicolò inferiore quasi interamente affrescata con pitture risalenti al XIV-XV secolo. E’ rappresentato fra l’altro un Cristo Pantocrator in una grande mandorla, contornato da angeli e santi. Nei pressi si trova la casa natale del premio Nobel Salvatore Quasimodo che custodisce documenti, foto e ricordi del poeta.<br/> Poco più avanti si apre l’ingresso del Castello dei Conti del quale rimangono pochi resti: le mura esterne e la torre circolare. Nella parte più alta della città imponente è la Chiesa di San Giovanni posta sulla sommità di un’ampia scalinata che conferisce al tempio slancio e maestosità.</p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Scicli</span> ,dominata dalla imponente chiesa di San Matteo e da resti del castello della città antica, è uno dei centri più ricchi di storia della provincia iblea, come ricordano i resti di tanti <img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/Scicli_thumbnail%281%29.jpg" alt="" height="237" width="180" align="right"/>edifici e chiese di cui è ricca. La città si estende su un’ampia vallata fra delle colline rocciose alla confluenza di tre valloni: quello di San Bartolomeo, quello di Santa Maria La Nova e la fiumara di Modica. Città tra le più attraenti di tutta la Sicilia costituisce un piccolo gioiello barocco. Interessantissimo il centro con i suoi palazzi settecenteschi. Da vedere la chiesa di S.Ignazio, in stile barocco, ricca di stucchi e affreschi, la chiesa di San Bartolomeo con il presepe ligneo del 1573, Palazzo Beneventano e la Via Francesco Mormino Penna, perfetta realizzazione della concezione urbanistica barocca in cui spazio, luce ed armonia costituiscono, con i palazzi nobiliari, i monumenti ecclesiali e gli scorci prospettici, un “unicum” nel suo genere. In questa via è possibile ammirare i luoghi più importanti del serial Montalbano (la caserma, il panorama e le vie di Vigata). Scendendo si trova il Palazzo Cartia e quindi il palazzo Spadaro, caratterizzato da una bella serie di balconi, mensoloni lavorati, inferriate e sculture. Nel piccolo spazio antistante si eleva la facciata della stupenda chiesa di S. Michele, a tre ordini scanditi da semicolonne a lesene.<br/> Seguendo il torrente verso monte si incontra la chiesa di Santa Maria della Consolazione e più avanti, quasi in fondo alla cava omonima si erge una delle più grandi chiese della città: Santa Maria La Nova. Sulla rupe che la sovrasta sorge un’altra chiesa, quella del Rosario che dà il nome a tutto il rione circostante.<br/> <br/> <span style="font-weight: bold;">2° Giorno visita di Ragusa Ibla e del Castello di Donnafugata.</span><br/> <span style="font-weight: bold;">Ragusa</span> sorprende ed incanta il visitatore per la sua particolare localizzazione, per la ricchezza del suo patrimonio, artistico monumentale. Posta su di una formazione rocciosa calcarea tra due valloni, la cava di San Leonardo e la cava di Santa Domenica si suddivide in due distinti nuclei, Ragusa inferiore (l’antica Ibla) e Ragusa Superiore</p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Ragusa Ibla</span>, una città nella città dove il respiro della storia coglie il visitatore in ogni attimo, nel cuore e negli occhi. Il barocco colora le ripide discese e gli improvvisi slarghi di questa città che s’inerpica negli stretti tornanti di un altipiano a forma di pesce di effetto visivo straordinario. E’ possibile ammirare non solo chiese e monumenti, ma anche intricatissimi e affascinanti vicoli. Da vedere le chiese di San Giuseppe, S. Antonio, di Santa Maria delle Scale, Santa Maria dell’Idria . Di straordinaria bellezza è la chiesa di San Giorgio, capolavoro del Gagliardi, che costituisce l’esito maggiore dell’imponente stagione artistica barocca. Il tempio con la facciata slanciata e ricca di sculture costituisce il cuore di Ibla.Capolavori del <img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/ibla.JPG" alt="" height="150" width="113" align="left"/>barocco ibleo sono poi Palazzo Cosentini, dai cui balconi emergono tra fantasia e gusto del grottesco, tantissimi personaggi, scolpiti nella calda pietra locale, Palazzo Sortino-Trono, fra viuzze e scalinate, e il Palazzo di Donnafugata. Interessante il “Giardino Ibleo” dove si trovano tre piccole chiese.<br/> Il <span style="font-weight: bold;">Castello di Donnafugata</span>, reso celebre dal romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dista dalla città circa 20 chilometri. Trattasi di una ricca residenza che il barone di Donnafugata, Corrado Arezzo, si era fatto costruire nella seconda metà dell’800. Lo stile non è ben definito tanto che nella parte centrale spicca una loggetta in stile gotico veneziano e loggette in stile rinascimentale. Alla terrazza si accede mediante una scalinata adornata da leoni e sfingi. Superato il cortile si entra nel palazzo vero e proprio, dove si trovano 122 stanze, non tutte visitabili. Le più importanti:<br/> la Stanza del Vescovo, quella del Biliardo e la Stanza degli Specchi, una delle più sontuose del castello dove si trovano numerosi specchi, divani e spinette, assieme a mobili, stucchi e arredi in stile impero. Interessante è anche una visita al parco con grandi ficus, fontane e Coffe House.<br/> <br/> <span style="font-weight: bold;">3° Giorno visita della città di Ispica e Cava d’Ispica</span><br/></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Cava d’Ispica</span>, la città delle caverne, si stende per una lunghezza di circa 13 chilometri in direzione nord ovest-sud est, nel territorio tra la città di Modica ed Ispica ed è un sito archeologico di grande interesse storico-paletnologico. Houel ne fu incantato e vi riconobbe la “meraviglia del paese” , Holm la chiamò città delle caverne.<br/> Là è racchiusa la storia della Sicilia Orientale, dai Sicani, ai Siculi, ai Greci, ai Romani, ai Bizantini, agli Arabi, ai Normanni, ai Francesi, agli Spagnoli, ai Viceré, ai Conti. In essa sono <img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/cavaispica2.jpg" alt="" height="150" width="200" align="right"/>presenti siti preistorici e paleocristiani e chiese rupestri.<br/> L’odierna <span style="font-weight: bold;">Ispica</span> giace sul pianoro adiacente alla famosa Cava d’Ispica, dove l’antica città, Spaccaforno, fu ubicata e prosperò fino al terremoto del 1693. Il nucleo urbano si caratterizza per l’eleganza dei palazzi, le belle chiese e per gli importanti ritrovamenti archeologici risalenti alla preistoria.<br/> Un itinerario di visita che consenta di conoscere ed apprezzare le bellezze artistiche della città non può non considerare piazza Regina Margherita, dominata dalla Chiesa Madre e dal Palazzo Bruno di Belmonte edificio in stile liberty, la chiesa di Santa Maria Maggiore, la più importante della città e la più ricca di opere d’arte, oggi monumento nazionale. Il complesso, quanto di più bello e armonioso si possa immaginare, fu progettato dall’architetto Vincenzo Sinatra di Noto, che ideò la piazzetta ellittica antistante la chiesa ad imitazione del portico di San Pietro del Bernini. Nel luminoso interno vi si conserva un ciclo di affreschi di Olivio Sozzi, uno dei più geniali pittori siciliani del suo tempo.<br/> La visita della città di Ispica può concludersi con la visita della chiesa dell’Annunziata dove sono custoditi pregevoli cicli di stucchi attribuiti al palermitano Gianforma e della chiesa della Madonna del Carmelo con l’attiguo convento<br/> <br/> <span style="font-weight: bold;">4° giorno visita della città di Comiso</span><br/></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-weight: bold;">Comiso</span> è una graziosa cittadina di aspetto in gran parte settecentesco, interessante per i suoi monumenti, le opere d’arte e la sua antichissima storia. Cospicui sono i resti di costruzioni greche e romane.<br/> Un itinerario artistico può cominciare dal centro cittadino rappresentato dalla Piazza del Municipio, con la Fonte Diana, simbolo della città, passando alla Chiesa dell’Annunziata, dalla quale si intravede la maestosa cupola celeste. Molte sono le opere d’arte che arricchiscono questo tempio e fra le tante “la Natività” e la “Resurrezione” di Salvatore Fiume.<br/> Interessante è la visita alla chiesa di S. Francesco, monumento nazionale, e alla chiesa dei Padri Cappuccini con una magnifica volta di legno dipinto con episodi della vita di San Filippo.<br/> Da qui scendendo si raggiunge Piazza delle Erbe con una fontana e di fronte il bel Mercato costruito nel 1867 per la vendita di pesce e oggi utilizzato per ospitare la Biblioteca del figlio illustre di Comiso: Gesualdo Bufalino. Sopra questa animata piazza è stato ricavato un ampio sagrato nel quale si erge l’imponente Chiesa Matrice con un bel soffitto ligneo affrescato nella prima metà del XVII secolo dal messinese Antonio Alberti.<br/> Comiso è famosa per le cave da cui si estrae una pietra calcarea molto dura e simile al marmo, utlizzata per la costruzione dei suoi monumenti.<br/> Attualmente sono in corso i lavori per l’apertura dell’aeroporto civile presso la ex base Nato</p>
<p>Servizi della sezione cultura di <span style="font-weight: bold;">Ingegnicultura</span>, laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali, di <span style="font-weight: bold;">Modica</span>.<br/> Visita il sito <a href="http://www.ingegnicultura.it/">www.ingegnicultura.it</a><br/> Puoi contattare <a href="http://cultura@ingegnicultura.it/">cultura@ingegnicultura.it</a><a href="http://cultura@ingegnicultura.it/"><br/></a></p> I fiumi degli iblei: dal Dirillo all’Ippari, dal Tellaro all’Irminiotag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-03-14:3900264:Topic:457572012-03-14T20:37:37.387Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<h3>Un viaggio attraverso un territorio nuovo e insolito da dove lo sguardo può spaziare su luoghi lontani fino a fermarsi all’orizzonte sulla lunga catena degli iblei, quasi ad indicarci l’antico cammino dal mare ad Acre, a Casmene a Camarina</h3>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">All’estremità sud orientale della Sicilia è situato l’<span style="font-weight: bold;">altopiano ibleo</span> di cui fa parte la provincia di Ragusa. Il territorio è caratterizzato da…</span></p>
<h3>Un viaggio attraverso un territorio nuovo e insolito da dove lo sguardo può spaziare su luoghi lontani fino a fermarsi all’orizzonte sulla lunga catena degli iblei, quasi ad indicarci l’antico cammino dal mare ad Acre, a Casmene a Camarina</h3>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">All’estremità sud orientale della Sicilia è situato l’<span style="font-weight: bold;">altopiano ibleo</span> di cui fa parte la provincia di Ragusa. Il territorio è caratterizzato da un insieme di fattori paesaggistici, naturalistici, archeologici e storici spesso poco conosciuti. La campagna, dolce ed aspra insieme, con le sue fertili zone pianeggianti che degradano dolcemente verso coste basse ed uniformi, con la sua ragnatela di bianchi muretti a secco che delimitano i campi e si perdono fra le dune sabbiose , le scogliere dal mare cristallino, fa di questo territorio un contesto unico ed irripetibile.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">La nostra proposta di itinerario in questa occasione riguarda i <span style="font-weight: bold;">fiumi iblei</span>.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/irminio.jpg" alt="" align="left" width="240" height="180"/>La via d’acqua per il territorio ibleo non è stata solo causa di storia, ma fonte di risorse particolari che</span> <span style="font-family: Arial;">si sono protratte per secoli, se non per millenni.<br/> Il corso dei fiumi ha rappresentato nell’antichità per questi luoghi, il veicolo e la traiettoria più rapida per collegare i territori interni con la costa, da sempre luogo dove avvenivano gli scambi commerciali.<br/> Il nostro viaggio non agevole e lento, non è consigliabile a chi ha fretta o ama muoversi con grandi gruppi per essere “depositato” ora in un sito ora in un altro.<br/> La nostra sarà una lenta marcia di avvicinamento attraverso paesaggi nuovi e diversi, in gran parte ignoti; un ricostruire un pezzo della storia degli iblei per effettuare una visita riuscendo a cogliere anzitutto l’insieme: l’ambiente rurale e quello paesaggistico, offerti al nostro sguardo come un unico e grande fondale.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">In provincia di Ragusa non vi sono fiumi di grande portata, ma solo “<span style="font-weight: bold;">cave</span>” a <span style="font-weight: bold;">carattere torrentizio</span>. A essere definiti fiumi sono soltanto il <span style="font-weight: bold;">Dirillo</span>, l’<span style="font-weight: bold;">Ippari</span>, l’<span style="font-weight: bold;">Irminio</span> ed il <span style="font-weight: bold;">Tellaro</span>.<br/> Oggi è difficile immaginare quale fosse la loro portata nell’antichità, ma sicuramente doveva essere più abbondante dell’attuale e in alcuni casi consentiva una certa navigabilità.<br/> I corsi di questi fiumi affascinano i visitatori ed anche i residenti per il patrimonio naturalistico in essi presente, ricco di specie vegetali ed animali; per le attrattive paesaggistiche, con i siti archeologici e i parchi forestali; per gli intricati e difficili percorsi tra alti dirupi, forre e fitta vegetazione spontanea.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">Il <span style="font-weight: bold;">Dirillo</span> nasce dai monti Iblei, dai piedi del Monte Lauro, in territorio di Vizzini, e sfocia nella zona dei Macconi nei pressi di Acate. Il suo corso, lungo 54 chilometri, assume denominazioni diverse sulla base dei territori attraversati (Vizzini, Ragoleto, Dirillo, Mazzarrone, Acate). Nel territorio di Licodia Eubea forma il lago Dirillo. <br/> In epoca romana fu chiamato <span style="font-weight: bold;">Achates</span> per la presenza della pietra agata, in epoca araba assunse il</span> <span style="font-family: Arial;">nome di <span style="font-weight: bold;">Wadi Ikrilu</span> (fiume delle Acrille).<br/> In territorio di Acate sorse il <span style="font-weight: bold;">Casale di Odogrillo</span> o Dirillo di cui rimane solo un grande muro, mentre nel territorio di Chiaramonte Gulfi, sulla riva sinistra del fiume, scavi archeologici hanno riportato alla</span> <span style="font-family: Arial;">luce in contrada <span style="font-weight: bold;">Scornavacche</span> un abitato ellenistico.<br/> Negli anni ’50, nel territorio di Licodia Eubea, dall’Anic fu realizzato uno sbarramento per la creazione di un invaso artificiale a servizio del petrolchimico di Gela.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">Nel tratto in cui il fiume attraversa la provincia di Ragusa, è possibile rinvenire tratti di bosco con querce da sughero, pioppi, frassini, lentischi e querce spinose.<br/> In passato il fiume attraversava ,nell’area della foce, una zona pantanosa che oltre alla vegetazione di particolare interesse ospitava l’avifauna migratoria, stormi di anatidi e di altri uccelli di passa. Il paesaggio oggi è rappresentato da estese coltivazioni in serra, che sebbene abbiano consentito agli agricoltori un periodo di benessere economico hanno “sacrificato” ambienti unici per la flora e la fauna.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Il <span style="font-weight: bold;">fiume Ippari</span> con la sua vallata si trova a pochi chilometri in linea d’aria dalla zona di <span style="font-weight: bold;">Macconi</span>, dune di sabbia finissima ormai scomparse. Questo fiume è lungo 28 chilometri ed ha origine dal Monte Serra di Burgio a circa 800 m s.l.m., passa sotto Chiaramonte Gulfi, costeggia Comiso e Vittoria e sfocia nel Mar</span> <span style="font-family: Arial;">Mediterraneo tra Scoglitti e Punta Braccetto ai piedi dell’antica <span style="font-weight: bold;">Kamarina</span>. Il suo nome risale al periodo greco e sembra derivi dalla leggenda del pastorello Ippari innamorato della ninfa Camerina, citazione contenuta nell’opera “Olimpia” del poeta Pindaro V secolo a.C.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">Nella vallata è stata istituita dalla Regione Siciliana la <span style="font-weight: bold;">Riserva Naturale “Pino d’Aleppo”</span> con </span> <span style="font-family: Arial;">un’estensione di circa 3000 ha e ricadente nei territori comunali di Vittoria, Comiso e Ragusa.<br/> Dal punto di vista della vegetazione i Pini d’Aleppo rappresentano l’aspetto più interessante della Valle,insieme al sottobosco, che varia in funzione del suolo presente. Accanto ai pini, di cui si ipotizzano origini autoctone, si rinvengono il leccio, gli olivastri e i carrubi.<br/> Le piante presenti nei vari biotopi sono di numerosissime specie. Ne sono state censite ben 700 di cui</span> <span style="font-family: Arial;">alcune rappresentano novità biologiche. Interessantissima la presenza di varie specie di orchidee.</span> <span style="font-family: Arial;">La fauna presente è varia, sono state censite ben 400 specie diverse e tra queste un ruolo di primaria importanza hanno gli uccelli sia stanziali che migratori provenienti dalla vicina Africa. Fin dall’antichità il territorio localizzato lungo la valle dell’Ippari fu utilizzato per le attività agricole, grazie all’abbondante presenza di acqua.<br/></span> <span style="font-family: Arial;">La portata del fiume Ippari, oggi molto ridotta, sembra essere stata invece notevole nell’antichità in quanto la zona ricca di boschi e d’acqua risulta ricca di insediamenti abitativi. Lungo il suo corso furono costruiti numerosi mulini ad acqua. Numerose sono le contrade attraversate da questo corso d’acqua: <span style="font-weight: bold;">Martorina</span>, <span style="font-weight: bold;">Mendolilli</span> e <span style="font-weight: bold;">Cappellaris</span>, <span style="font-weight: bold;">Culobria</span> in territorio di Vittoria; <span style="font-weight: bold;">Castelluccio</span>, <span style="font-weight: bold;">Musenna</span>, <span style="font-weight: bold;">Buffa</span> e <span style="font-weight: bold;">Tremolazza</span> più vicini a Ragusa.<br/> In passato, verso la foce, l’area era acquitrinosa e formava un bacino lacustre naturale chiamato lago di Camarina spesso paludoso per la poca profondità , oggi prosciugato.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Il <span style="font-weight: bold;">fiume Tellaro</span> anticamente chiamato <span style="font-weight: bold;">Eloro</span> nasce alle pendici del monte Petritto, zona Monte Lauro, e nel tratto ragusano riceve le acque dei torrenti Muscia, Montesano, Gisira e del Tellesimo.<br/> Il fiume si inoltra nell’ampia vallata dominata dai contrafforti di Palazzolo Acreide e dopo un percorso di 45 chilometri sfocia all’imbocco della Val di Noto, nel Mare Ionio nei pressi di Eloro, antica colonia greca.<br/> La vallata del Tellaro un tempo aveva una folta vegetazione costituita da ombrose selve di querce che si estendevano fino alla vicina valle dell’Anapo.<br/> Oggi restano solo degli esemplari sparsi di roverella o cerro in zone spesso non accessibili.<br/> Quasi sconosciuto ai ragusani questo fiume, incassato in un letto di argilla fangosa, segna il confine con</span> <span style="font-family: Arial;">Siracusa e delimita le contrade di <span style="font-weight: bold;">San Giacomo</span>, <span style="font-weight: bold;">Montesano</span> e <span style="font-weight: bold;">Albarcara</span>.<br/> Durante i mesi invernali, un tempo, chi abitava oltre il Tellaro, tra <span style="font-weight: bold;">Falabia</span>, <span style="font-weight: bold;">Ciurca</span> e <span style="font-weight: bold;">Benesiti</span> restava imprigionato dal fango e dalla piena del fiume, privo di ponti e di guadi attraversabili con carri. I primi che riuscivano a raggiungere il Borgo di San Giacomo, annunciavano la primavera. Questi spazi sono stati acquisiti al territorio ragusano negli anni ’40, sottratti al vastissimo agro di Noto ed in parte di Rosolini. Oggi in essi sono presenti numerosi insediamenti agricoli modicani.<br/> Ariosa e ridente è la zona di <span style="font-weight: bold;">Montesano</span>, nella cui valle si stende una vasta e fertile piana alluvionale e la selvaggia <span style="font-weight: bold;">Albarcara</span>, fitta di lentischi, cerri, olivastri e carrubi che qui crescono maestosi e lussureggianti. Queste contrade con tante colline che si adagiano al Tellaro per risalire rapide da un </span> <span style="font-family: Arial;">versante all’altro hanno un particolare fascino ed appaiono nuovi ed insoliti. Da esse lo sguardo può spaziare su ampi contesti che sfumano lontani fino a fermarsi all’orizzonte sulla lunga catena degli Iblei.<br/> La valle del fiume è ampia e rigogliosa e i pendii delle colline soprastanti sono prevalentemente uniformi interrotti solo dai solchi di deflusso delle acque dove si addensa la vegetazione riparia.<br/> Le acque del fiume inizialmente limpide e chiare diventano limacciose e verdastre nell’ultimo tratto per la presenza di vegetazione in decomposizione. L’area della foce è sede di importanti resti archeologici, non del tutto riportati alla luce. A sud della foce si trova, in provincia di Siracusa, l’<span style="font-weight: bold;">oasi naturalistica di Vendicari</span>.<br/></span> <span style="font-family: Arial;">Confluisce nel fiume Tellaro il <span style="font-weight: bold;">Tellesimo</span>, fiume che lungo tutto il suo corso corre all’interno di un paesaggio molto suggestivo scavato in gran parte nella roccia calcarea ricoperta da una ricca vegetazione.<br/> <img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/tellesimo1.jpg" alt="" align="left" width="300" height="201"/>La <span style="font-weight: bold;">Cava del Tellesimo</span> si è originata, come tutte le cave del comprensorio ibleo, da una frattura su cui l’erosione millenaria delle acque ha operato una profonda incisione.<br/> La cava inizia dalla <span style="font-weight: bold;">c.da Bellocozzo</span> e termina dopo un corso di circa 15 chilometri in contrada Taverna. Il torrente con la sua forte azione erosiva ha creato numerose marmitte e conche chiamate</span> <span style="font-family: Arial;"><span style="font-weight: bold;">“urve”</span>. Nella parte iniziale della cava le formazioni rocciose delle pareti, prevalentemente verticali, presentano una vegetazione povera, mentre sul fondo delle gole il suolo residuo accoglie una folta</span> <span style="font-family: Arial;">vegetazione fatta di carrubi selvatici, corbezzoli, ligustri e fichi selvatici. E’ possibile rinvenire numerose piante aromatiche quali timo, nepitella, mentuccia, origano.<br/> Ai piedi dei dirupi e lungo le ripe del torrente trovasi platani, salici, frassini, bagolari, nonché vegetazione da sottobosco come rovi ed edere.<br/> Di rilevante interesse risulta anche l’ambiente fisico della valle, per via delle rette gole e dei molteplici</span> <span style="font-family: Arial;">insediamenti rupestri. Nella <span style="font-weight: bold;">Cava dei Servi</span> vi sono diverse tombe scavate nelle pareti rocciose appartenenti all’età di Pantalica I (XII-XI sec). Nelle acque del Tellesimo vive la <span style="font-weight: bold;">trota macrostigma</span> un endemismo ibleo che sopravvive al rischio di ibridazione con altre specie, oltre alle anguille, alla tinca e</span> <span style="font-family: Arial;">ai vari anfibi (rana, raganella). Sono presenti rettili (tartarughe, greco, ramarro, biscia ) e tra i mammiferi la martora, il coniglio, il riccio e la donnola.<br/></span> <span style="font-family: Arial;">L’assessorato regionale al territorio e ambiente ha iniziato l’iter per verificare la fattibilità per l’istituzione della <span style="font-weight: bold;">Riserva orientata “Valle del fiume Tellesimo”.</span></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">L<span style="font-weight: bold;">’Irminio</span> , un fiume e un nome presago di storia e di eventi, via d’acqua e di penetrazione, annunciatore di civiltà come fa ben intendere il nome, <span style="font-weight: bold;">eco di Hermes</span>, messaggero divino.<br/> Nasce dalle pendici del Monte Lauro, presso Giarratana, e il suo corso a carattere quasi torrentizio si sviluppa lungo la provincia di Ragusa ed in particolare fra <span style="font-weight: bold;">Ragusa e Modica</span>, per 55 chilometri. Sfocia nel Mare Mediterraneo in località Torre Giardinelli tra <span style="font-weight: bold;">Marina di Ragusa e Donnalucata</span> dopo aver creato lungo il suo percorso, grazie ad una diga artificiale realizzata negli anni ’70 (la diga di santa Rosolia) un piccolo bacino lacustre artificiale.<br/> Questo fiume in passato doveva essere caratterizzato da una maggiore copiosità delle acque che lo rendevano navigabile, probabilmente con barconi a fondo piatto fino all’antica <span style="font-weight: bold;">Ceratanum</span> (l’odierna Giarratana). A conferma dell’intensa attività presente nell’area fin dai tempi preistorici sono state rinvenute varie testimonianze, quali il sito preistorico del paleolitico superiore di <span style="font-weight: bold;">Fontana Nuova</span> costituito da un ampio riparo sotto roccia, simile alla cavea di un teatro ove furono rinvenuti manufatti</span> <span style="font-family: Arial;">che testimoniano la remota presenza umana nell’isola; la <span style="font-weight: bold;">Fattoria delle Api</span> , antico centro di lavorazione del miele, quello ibleo di “satra” ovvero di timo, celebre in tutto il Mediterraneo e cantato dai poeti dell’antichità; il sito Greco arcaico del <span style="font-weight: bold;">Maestro</span>. Anche la morfologia della foce doveva essere ben diversa dall’attuale. Risulta che essa è stata utilizzata come <span style="font-weight: bold;">porto canale</span> del periodo greco arcaico fino all’alto Medioevo. Dotato di banchine di caricamento a spine di pesce ove potevano attraccare verosimilmente navi onerarie, questo porto trovava giustificazione per la presenza del centro abitato di <span style="font-weight: bold;">contrada Maestro</span>, sicuramente luogo di raccolta e di smercio dei prodotti agro pastorali iblei. Le ceramica e le strutture abitative di questo insediamento ne dimostrano un’intensa attività. Percorrendo il corso, contro corrente, sono numerose le testimonianze dell’epoca castellucciana, ossia del bronzo antico( 2200-1600 a.C.) e di quella paleocristiana (sesto, quarto secolo d.C.), con ipogei catacombali talora di notevoli dimensioni (contrada <span style="font-weight: bold;">Ciluonia</span>). Noto sito è quello di <span style="font-weight: bold;">Castelluccio</span>, sulla riva sinistra, e poi <span style="font-weight: bold;">Cafeo</span> ove è stata ritrovata la statuina bronzea che rappresenta Ercole coperto</span> <span style="font-family: Arial;">dalla leontè (mantello ricavato con la pelle del leone nemeo) e <span style="font-weight: bold;">Capra d’Oro</span> ,dominante col suo sperone un ampio tratto della valle, ricca di insediamenti e necropoli . E poi la mitica Ibla, roccaforte</span> <span style="font-family: Arial;">dei siculi, e quindi <span style="font-weight: bold;">Cava Misericordia </span> con numerosi mulini ad acqua. Spesso si incontrano sacelli e croci incise, tombe a forno scavate nelle pareti rocciose. In contrada <span style="font-weight: bold;">Terravecchia</span> ,altro sito dell’attuale Giarratana, sorgevano delle ville fattorie deputate allo sfruttamento del territorio. Il grano prodotto nel territorio ibleo era convogliato presso tali fattorie e su chiatte ,predisposte per la navigazione fluviale ,verosimilmente ridiscendeva la corrente fino al porto canale dove le navi onerarie romane lo aspettavano per lo stivaggio. Quindi partivano per Roma in direzione di Ostia. Cicerone nelle Verrinae tratta ampiamente di questo sfruttamento dell’area iblea. Calaforno, un sito non lontano da Giarratana, costituito da un sistema di oltre trenta ambienti scavati nella dura roccia ci richiama,invece, a collegamenti con il mondo maltese. <br/> Il fiume oggi ha perso gran parte della sua vitalità, é solo un rigagnolo. L’<span style="font-weight: bold;">invaso di Santa Rosolia</span> e</span> <span style="font-family: Arial;">lo sfruttamento a cui è sottoposto per uso irriguo lo hanno impoverito tanto da rischiare la sua stessa esistenza. La sua foce, soggetta ad un lento ed inesorabile insabbiamento, ha subito una sostanziale modifica morfologica con la formazione dunale su cui si è</span> <span style="font-family: Arial;">insediata l’attuale caratteristica vegetazione. Al termine di questo cordone la costa si innalza con piccole falesie a pareti verticali. In questi luoghi si è impiantata la caratteristica vegetazione a “Macchia Foresta” che dal 1981 è stata protetta con l’istituzione da parte della Regione siciliana della <span style="font-weight: bold;">Riserva Naturale Speciale Biologica “Macchia Foresta del fiume Irminio</span>”. Si tratta di un’area caratterizzata da diversi e quasi</span> <span style="font-family: Arial;">contrastanti ambienti che contribuiscono alla formazione di un ecosistema particolarmente fragile e delicato tra due centri abitati a vocazione turistica: Donnalucata e Marina di Ragusa. L’area protetta è fruibile e le visite sono consentite lungo i sentieri predisposti. E’presente un Centro visite allocato nel Casale che ospita un piccolo Museo naturalistico.<br/> In questa riserva, osservando la vegetazione a partire dalla battigia e fino all’inizio delle prime dune, sono presenti piante quali la Salsoia, la Calcatreppola, specie capaci di colonizzare ambienti estremi come le spiagge sabbiose. Sulle dune è rintracciabile il Ravastrello comune e il Giglio di mare.<br/> Sulle dune consolidate trovasi il Ginepro coccolone in conformazione bassa o prostrata, spesso</span> <span style="font-family: Arial;">frammisto all’efedra fragile. In zone più arretrate si trovano il Lentisco e la Spina santa insulare, il Thè siciliano, l’asparago, la brionia, l’artemisa. Nel retroduna è possibile trovare il Fiordaliso delle spiagge e l’Ononide. Vicino alla foce la vegetazione è tipica delle aree paludose. Si trovano il giungo pungente, le tamerici, la cannuccia da palude. In presenza di costa alta si rinvengono la palma nana e il timo arbustivo.<br/> Relativamente alla fauna sono gli uccelli, soprattutto migratori provenienti dall’Africa, ad attirare l’attenzione. Si rifocillano e si riposano in quest’area il Martin pescatore, l’Airone cinerino, il</span> <span style="font-family: Arial;">Cormorano, la Garzetta, la Marzaiola, la Gallinella d’acqua ,la Folaga, il Gruccione etc.<br/> Sono presenti interessanti rettili quali il Colubro leopardiano,il Blacco, la Biscia d’acqua, il ramarro e tra gli anfibi la rana verde ed il rospo. Tra i mammiferi si rinvengono volpi,conigli e donnole. <br/> Un paradiso incontaminato che vale la pena vedere. Numerose,infatti, sono le scolaresche ed i gruppi organizzati che visitano la riserva per conoscere i peculiari aspetti naturalistici dell’area.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">E se, infine, vuoi avere un quadro di insieme, lasciata la contrada di San Giacomo, fermati al primo tornante del “<span style="font-weight: bold;">Pennino</span>” e da questo Belvedere si ha una visione unica e magica. Da lì è possibile abbracciare il tutto: la spendida Ibla, giardino di pietra, in tutta la sua magnificenza tra la suggestiva</span> <span style="font-family: Arial;">vallata del <span style="font-weight: bold;">San Leonardo</span> e il <span style="font-weight: bold;">torrente Puzzo</span>; i valloni del <span style="font-weight: bold;">Ciaramiti</span>, del <span style="font-weight: bold;">Mastratto</span>, profondi e selvaggi; e a sinistra le colline degradanti da San Cono a <span style="font-weight: bold;">Capra d’oro</span> e sotto l’Irminio , con i suoi rari platani orientali, scorrere solenne e lento fin sotto al <span style="font-weight: bold;">Girgentano</span> e alle antiche miniere di asfalto di <span style="font-weight: bold;">Castelluccio</span>.<br/> Il nostro viaggio è terminato.<br/> Questi luoghi rappresentano un appuntamento irrinunciabile per turisti e locali, attratti non solo dalle attrattive paesaggistiche ma anche dai rinomati siti agrituristici presenti, dalle sagre paesane con l’offerta di produzioni agroalimentari</span><br/> Itinerario proposto da <span style="font-weight: bold;">Ingegnicultura</span>, laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali di <span style="font-weight: bold;">Modica</span>.</p>
<p>Sito: <a href="http://www.ingegnicultura.it/">www.ingegnicultura.it</a><br/> Contatti: e-mail: <a href="http://cultura@ingegnicultura.it/">cultura@ingegnicultura.it</a></p> Geoturismo come scoperta e comprensione delle bellezze geologiche negli ibleitag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-03-11:3900264:Topic:458392012-03-11T17:46:16.204Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<h3>Siti ad elevato valore scientifico e paesaggistico</h3>
<p></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">La provincia di Ragusa ha un vario ed interessante patrimonio geologico. Trattasi di siti abbastanza suggestivi del tipo idrologico- idrogeologico, geologico –stratigrafico e geomorfologico.</span><span style="font-family: Arial;"><br></br></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">La <span style="font-weight: bold;">Conca del Salto…</span></span></p>
<h3>Siti ad elevato valore scientifico e paesaggistico</h3>
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<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">La provincia di Ragusa ha un vario ed interessante patrimonio geologico. Trattasi di siti abbastanza suggestivi del tipo idrologico- idrogeologico, geologico –stratigrafico e geomorfologico.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">La <span style="font-weight: bold;">Conca del Salto a Modica</span> si trova a valle del fiume <span style="font-weight: bold;">Fiumara</span> e rappresenta un esempio di sito idrogeologico; la <span style="font-weight: bold;">sorgente Micenci</span> e i <span style="font-weight: bold;">Pantani di Ispica</span>, come il tratto di costa compreso tra <span style="font-weight: bold;">Punta</span> <span style="font-weight: bold;">Ciriga</span> e <span style="font-weight: bold;">Punta Castellazzo</span> sono sicuramente validi esempi del geomorfologico, mentre di significato geologico-stratigrafico sono gli affioramenti Cretaceo-<img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/conca%20del%20salto.jpg" alt="" align="left" width="300" height="225"/>Eocenici della <span style="font-weight: bold;">Formazione Amerillo</span> in territorio di <span style="font-weight: bold;">Giarratana</span>.<br/> In questi ultimi anni si registra una grande attenzione e tanto interesse per il paesaggio ed in particolare per i beni naturali, tra cui le componenti geologiche e quelle geomorfologiche che da sempre hanno costituito oggetto di richiamo per la loro spettacolarità. Ne è prova che luoghi come la Monument Valley negli Stati Uniti, o i geyser islandesi o Ayers Rock in Australia sono visitati da tantissimi turisti alla ricerca di forti emozioni.<br/> Oggi la pianificazione dell’uso del territorio presuppone la necessità di avere un quadro completo dei beni che insistono su di esso, siano essi paesaggi culturali o naturali di alto pregio.<br/> Gli elementi che conferiscono valore al paesaggio fisico costituiscono un forte potenziale di ricchezza economica.<br/> I siti ad elevato valore scientifico e paesaggistico se sapientemente valorizzati e se resi pubblici,possono assumere un forte potere trainante per l’economia del territorio e per l’educazione dei giovani al rispetto dell’ambiente. La progettazione di sentieri geologici, con l’inserimento di geositi in percorsi didattici scientifici e culturali a carattere pluridisciplinare, consentirebbe la fruibilità del territorio non solo ai fini turistici, ma anche divulgativi e formativi.<br/> Anche la provincia di Ragusa ha la potenzialità per creare sentieri geologici, magari con inclusi punti di osservazione panoramici, aree ricreative e di sosta. Nel suo territorio sono presenti, infatti, geositi di grande impatto ambientale e con una marcata caratterizzazione paesaggistica.</span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">La <span style="font-weight: bold;">Conca e la Grotta del salto</span> sono da inquadrare geograficamente all’interno degli Iblei esattamente lungo il corso della <span style="font-weight: bold;">Fiumara di Modica</span>, una striscia di terra, larga non più di quattro- cinquecento metri che sinuosamente si allunga, seguendo per circa sette chilometri il corso del Torrente motycano dalla periferia sud-ovest della città, fino a Scicli.<br/> Al chilometro 4,2 dalla città di <span style="font-weight: bold;">Modica</span> sulla sinistra della provinciale per <span style="font-weight: bold;">Scicli</span> una selva di arbusti d’euforbia segnala una conca: un dislivello di circa 20 metri, dal quale l’acqua, in doppia lingua, dopo aver scavato un canale nella roccia carsica si precipita giù fra molti spruzzi che svaporano nell’aria circostante.<br/> L’origine della cascata è da collegare all’attività tettonica post messianica, responsabile dell’attuale assetto.<br/> In località Salto, tramite una stradina rurale è possibile giungere al letto della Fiumara da dove risalendo per circa 1000 metri si giunge ad un laghetto posto ai piedi della cascata. La cosa più importante del Salto non è solo lo spettacolo della <span style="font-weight: bold;">Cascata</span>, ma anche il fenomeno carsico delle grotte sotterranee. In questa zona tramite ispezioni sotterranee sono state scoperte sei grotte meravigliose con presenza di</span> <span style="font-family: Arial;">stalattiti e stalagmiti e laghetti interni.<br/> Dalla sponda destra del laghetto è possibile accedere ad una grotta carsica, il cui vasto atrio si sviluppa alle spalle della cascata, che può ritenersi la meraviglia delle meraviglie. E’ la <span style="font-weight: bold;">Sala dei Lampadari</span>, così detta per la presenza di una miriade di stalattiti a grappoli, normali ed eccentriche, bianche e di vario colore.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">Il sito è interessante dal punto di vista carsico, infatti in esso si possono osservare due tipi di morfologie: una di tipo superficiale e l’altra di tipo ipogea.<br/> La <span style="font-weight: bold;">Conca del Salto</span> è anche una vera e propria oasi di specie vegetali. Sono presenti ciclamini, narcisi, giaggioli, capperi, capelveneri, nepitella, ranuncoli, biancospini, timi, mirti, euforbie. Un po’ più rada è la vegetazione arborea costituita da salici, melograni, albicocchi, noci, bagolari.<br/> La <span style="font-weight: bold;">sorgente Micenci</span> si trova lungo la spiaggia nei pressi di <span style="font-weight: bold;">Donnalucata</span>. Trattasi di acquiferi</span> <span style="font-family: Arial;">carbonatici, permeabili per fessurazione e carsismo, alimentati direttamente</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">dalle precipitazioni sotto forma di infiltrazioni, generalmente drenati alla base da alcune sorgenti ,e caratterizzate da portate anche elevate. Questa sorgente scaturisce sulla battigia formando una piccola conca d’acqua, ma è presumibile che la vera scaturigine sia più profonda rispetto alla polla che sgorga dalla sabbia.<br/> La costa del comune di <span style="font-weight: bold;">Ispica</span> è compresa fra le foci delle due maggiori paludi del sud est della Sicilia:</span> <span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/punta%20Ciriga.jpg" alt="" align="left" width="300" height="400"/>il <span style="font-weight: bold;">pantano Longarini</span> ed il <span style="font-weight: bold;">Pusaidone</span> . L’ampia insenatura che si trova tra la foce del Pantano Longarini e Punta Castellazzo fu chiamata dai Greci e dai</span> <span style="font-family: Arial;">Romani <span style="font-weight: bold;">Porto Ulisse</span> a ricordo delle peregrinazioni dell’eroe di Itaca, mentre dagli Arabi ebbe l’appellativo di <span style="font-weight: bold;">Marza</span>.<br/> In questo sito oltre al Pantano Longarini è presente il <span style="font-weight: bold;">Pantano Bruno</span> che è alimentato da un bacino poco esteso che non arriva mai al totale prosciugamento. E’inoltre presente il cosiddetto <span style="font-weight: bold;">Gorgo Salato</span> di forma allungata ed arcuata, privo di emissario superficiale , e ricco di vegetazione palustre.<br/> Dal punto di vista morfologico la zona è rimasta allo stato naturale, solo in seguito ad opere di bonifica e di antropizzazione i pantani occidentali ad acqua dolce sono stati colmati, mentre quelli orientali ad acqua salina si sono mantenuti.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">Nel 1988 i <span style="font-weight: bold;">pantani Longarini</span>, <span style="font-weight: bold;">Bruno</span> e <span style="font-weight: bold;">Gorgo Salato</span> sono stati inseriti nel <span style="font-weight: bold;">patrimonio delle risorse naturali regionali</span>. <br/> L’<span style="font-weight: bold;">Unione Internazionale per la Conservazione della Natura</span> ha annoverato questi luoghi come ambienti da preservare e proteggere. Essi, infatti, oltre ad ospitare uccelli limicoli ,svernanti ed unici nel loro genere, sono stazioni di sosta di migratori acquatici e presentano una ricca varietà di vegetazione alofila ed igrofila.<br/> Nella zona della <span style="font-weight: bold;">Marza</span> trovasi <span style="font-weight: bold;">Punta Ciriga</span> e <span style="font-weight: bold;">Punta Castellazzo</span>, un tratto di costa di circa due</span> <span style="font-family: Arial;">chilometri formato da una falesia alta mediamente metri dieci, comprendente grotte </span> <span style="font-family: Arial;"><br/></span> <span style="font-family: Arial;">naturali, scogli e faraglioni fra cui il principale chiamato “<span style="font-weight: bold;">Scoglio Iannuzzo</span>”.<br/> Ultimamente sono state realizzate delle barriere frangiflutti a protezione della costa.<br/> Questa costa come è noto è soggetta a spostamenti in arretramento o avanzamento. Il tratto basso fra porto Ulisse e Punta Muro ha subito nel tempo un notevole avanzamento mentre la costa alta fra Punta Castellazzo e Punta Ciriga viceversa è stata soggetta ad un processo di</span> <span style="font-family: Arial;">arrettramento.<br/> L’itinerario da noi proposto rappresenta sicuramente un esempio di gestione integrata e di recupero ambientale di sicuro interesse scientifico e turistico.</span></p>
<p>Itinerario proposto da <span style="font-weight: bold;">Ingegnicultura</span>, laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali di <span style="font-weight: bold;">Modica</span>.<br/> Portale: <a href="http://www.ingegnicultura.it/">www.ingegnicultura.it</a><br/> e-mail: <a href="http://cultura@ingegnicultura.it/">cultura@ingegnicultura.it</a></p> Viaggio tra le opere fortificate della provincia ibleatag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-03-06:3900264:Topic:456192012-03-06T13:40:08.178Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<h3>Itinerario storico-culturale che ripercorre le tappe fondamentali della storia locale</h3>
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<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Le <span style="font-weight: bold;">opere fortificate della provincia di Ragusa</span> vanno dai monumenti ricostruiti nel settecento alle dimore abbandonate e ridotte a semplici ruderi, per lo più interrati. Manufatti questi che sorgevano su suggestive e incantevoli posizioni che hanno per anni attirato i grandi viaggiatori e…</span></p>
<h3>Itinerario storico-culturale che ripercorre le tappe fondamentali della storia locale</h3>
<p></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Le <span style="font-weight: bold;">opere fortificate della provincia di Ragusa</span> vanno dai monumenti ricostruiti nel settecento alle dimore abbandonate e ridotte a semplici ruderi, per lo più interrati. Manufatti questi che sorgevano su suggestive e incantevoli posizioni che hanno per anni attirato i grandi viaggiatori e che nel tempo si sono trasformati: da fortezze medioevali sono divenute eleganti palazzi rinascimentali o nobili residenze dell’Ottocento.<br/> L’attuale patrimonio architettonico fortificato esistente in <span style="font-weight: bold;">provincia di Ragusa</span> è frutto della particolare configurazione del paesaggio nell’area degli iblei meridionali, delle vicende economiche e sociali, nonché dei grandi eventi naturali e storici.<br/> A causa delle concessioni enfiteutiche operate dai conti dal 1400 in poi e soprattutto del disastroso evento sismico del 1693 questo patrimonio si è notevolmente ridotto cancellando in gran parte preziose testimonianze di queste particolari dimore.<br/> L’interessante itinerario storico-culturale delle opere castellate della provincia di Ragusa, da noi proposto, riguarda le più significative strutture fortificate esistenti, partendo da <span style="font-weight: bold;">Modica</span> per raggiungere <span style="font-weight: bold;">Ragusa</span>, <span style="font-weight: bold;">Comiso</span>, <span style="font-weight: bold;">Vittoria</span>, <span style="font-weight: bold;">Acate</span>, <span style="font-weight: bold;">Chiaramonte Gulfi</span>, <span style="font-weight: bold;">Monterosso Almo</span>, <span style="font-weight: bold;">Giarratana</span>, e quindi <span style="font-weight: bold;">Scicli</span>, <span style="font-weight: bold;">Ispica</span> e <span style="font-weight: bold;">Pozzallo</span>.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/castello50.jpg" alt="" align="left" width="200" height="150"/>Il <span style="font-weight: bold;">Castello di Modica</span> era stato impiantato su uno sperone roccioso a picco su due vallate confluenti e per la sua posizione attirò l’attenzione di numerosi viaggiatori stranieri.. Questo acrocoro roccioso che sovrasta la città rappresenta senza dubbio la più singolare testimonianza lasciata dagli abitanti dell’antica <span style="font-weight: bold;">Motyca</span>. La sua preponderante emergenza sull’abitato ci invita ad un viaggio indietro nel tempo, fino a ritrovare una forma diversa di fare architettura. La pareti rocciose dell’acrocoro si fondono con le pareti di pietra costruite dall’uomo. Il colore dello stesso materiale contribuisce a creare con il verde dei rampicanti, il grigio della roccia, il verde dei licheni una mescolanza di effetti cromatici di cui solo la natura è maestra. Le torri che sovrastavano la rocca ai quattro angoli esprimevano l’apparente dominio dell’uomo sulla natura. La descrizione più antica del manufatto si deve allo storico <span style="font-weight: bold;">Placido Caraffa</span>, che parla di quattro torri angolari, un ponte levatoio, un cortile, un giardino, un vivaio, tre chiese, gruppi di fabbricati in doppia fila, con volte a crociera, un “tempio del sole”, una porta centrale di ingresso. Per tre lati il castello era protetto da profondi scoscendimenti. Nei fianchi che partono da oriente e vanno verso mezzogiorno, il passaggio è fantastico: fette di roccia pare siano state messe sotto le costruzioni per impedire agli assalitori di arrampicarsi. Il castello aveva un ingresso da nord dove era situata la <span style="font-weight: bold;">porta Anselmo</span> ed una torre di difesa sulle rocce retrostanti. Una seconda porta era ubicata nel <span style="font-weight: bold;">quartiere Raccomandata</span>, una terza nel <span style="font-weight: bold;">quartiere San Pietro</span> e la quarta a Sud nella zona della <span style="font-weight: bold;">Postierla</span>, dove esisteva una uscita sotterranea. Il castello ha vissuto varie vicende che ne hanno purtroppo determinato la sistematica spoliazione. E’ probabile che la sua fondazione risalga al periodo normanno. Distrutto dal sisma del 1693 fu venduto nel 1816 e occupato nel 1877 da un collegio femminile delle suore di carità. Oggi la vista dei pochi ruderi può lasciare una scarsa nozione dell’antica magnificenza, ma le opere conservate in prestigiose biblioteche testimoniano del passaggio di antiche famiglie quali i Mosca, i Chiaramonti, i Cabrera, gli Henriquez e personaggi come Manfredi, Andrea Chiaramonti e Bernardo Cabrera.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Spostandoci a <span style="font-weight: bold;">Ragusa</span>, l’antica Ibla dei monti Erei giace oggi sotto le case della parte bassa della città, divisa in due parti dal fiume Ippari. La storia di questa città fortificata si perde nella notte dei tempi. Il <span style="font-weight: bold;">castello di Ragusa</span> che sorgeva sull’isolata collina di Ibla doveva essere molto imponente, impiantato probabilmente su antiche strutture bizantine ed esistere sin dal 1091 con i Normanni che eseguirono lavori di restauro. Fu distrutto totalmente dal terremoto del 1693. Del manufatto esistono solo descrizioni seicentesche che riferiscono di una struttura a quattro torri merlate, con alte mura e feritoie, due piazze d’armi, fossati e dimore interne. La città rinacque con la fisionomia del trionfante settecento, mentre il quartiere sul colle di Ibla mantiene la sua struttura medioevale con appariscenze barocche che ancora oggi stupiscono i visitatori.<br/> <img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/donnafugata.jpg" alt="" align="right" width="150" height="111"/>Sempre nel territorio di Ragusa si trova la più famosa e nobile dimora ottocentesca con l’aspetto di un’imponente fortezza</span> medioevale: il <span style="font-weight: bold;">castello di Donnafugata</span>. La struttura occupa una superficie di circa 2500 metri quadrati e le sue origini risalgono probabilmente all’anno mille, sotto gli arabi. Sulla vecchia struttura, carica di storie affascinanti, il barone Corrado Arezzo, alla fine dell’ottocento ne ingrandì la costruzione creandovi intorno una dimora gentilizia con ben 122 stanze, un grande parco, un coffee house e un labirinto. Dall’ingresso del cortile lo spazio è scandito dalle pareti dell’androne con volte in pietre da taglio, mentre l’accesso alla grande scala in lucida pietra nera con in cima la sala degli stemmi è tenuto a guardia da due armature di imponenti cavalieri del seicento. Una miriade di stemmi castellani tappezzano le pareti con i simboli della nobiltà italiana ed isolana. La camera della regina, Bianca di Navarra, ha ancora il pavimento arabo a disegni geometrici e il letto nascosto in una nicchia. Imponenti, infine, gli specchi ove si riflettono all’infinito i manichini stupendi della famiglia e i cristalli dei lampadari ormai opacizzati dal tempo.</p>
<p style="text-align: justify;">La porta di San Biagio, con la sua bellissima statua di marmo, apriva l’accesso al <span style="font-weight: bold;">Castello di Comiso</span>. Accanto a questa porta sorge l’antico castello, Palazzo dei Naselli, dimora prebarocca costruita su un antico edificio religioso, un battistero bizantino, e poi trasformato in torre ottagonale di difesa. Trattasi di un vero e proprio palinsesto di fabbriche di varia epoca, la cui parte centrale è dovuta alla ricostruzione settecentesca. In esso sono evidenti i segni del passaggio da castello feudale a dimora baronale. Muraglie bastionate con possenti torri dalle strette feritoie, arricchiti da grandi finestre con frontoni rinascimentali, imponevano al maniero l’aspetto del palazzo fortificato. Signore del castello di Comiso fu nel XII secolo Berligheri, nel XIII Giovanni Chiaramonte e nel 1408 Bernardo Cabrera. Imponenti opere di rifacimento avvengono nel castello nel XV-XVI secolo ad opera dei Naselli che utilizzarono l’ex struttura come torre inserendola in un funzionale sistema di difesa. Sotto questa famiglia si costruirono le prime residenze fuori del recinto fortificato e nell’ala nuova del loggiato si realizzò il mastio quadrangolare. Il terremoto del 1693 non risparmiò il castello, la cui ricostruzione avvenne nel 1724. Con la dominazione borbonica il manufatto rimase abbandonato finchè nel 1841 una parte di esso fu trasformata in teatro comunale. Oggi conserva buona parte dell’impianto medioevale: interessanti due porte a sesto acuto in stile gotico chiaramontano.</p>
<p style="text-align: justify;">Nel centro abitato di <span style="font-weight: bold;">Vittoria</span> trovasi il <span style="font-weight: bold;">Palazzo dei conti</span> ,restaurato di recente e oggi sede museale. L’edificio a pianta rettangolare si eleva su due piani senza linea di marcapiano e cornice di coronamento. Delle larghe paraste scandiscono il prospetto a cui fanno contrasto piccoli stipiti con piattabande. Gli ambienti interni sembrano seguire un rigoroso ordine simmetrico con un vano d’ingresso centrale che presenta una pregevole trifora di sapore cinquecentesco. Ha subito negli anni numerosi rifacimenti e adattamenti. Sembra, comunque, che questo palazzo che ospitò nel 1643 il Conte di Modica Giovanni Alfonso Enriquez, viceré di Sicilia e di Napoli, sia stato costruito su un manufatto presistente che condizionò la nuova progettazione.</p>
<p style="text-align: justify;">Ad <span style="font-weight: bold;">Acate</span> l’intero abitato è caratterizzato dalla imponente struttura del c<span style="font-weight: bold;">astello dei principi di Biscari</span>. E’ stato il barone Guglielmo Raimondo del Castello che nel 1424 ha fatto costruire il palazzo Biscari nella piazza più importante del paese. L’edificio che si conserva tuttora nelle parti principali asseconda il movimento della piazza con le due torri laterali. Di impianto rettangolare, si snoda intorno al cortile quadrangolare con due eleganti loggette ed una piccola icona quadrangolare di sapore quattrocentesco. Si sviluppa in due elevazioni: il palazzo fortificato ha un recinto e merlature ghibelline sulle torri e conserva al piano terreno i disimpegni per la cavalleria, le dispense e le attrezzature mentre al piano elevato accoglie la zona nobile del maniero. Androne, scala ed ambienti di rappresentanza si susseguono in suggestiva sequenza. Nel seicento il principe Agatino Paternò Castello lo trasformò in Palazzo principesco. Dopo il sisma del 1693 venne restaurato ed oggi è di proprietà pubblica ed è utilizzato per manifestazioni culturali, museo e visite turistiche. <span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Il <span style="font-weight: bold;">Castello di Terravecchia di Giarratana</span> si trova alle sorgenti del fiume Irminio, nell’area dell’antico oppidum di Ceratanum, noto anche a Cicerone. Il castello dovette esistere fin dal 1195 e fu completamente distrutto dal sisma del 1693. Occupava la parte più alta e più inaccessibile dello stesso colle dove in seguito si è sviluppato l’attuale paese. I pochi resti del manufatto occupano lo sperone vulcanico nelle vicinanze di Monte Lauro.<br/> <br/> Altri antichi castelli di cui non resta traccia, risalenti al 1366, si trovavano a <span style="font-weight: bold;">Monterosso Almo e a Dirillo</span> in rovina già alla metà del XVI secolo, ma in presenza di pochi ruderi, sulle loro planimetrie è possibile formulare solo delle ipotesi.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;"><img src="http://www.ingegnicultura.it/public/immagini/chiaram01s.jpg" alt="" align="left" width="150" height="114"/>Nel centro urbano di <span style="font-weight: bold;">Chiaramonte Gulfi</span>., nel quartiere <span style="font-weight: bold;">Baglio</span>, una <span style="font-weight: bold;">porta in pietra è l</span>’<span style="font-weight: bold;">unico avanzo dell’antico castello</span> risalente probabilmente al XII secolo, ricostruito dai Chiaramonti, conti di Modica nel XIII-XIV secolo. L’antico castello occupava la parte alta dell’acrocoro che fu integrata da pezzi di murature perimetrali che lo rendevano inaccessibile dalla parte di levante e mezzogiorno, mentre da occidente e settentrione una muraglia lo delimitava interamente. All’interno sorgeva una torre maestosa con grandi finestre nella parte alta coronata da merli ed affiancata da grossi baluardi. Oggi le poche vestigia che il terremoto ha risparmiato sono una cisterna a forma cilindrica e qualche rudere. Il castello fu centro dell’attività politica dei Chiaramonti.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">L’affascinante viaggio tra i castelli iblei non può non prevedere una visita ai resti del <span style="font-weight: bold;">palazzo Marchionale</span> nel parco della Forza di <span style="font-weight: bold;">Ispica</span>. I resti sopravvissuti consentono una lettura ricostruttiva dell’impianto. Esso è circondato da una poderosa cinta muraria in buona parte conservata, ha due corti acciottolate, diversi ambienti, una torre di cui restano le fondazioni dei muri perimetrali. All’interno dell’area fortificata sono presenti le scuderie di palazzo, un mulino e una conceria, i resti della chiesa dell’Annunziata, una via gradinata, case rupestri ed il “centoscale” un tunnel sotterraneo e gradinato per attingere l’acqua.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Arial;">Nel centro abitato di <span style="font-weight: bold;">Scicli</span>, sulla cresta del colle Castellaccio, si trova il <span style="font-weight: bold;">castello dei "tre cantoni</span>", risalente al XIII secolo, senza escludere un’origine più antica.. Il castello è diviso in due nuclei difensivi ben definiti. Uno, la fortezza grande denominata Maggiore, è riconoscibile dalle rovine delle muraglie e l’altro, il castello minore, detto Lo Steri e poi dei tre cantoni, è posto nella parte alta a dominare con la sua posizione tutta la città ed il territorio. Nell’ambito delle evoluzioni e delle architetture fortificate siciliane rappresenta un unicum per via anche della grande roccaforte triangolare, rafforzata sul lato orientale da un fossato di sbarramento che taglia la rupe, isolando l’intero complesso. La struttura perimetrale della fortificazione è piuttosto sontuosa, realizzata con un’antica tecnica muraria “ad empleton”.</span><span style="font-family: Arial;"><br/></span></p>
<p><span style="font-family: Arial;">Concludiamo il nostro viaggio a <span style="font-weight: bold;">Pozzallo</span> nel centro urbano dove è ubicata la <span style="font-weight: bold;">torre Cabrera</span> risalente alla fine del XIV secolo, interamente conservata, affacciata sul mare che sovrasta per altezza e volumetria le costruzioni vicine. Furono i Chiaramonti che volendo proteggere il caricatore di Pozzallo dalle incursioni dei corsari, decisero di far costruire la grande torre di difesa. A pianta quadrata, formata da tre piani, l’edificio raggiunge un’altezza di oltre 30 metri e ogni piano è diviso in due vasti ambienti rettangolari. Conserva ancora delle porte molte antiche, probabilmente coeve alla costruzione quattrocentesca, con archi sovrastati dagli stemmi dei Cabrera.<br/> Restaurato e ristrutturato nel colore naturale della pietra arenaria è stato trasformato nella destinazione d’uso per essere adibito a scopi culturali e turistici.<br/> <br/> Itinerario proposto da <span style="font-weight: bold;">Ingegnicultura</span>, <span style="font-weight: bold;">laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegneria e i beni culturali di Modica</span><br/> Sito:</span> <a href="http://www.ingegnicultura.it/"><span style="font-family: Arial;">www.ingegnicultura.it</span></a><span style="font-family: Arial;"><br/> Contatti: e-mail</span> <a href="http://cultura@ingegnicultura.it/"><span style="font-family: Arial;">cultura@ingegnicultura</span></a></p> Le edicole votive negli ibleitag:ingegniculturamodica.ning.com,2012-01-20:3900264:Topic:453022012-01-20T21:17:03.562Zmario giovanni incatasciatohttp://ingegniculturamodica.ning.com/profile/mariogiovanniincatasciato
<p><strong>Itinerari dell’anima tra fede e tradizione</strong></p>
<p><strong> <a href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061607112?profile=original" target="_self"><img class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061607112?profile=original" width="497"></img></a> <br></br></strong></p>
<div><span style="color: #000000;"><strong><span class="font-size-1" style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">Il territorio ibleo, quello sacro, oltre ad essere noto per le sue chiese barocche e per i Santuari Mariani deve essere conosciuto e ricordato anche per la…</span></strong></span></div>
<p><strong>Itinerari dell’anima tra fede e tradizione</strong></p>
<p><strong> <a target="_self" href="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061607112?profile=original"><img class="align-full" src="http://storage.ning.com/topology/rest/1.0/file/get/2061607112?profile=original" width="497"/></a><br/></strong></p>
<div><span style="color: #000000;"><strong><span class="font-size-1" style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">Il territorio ibleo, quello sacro, oltre ad essere noto per le sue chiese barocche e per i Santuari Mariani deve essere conosciuto e ricordato anche per la presenza delle edicole votive (“fiuredde” o “tribuneddi”) che numerosissime testimoniano nel territorio della provincia di Ragusa la presenza del sacro nella comunità umana, della cultura e della fede che hanno segnato le generazioni passate.</span></strong></span></div>
<h5><span style="color: #000000;"><strong><span class="font-size-1" style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">Nostro intento ,oltre quello di promuoverle e farle conoscere, è quello di concorrere a salvaguardarle. Trattasi di un patrimonio artistico culturale che rischia di scomparire , che però oggi nell’ambito del processo che il Sud sta attuando per riaffermare la propria valenza in termini di valori e di riscoperta del territorio, con le sue risorse, con le sue vocazioni, con le sue realtà culturali e religiose, potrebbe rappresentare una testimonianza di memorie dalle quali partire.<br/> L’origine delle edicole votive è sicuramente romana e si fa risalire ai primordi del Cristianesimo.In Sicilia, nei primi secoli d.C., ci fu un grande fiorire di aziende agricole, di proprietà di nobili i quali edificarono piccoli tempietti, per lo più pilastri con nicchie corredate da immagini sacre a custodia dei campi. I materiali usati per la raffigurazione dell’icona erano o latta dipinta, o tela dipinta ad olio o pietra scolpita.Esse affondano le proprie radici in un sistema di segni magico religiosi, in pratiche e funzioni culturali legate alla sfera delle religiosità popolari. Le icone venivano custodite nelle edicole o piccoli santuari, inserite nei muri interni o esterni di un fabbricato. Le edicole sacre si trovano anche ai crocicchi delle antiche vie rurali , lungo le vie principali e i percorsi delle processioni. Le edicole vanno distinte in urbane ed extraurbane. Le edicole urbane si notano soprattutto nei vicoli, negli incroci o sulle facciate di abitazioni private, in molti casi sul prospetto o nella zona più vicina alla porta di ingresso. Erano per lo più legate ai riti festivi delle comunità come i riti della Settimana Santa o le feste Patronali e venivano edificate per ringraziare il Divino di una grazia ricevuta o per chiedere protezione o per garantirsi grazie future. Tipologia più comune è quella di una nicchia inserita nella struttura abitativa, di forma quadrata o rettangolare, in pietra tenera ragusana o intagliata a tempietto.Le edicole extraurbane sono spesso chiamate “mistieri” e sono inserite come punto di riferimento nella toponomastica locale, dando spesso il nome alla località o ai siti dove sorgono (“A Crucivia”, “a fiuredda ri S. Giuvanni”). Le forme tipiche erano microstrutture a parallelepipedo in conci calcarei, alte anche tre metri, con tetto spiovente o piatto , che accoglievano al loro interno una nicchia centrale dentro cui veniva collocata una statua o un dipinto sacro, comunque immagini a tuttotondo, bassorilievi o dipinti raffiguranti scene sacre, santi ma soprattutto la Madonna e la Sacra Famiglia. Le edicole nascevano per volontà di privati cittadini che in tal modo chiedevano l’intercessione e la protezione dei Santi e diventavano spesso delle piccole opere d’arte dei maestri scalpellini.Esse rappresentavano un modo per colloquiare tra il sacro ed il sopravvissuto. Erano la Bibbia dei poveri, il mezzo più comunicativo per far vivere e sopravvivere il senso del sacro.Tutte le edicole iblee risalgono al ‘700. La più antica edicola votiva a Ragusa è sicuramente “La fuga in Egitto” situata nel corso Mazzini a Ibla e risalente alla fine del ‘500. Monumentale sempre a Ragusa è l’edicola che si trova in via XXIV maggio eretta dai ragusani nel 1838 in segno di ringraziamento per la fine del colera scoppiato in Sicilia nel 1837.. Circondata da un’inferriata con cancelletto, è racchiusa in alto da un baldacchino decorato e presenta all’interno l’immagine della Madonna tra i Santi in un tempietto barocco. Chiaramonte Gulfi è un altro centro ricchissimo di edicole . Da ricordare quella delle “Anime del Purgatorio” del 1998 dedicata alla Madonna di Gulfi. Anche Modica e Scicli così come altri comuni della provincia vantano la presenza di questi particolari monumenti che legano le generazioni presenti con quelle passate nella ricerca continua di contatto con il Divino.“Le edicole votive sono i segni della fede che legano le generazioni passate alle presenti. Chi le eresse volle esorcizzare il male, addomesticare la natura, professare la propria sudditanza al Divino. Perché lo spazio attorno a lui- campagna o città- fosse meno nemico, e chi lo attraversasse, nel presente e nel futuro, percepisse le stesse rassicuranti presenze”. Questo quanto espresso da Giuseppe Cultrera nel suo libro di notevole valenza storico,artistica “Il segno ed il rito. Edicole, cappelle e luoghi sacri nel paesaggio umano di Chiaramonte Gulfi”.</span></strong></span></h5>
<p><span style="color: #000000;"><strong><span class="font-size-1" style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">Ecco perché le edicole votive, semplicemente sagomate o elaboratamene intagliate, logore e consunte dal trascorrere dei secoli, debbono restare vive, nella memoria dei devoti, nella cura del paesaggio che deve continuare a farne parte integrante.</span></strong></span></p>