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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

20/10/2011 01:18

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Cultura | Modica

la luna mattutina di Piero Guccione

Una nuova tiratura limitata

La luna mattutina di Piero Guccione

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luna  mattutina Piero Guccione   Modica - «Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,/silenziosa luna?». Se non fosse per quel connubio insolubile tra notturno e luna, non sarebbe difficile accostare le contemplazioni fisiche e metafisiche leopardiane a quell'inconfondibile struggente infinito che emanano le rappresentazioni celesti di Piero Guccione. Ma il «pastore errante nell'Asia» di romantica memoria non approderà a nulla di positivo: «errare» allude a un percorso senza meta, proprio dei pastori nomadi e riferibile soprattutto al carattere insensato di un viaggio, confluente nell'abisso orrido della morte. 

Due versi strappati a una luna ottocentesca, per sentire quanto distante sia da essa la poetica potente sprigionata dalla natura guccioniana.
Capace in altro giorno al "Grido", è effettivamente silenziosa oggi la luna di Guccione. Si offre delicatissima all'estimatore del maestro di Scicli, ma anche a chi è stuzzicato da un evento che, per un giorno, vede protagonista una voce protagonista della contemporaneità figurativa. Piena, lirica, un po' fragile e dolcissima. Raffinata e rara come i valori intoccabili, preziosi pure perché non tangibili quotidianamente. 
La "Luna mattutina" di Guccione è un avvenimento, espositivo, parlando concreto, regalato dall'artista domenica scorsa, a Modica, presso La Sposa Mugnieco, curato dalla Galleria Lo Magno. Una mostra d'un giorno, d'un'unica opera: una grafica tirata in trenta esemplari esclusivi, più cinque prove d'artista. Ma l'avvenimento vero, l'incanto dell'astro d'argento che sbalordisce di poesia il mattino, ce lo spiega il maestro stesso, da decenni impegnato nella rappresentazione di una infinità concettuale ed emozionale, discussa coi colori da Guccione proprio nelle regioni azzurre del mare e del cielo. Nella terra franca dell'eterno, contemplato grandiosamente eppure con metodo, con la dedizione artigianale che si concede a un'opera ogni volta unica.
Chiediamo a Guccione una chiave d'accesso alla sua luna preziosa. Che ci sollecita immediatamente la visione del sublime, nucleo caldo romantico, subito distolto dalle soluzioni estetiche originali guccioniane, sincretiche di figurativo ed espressionistico, mimetiche della realtà vissuta e metabolizzata e simultaneamente reinventata poeticamente da Guccione, che resta artista del suo tempo. 
"La lettura lirica è una chiave assolutamente giusta", conferma il maestro, che pone l'attenzione su "quelle due linee, che tentano d'incontrarsi, che invece non s'incontrano". E se gli si fa notare l'ovvio, ossia il non avere mai il maestro dipinto una luna notturna, forse per l'eccesso di stupore legato alla luna del mattino, Guccione si racconta: "è una cosa che guardo ogni mattino, quando c'è, che mi stupisce sempre. Questa luna diurna, assolutamente fantastica, mi esalta".
Un sentimento, questo, del mondo, che si traduce in un fare arte che non si scorda mai del transeunte, come rivela già quel pallore fragile del volto della luna. Ma che ha sempre puntato dritto al noumeno, nell'itinerario straordinario di Guccione, allo spazio sovrumano degli assoluti, a una concezione totale del mondo che l'artista di Scicli ha nel tempo conquistato. "Dostojevskij diceva che la bellezza salverà il mondo", scriveva qualche tempo fa il nostro Piero, avvisando pure che, come afferma Kundera "siamo entrati nell'era della bruttezza totale. Non rimane che sperare nella bellezza". Certo è che questa luna fragile e caparbia sul campo aperto del mattino, dei giochi ancora tutti da fare, è speranza, è meravigliosa promessa.

 

 

La Sicilia

Elisa Mandarà

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