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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

“Elegante, contenuto, un po’ ironico, garbato.
Misterioso, interessato, imbroglione, subdolo, matto.
Maledetto di un gatto, maledetto di un gatto!
Indifeso ma per gioco. Dolce caro sempre amico.
Un poeta me per poco, giusto per un platonico ricatto:
Maledetto di un gatto, maledetto di un gatto!”
Battisti - Mogol

 

 

“Un gatto non chiede, prende”
Garfield

“Io non conosco il gatto.
So tutto sulla vita e i suoi misteri ma non sono mai riuscito a decifrare il gatto”
Pablo Neruda

Baudelaire paragonava se stesso a un albatro.
E a quale animale potremmo rapportare Mimmo Puzzo? A un gatto, probabilmente. Mimmo del gatto aveva la costante irregolarità, il fare sornione, le palpebre semichiuse, le movenze morbide, l’amore per la notte e per i luoghi circoscritti, l’indolenza.
Lo vedevi stazionare – come un estroso, indifeso Nume tutelare – in quella parte di piazza Municipio che guarda verso la via Nazionale, assorto, attento, eppure svagato in una qualche sua fantasticheria malinconica. Da lì si spostava, con passo soffice e mansueto, verso piazza Italia, piazza Carmine, il supermercato di via Mormina Penna.
Nel Gruppo di Scicli, caratterizzato da una laboriosità ed eticità piemontesi, Mimmo era l’artista bohémienne, il deraciné, l’irregolare: “nessuno doveva interferire nei suoi ritmi sconnessi” (Tina Causarano)..
Nato nel 1946, Mimmo trascorse una vita all’insegna della precarietà: dopo aver frequentato varie botteghe artigiane, si diplomò Maestro d’Arte a Comiso nel 1970; quindi vari lavoretti. La sua prima personale è nel 1980, quando un incendio distrugge la sua casa e gran parte della produzione pittorica. Nel corso degli anni Ottanta espone in varie collettive e personali. Nel 1990 partecipa alla mostra “Opere insieme” del Brancati e nel 1991 al premio “Campigna” di Santa Sofia di Romagna. L’ultima personale è del 2003 (presso la galleria Koinè), l’anno prima della prematura morte.

 

Artista estroso, dal “procedere spontaneo basato su un automatismo selvatico e inconsapevole (non naif ma surreale) dove si coagulano alcuni risultati sorprendenti di poetica autenticità” (Piero Guccione), Puzzo era “un sognatore, tenacemente deciso a vivere tra realtà e immaginazione, vocato alla contemplazione, disinteressato all’attività” (Paolo Nifosì).
I suoi temi ricorrenti sono i volti, enigmatici e sognanti; gli interni di casa sua, grembo e prigione; le nature morte, povere ed essenziali; le maternità, gli uccellini, gli angeli, i gatti (non per niente Baudelaire scrive: “gatto misterioso, gatto strano e serafico, in cui tutto, come in un angelo, è sottile e armonioso”); i nudi femminili, sognati e innocenti; San Matteo e la via Mormina Penna (la seconda casa di Mimmo: o la prima?...); la visione dall’alto e le ali dell’aereo del mitico viaggio in aereo verso l’Emilia,…
Mimmo era naturaliter chagalliano, per lo sguardo incantato, ma allo stesso tempo era espressionista, per le tante visioni spaventate. “Alla vista delle sue creature una luce invisibile e sovrareale che viene da dentro si trasfonde in rivelazione, e ti pervade, facendoti sentire una parte del tutto” (Davide Bonelli)
Disegnava e colorava in modo “stenografico” (P. Nifosì), libero, anarchico, leggero. Usando cioè la stessa libertà e leggerezza con cui un gatto dipingerebbe…
Scrive Jules Verne: “un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola”. Mimmo Puzzo, ne siamo certi, sta camminando su quella nuvola che proprio ora passa su piazza Municipio.
E ci guarda, malizioso e sornione.
P. S.
E’ insita nel DNA degli sciclitani la tendenza alla divisione, alla separazione. Scicli, la città delle due confraternite, delle due Immacolate, delle associazioni da cui – dopo qualche anno - inevitabilmente nasce per partogenesi un’altra associazione.
Ebbene, per una volta, grazie a Mimmo Puzzo, cinque spazi espositivi si sono riuniti e coordinati: in questo modo la ricca produzione di Mimmo si può vedere nella sua varia articolazione presso le gallerie Brancati, Koinè, L’Androne, Tecnica Mista, Gianni Mania (ottimo anche il catalogo, che riproduce più di settanta opere).
Un modello di collaborazione culturale da seguire anche in futuro.

 

 

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