IngegniCulturaModica

Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Prima dell’appuntamento perugino  per partecipare alla cerimonia di intitolazione al fratello della Sala della Partecipazione della Provincia di Perugia, la sorella del magistrato ucciso dalla mafia nell’estate del ’92 ha incontrato la mattina del 4 febbraio gli studenti di Foligno, riuniti al cinema Politeama Clarici per riflettere sulla lotta alla mafia. L’incontro  è stato, tra le altre cose, arricchito dalla proiezione del film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta, liberamente ispirato alla storia vera di Rita Atria che a soli 17 anni diventa collaboratrice della Magistratura e inizia a rilasciare le sue prime confessioni a Paolo Borsellino. E proprio rievocando l’impegno e il coraggio di questo personaggio, attraverso la diretta testimonianza di chi lo ha conosciuto più a fondo, i giovani folignati hanno potuto aprire una finestra sul fenomeno della mafia, conoscere la brutalità delle sue regole e gli effetti prodotti in terra di Sicilia. “Ma se uno Stato tollera che un terzo del suo territorio sia sotto il controllo di qualcun altro – ha fatto notare Rita Borsellino – ci sono delle responsabilità ben più ampie”. Schiva e riservata di natura, la signora Borsellino ha cambiato atteggiamento nel giorno dei funerali del fratello quando, come lei stessa ha riferito, c’era un’intera città in lutto. “Nel ’92 – ha detto – ho visto che per la prima volta, in modo corale, la collettività stava reagendo, e improvvisamente ho sentito il bisogno di mettermi in comunicazione con gli altri”. Rita Borsellino ha quindi riflettuto sul ruolo della donna in Sicilia. “E’ vero che storicamente essa è rimasta succube dell’uomo – sono state le sue parole – ma non in modo convinto”. A suo parere oggi l’antimafia si avvale del contributo di sempre più donne. “L’uomo nelle difficoltà tende a chiudersi – ha spiegato – mentre la donna reagisce e si apre all’esterno, provando a ridare vita anche solo attraverso il ricordo alla persona cara che le è stata sottratta”. Ma a ribellarsi oggi al sistema della mafia sono anche tanti giovani, come dimostrato da un gruppo di studenti di Partinico, ospiti in questi giorni di Foligno, che indossando una t-shirt  con un a pittura di Gaetano Porcasi ,con su scritto “Io resto qui”, hanno elencato le molte ragioni che li spingono a rimanere in Sicilia e costruire lì il loro futuro. All’incontro  ha preso parte l’assessore provinciale Donatella Porzi che si è detta soddisfatta dei risultati della settimana dedicata alla legalità nella sua accezione più ampia. “Abbiamo avviato un percorso con le scuole e con il mondo delle associazioni – ha riferito – per fare in modo che tutti gli aspetti che afferiscono alla legalità vengano interiorizzati da ciascuno di noi. Auspico che non ci si fermi qui”. ”In un momento di crisi generalizzata come questo – ha detto nel suo intervento il sindaco di Foligno Nando Mismetti – in cui vanno ricostruite le fondamenta della società, l’iniziativa sulla legalità diventa quanto mai utile e significativa”.

Molto interessante l'intervento del Dirigente scolastico Mario Incatasciato, in rappresentanza dell'Associazione IngegniCulturaModica, che ha avuto modo di sottolineare il ruolo che esercita la scuola nella lotta per la legalità. In occasione della manifestazione ChocoBarocco 2010 che si è tenuta a Modica nel mese di dicembre, l'associazione IngegniCultura, in collaborazione con le Provincie di Perugia e di Ragusa, aveva di già presentato il progetto nazionale "La Stato siamo noi. La legalità  per il bene di tutti" nel proprio territorio con l'adesione di quasi tutte le scuole.

Ha coordinato i lavori il Dirigente Scolastico Roberto Incatasciato

Fonte Spoleto City

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