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Albero o presepe? E' l'eterna sfida di Natale nelle case degli italiani, dove sempre più spesso i due simboli convivono, anche se nel Mezzogiorno la tradizione del presepe sembra resistere all'inarrestabile avanzata dell'abete decorato a festa. Negli ultimi anni l'albero, scelto da tre italiani su dieci, ha guadagnato sempre più terreno nei confronti della classica rappresentazione della natività con la capanna, il bue l'asinello e i re Magi, preferita dal 7% degli italiani. In una casa su due, invece, albero e presepe convivono


Eppure, l'albero, almeno per il nostro Paese, è molto più giovane del presepe, anche se è ultracentenario: si narra che sia stata la regina Margherita di Savoia, nel 1898, a farne allestire uno nei saloni del Quirinale, seguendo una moda che aveva contagiato altre corti europee già da qualche tempo. Il presepe, invece, affonda le sue radici nel tredicesimo secolo, grazie all'opera di Arnolfo di Cambio che nel 1283 scolpì otto statuette in legno raffiguranti i personaggi della Natività e i re Magi. Il 'padre' di tutti i presepi italiani si trova ancora oggi a Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore.


L'immagine dell'albero, specialmente sempreverde, come simbolo di rinnovamento della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medievale e probabilmente in seguito assimilato anche dal cristianesimo. Non vi sono notizie certe sull'uso 'moderno' di tale tradizione, ma è molto probabile che esso risalga, almeno in Germania, al sedicesimo secolo.


Tra i primi riferimenti storici vi sarebbe una cronaca di Brema del 1570 secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che rivendicano la paternità del primo albero di Natale della storia, con una targa sulla facciata principale del Municipio, scritta in otto lingue, che ricorda come in quella piazza, nel 1510, fu decorato il primo 'albero di Capodanno'.


Secondo altri studiosi della materia, invece, la prima vera notizia, documentata, sull'albero di Natale risalirebbe 1605: una cronaca di Strasburgo annota che si va diffondendo l'abitudine di portare a casa degli abeti ornandoli di rose di carta, mele, zucchero e altri oggetti in similoro. Per altri ancora, la tradizione dell'albero di Natale, così come lo conosciamo noi, nasce in Germania nel 1611: si racconta che nel castello della duchessa di Brieg tutto fosse già pronto per festeggiare il Natale. La nobildonna, tuttavia, notò che un angolo del salone appariva vuoto.


Uscì allora nel parco per cercare qualcosa di adatto e trovò un piccolo abete che fece trapiantare in un vaso e trasferire nel salone. Prima delle apparizioni 'ufficiali' dell'albero di Natale variamente decorato le cronache antiche narrano di un gioco religioso medievale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre: il 'gioco di Adamo ed Eva' in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso.


Successivamente gli alberi da frutta vengono sostituiti da abeti, sia per la profonda valenza 'magica' che viene loro attribuita dal popolo, sia perché hanno il dono di essere sempreverdi. L'usanza, originariamente intesa come legata alla vita pubblica, dal momento che la festa si svolgeva in luoghi di riunione collettiva (le piazze, le chiese), entra nelle case nel diciassettesimo secolo ed all'inizio del secolo successivo è già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è documentato già nel diciottesimo secolo.


Nel '700 la tradizione dell'albero è già consolidata e diffusa nei Paesi di lingua germanica: Goethe, ad esempio, amava moltissimo l'usanza dell'albero di Natale, così nel suo romanzo 'I dolori del giovane Werther' l'albero compare per la prima volta nella grande letteratura. E proprio in quell'epoca nasce la celeberrima melodia 'Oh Tannenbaum' ( 'O albero, o albero...'), che ancora oggi è la canzone più cantata in Germania.


Per molto tempo la tradizione dell'albero di Natale resta circoscritta alle regioni a nord del Reno perché i cattolici la considerano un'usanza protestante. Sono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. Nella Capitale asburgica l'albero di Natale fa la sua comparsa alla corte imperiale nel 1816, per volere della principessa Henrietta Von Nassau-Weilburg; in Francia viene introdotto nel 1840 per volontà della duchessa di Orleans.


Nei primi anni del Novecento l'albero di Natale conosce un momento di grande diffusione, divenendo gradualmente quasi immancabile nelle case dei cittadini sia europei che nordamericani e diventando il simbolo del Natale probabilmente più diffuso a livello planetario.


Nel dopoguerra il fenomeno acquista una dimensione commerciale e consumistica senza precedenti, facendo nascere una vera e propria industria dell'addobbo natalizio. E a proposito di addobbi, la leggenda vuole che le palle e le altre decorazioni siano considerate auspicio di prosperità e i fili d'oro e d'argento i capelli delle fate.


L'Italia, in questo campo, detiene un piccolo record: Bellagio, in provincia di Como, è la 'capitale' mondiale delle decorazioni natalizie. Nella piccola cittadina in riva al lago, piccoli e grandi laboratori producono, con una tecnica antica ed artigianale, per 365 giorni l'anno, palle, sfere, globi, puntali ed altri oggetti in vetro, poi esportati nei cinque continenti, ma destinati soprattutto al mercato americano.

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