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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Una corretta operatività sui beni culturali che persegua come obiettivo la loro conservazione, fruizione e valorizzazione non può prescindere dalla individuazione precisa di un iter metodologico da seguire, che
prenda le mosse da un processo conoscitivo che si configura preliminare
a qualsiasi tipo di intervento. Se ci si accosta ad un bene culturale,
sia esso una scultura un dipinto o un manufatto architettonico,
comunque dotato di una notevole istanza storico-estetica, il primo atto
da compiere è la conoscenza che deve essere quanto più oggettiva
possibile, omnicomprensiva, ed inoltre multidisciplinare ed
intersettoriale. Nel caso specifico dei manufatti architettonici, i
percorsi conoscitivi necessari per ottenere una reale conoscenza
dell’oggetto edilizio comprendono in primo luogo l’analisi diacronica
dei fatti costruttivi in cui sono racchiuse tutte le operazioni
indagative che consentono di comprendere come è nato il manufatto, chi
lo ha ideato, chi lo ha realizzato, come si è trasformato, quali
relazioni ha avuto con il suo intorno. Lo scopo ultimo è la redazione
del “regesto” della fabbrica, che sulla scorta di studi
storico-archivistici, consente di individuare tutte le vicende che
hanno portato il manufatto alle attuali condizioni così da comprendere
anche quali decadimenti lo hanno interessato nel corso della vita e
quali interventi di risanamento sono stati adottati. Il secondo passo
consiste nell’effettuare le indagini geometrico-spaziali che
favoriscono la comprensione dell’oggetto nella sua interezza e nei suoi
dettagli e si avvalgono del rilievo che fornisce l’esatta
configurazione del manufatto e che si compone di una relazione
descrittiva, di disegni a varia scala e di fotografie. Alla definizione
spaziale segue la determinazione del corpus cioè il riconoscimento
dell’apparecchiatura tecnico costruttiva del manufatto, quindi
l’identificazione dei materiali base, dei componenti edilizi e del loro
modo di connettersi. Si esegue,quindi, il rilievo delle manifestazioni
visibili delle patologie presenti che verranno opportunamente indicate
nelle mappature del degrado e sulla scorta di queste sarà possibile
diagnosticare tutti i degradi presenti. Due sono i percorsi di cui ci
si può avvalere per formulare una corretta diagnosi dei degradi: uno è
quello che viene definito percorso prevalentemente clinico, basato
sulle proprie conoscenze teoriche e pratiche, l’altro che si avvale di
indagini strumentali atte alla quantificazione delle alterazioni di
alcune caratteristiche prestazionali insite nei singoli componenti
edilizi e che è comunemente noto come percorso prevalentemente
strumentale. Nella maggior parte dei casi i due metodi si incrociano.
Nel caso specifico dei beni culturali si ricorre il più delle volte ad
una particolare diagnostica strumentale che ha la caratteristica di
essere non invasiva e per questo è solitamente chiamata non
distruttiva. La diagnosi delle patologie presenti è accompagnata, come
detto , da opportune mappature grafiche per identificare le varie
patologie e localizzare le specifiche operatività. Si distinguono due
tipi di mappature: quelle sintetiche in cui sono rappresentate le
manifestazioni visibili di tutti i degradi rilevati e quelle tematiche
in cui sono riportati i valori di una singola tipologia di decadimento.
Passaggio successivo alla individuazione e localizzazione delle
manifestazioni visibili e alla formulazione della diagnosi è
l’individuazione delle cause che hanno innescato le alterazioni
rilevate in modo da potere stabilire con esattezza le terapie operative
necessarie per un corretto risanamento. Successivamente a questa fase
conoscitiva inizia la fase progettuale dell’intervento
riabilitativo.Ogni procedura riabilitativa si compone di una serie di
momenti operativi dettati da conoscenze scientifico-professionali o da
protocolli fissati che rappresentano per ogni specifico degrado da
eliminare dei passaggi obbligati. Predisporre un intervento di
risanamento al fine di conservare un bene culturale che nello specifico
assume la connotazione di un manufatto edilizio vuol dire individuare
una serie di tecniche operative volte a restituire ai singoli elementi
degradati le caratteristiche prestazionali di cui essi erano dotati
originariamente. Le tecniche operative suddette devono risultare
specifiche per le malattie diagnosticate, compatibili con
l’apparecchiatura tecnico-costruttiva, minimali e possibilmente
reversibili. Gli aspetti metodologici ed operativi e l’intero iter
riabilitativo sono condizionati dal giudizio di valore che consiste nel
riconoscimento delle istanze storica ed estetica manifestate dal bene
culturale. Una volta definito il procedimento terapeutico da eseguire è
possibile individuare elencare e descrivere per ogni singola
operatività una successione di fatti destinati a costituire uno
specifico intervento riabilitativo. L’iter metodologico non si
esaurisce tuttavia con l’esecuzione dell’intervento di risanamento ma
prevede come ultimo atto il controllo di qualità cioè l’insieme di
tutte quelle procedure ed accertamenti che vengono messi in atto per
effettuare la verifica dell’efficacia dell’azione riabilitativa. Anche
la prova del tempo riveste una grande importanza in quanto permette di
controllare i cambiamenti che gli elementi risanati hanno subito in
seguito alla interazione con l’ambiente circostante. Quest’ultima fase
assume un ruolo alquanto significativo specie quando ci si trova in
presenza di beni dotati di un’elevata istanza culturale. Nel momento in
cui si voglia intervenire puntualmente e correttamente su un manufatto
edilizio da tutelare dotato di un forte valore culturale la definizione
delle modalità operative più appropriate per il recupero e la
conservazione deve passare necessariamente attraverso una esauriente
raccolta di informazioni ed una loro successiva elaborazione in modo da
permettere di effettuare l’anamnesi della fabbrica e la ricostruzione
della storia, dei materiali, delle tecniche costruttive e delle
patologie presenti. Oggi che ci accostiamo alle fabbriche edilizie
della tradizione nel tentativo di preservarle e farle rivivere dobbiamo
interrogarle pazientemente non fermandoci alla superficie, ma andando a
fondo nella ricerca dettagliata di ogni loro intima peculiarità.
Modica,inserita nel circuito del Val di Noto, dichiarata nel 2002, con
Ragusa, Scicli e Noto patrimonio dell’Umanità, oggi, in ossequio anche
a questo importante riconoscimento, deve provvedere, con apposite
politiche, alla tutela e conservazione dei suoi monumenti ed edifici
storici con interventi di recupero, restauro, manutenzione e
consolidamento accompagnati da azioni tese alla loro valorizzazione.

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