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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

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Introduzione
Storia e leggende


Narra
la leggenda che Ulisse
sbarcò anche nella terra Iblea a Marina di Ispica, in quel luogo
che oggi si chiama Porto di Ulisse. Il grande
Ercole,
invece, sfiorò con le sue mani liberatrici, la colonia greca più
orgogliosa della Sicilia, la città di Kamarina che riporta la sua
effigie nelle monete dell’epoca. Questo è il fascino del mito.
Ma la storia della provincia di Ragusa affonda le sue radici nella
notte dei tempi. Con i primi insediamenti preistorici di 60 mila
anni fa, testimoniati dai resti delle grotte di Fontana Nuova, questa
isola dentro l’isola doveva avere le sembianze di una estesa
foresta di lecci, quer
ce
e macchia mediterranea, ricca di animali anche molto grandi e magari,
come sostiene il mito, abitata dai Feaci e Lotofagi.

Poi tremila e trecento anni fa, i Siculi, il più antico popolo che diede il nome alla Sicilia, crearono le città fortificate di Motyche e Hybla Heraia,Vaso antico
le attuali Modica e Ragusa, di Sicli e Geretanum, oggi Scicli e
Giarratana Ma la vera storia della Sicilia inizia con la colonizzazione
Greca e la nascita di Kamarina diviene a pieno titolo la pietra
miliare della storia arcaica iblea. La città Corinzia venne distrutta
più volte, a causa della sua ribellione a Siracusa in nome della
libertà alla quale sacrificò sangue e vite umane. Kamarina fu dedicata
ad Athena Ergane, la protettrice del lavoro femminile, in onore
della quale fu eretto il tempio.

Quando la Sicilia divenne Provincia Romana, Ragusa e Modica furono classificate "decumane", obbligate cioè a pagare a Roma la decima parte dei raccolti. Bizantini,
Arabi, Normanni, Svevi e Angioini: furono i popoli che dopo i Romani
lasciarono le loro tracce in questa terra dalle tradizioni che divennero
miscellanee straordinarie di cultura. Dagli Arabi, gli Iblei ereditarono
le nuove tecniche e le colture, con i Normanni consolidarono invece
il Feudalesimo. Il popolo riuscì sempre a conservare, un dominio
dopo l’altro, la sua integrità e l’armonia dei costumi
sino a rinascere con un’unica coscienza civile, sotto la dinastia
dei Chiaramonte . L’episodio decisivo che determinò questa
unità fu il matrimonio del Conte di Ragusa, Manfredi Chiaramonte,
con Isabella Mosca, sorella del Conte di Modica. Le nozze permisero
l’unificazione delle due contee. Grandi non furono, ma potenti,
splendidi", scrisse di loro lo storico ibleo Raffaele Solarino.
Pur nel loro essere avventurieri e talvolta spregiudicati, il popolo
amò la stirpe dei Chiaramonte che si dice fossero discendenti dal
grande imperatore di Francia, Carlo Magno, l’antagonista del
furioso Orlando, e che diedero il nome all’arte Siciliana del
Trecento.

Nel 1392 ai Chiaramonte successero i Cabrera, fedeli servitori della casa reale di Sicilia eppur meno amati dal popolo. Ciò nonostante uno di loro, Bernardo Cabrera,
ebbe la felice idea di spezzettare i grandi latifondi e di concedere
ai contadini, in enfiteusi, i piccoli terreni. La leggenda dipinge
Bernardo come un uomo ostinato, che al rifiuto opposto alla sua
richiesta di nozze da Bianca di Navarra, Vicaria del Regno di Sicilia,
decise di inseguirla per tutta l’isola. Morì di peste e oggi
secondo le sue volontà riposa ancora nella Chiesa di S. Giorgio.
Fu Anna l’ultima erede dei Cabrera. Ella sposò un Enriquez,
appartenente al casato che fu a capo della Contea sino al Settecento.
Nel Seicento due avvenimenti grandiosi segnarono il destino della
Contea. Il primo, la nascita di Vittoria, ebbe una influenza positiva
sul futuro sviluppo economico dell’intera provincia. Al di
la delle tesi discordanti sulle ragioni della sua creazione, la
scelta del nome della città, fu comunque un omaggio reso alla contessa
Vittoria Colonna. Il secondo, il tremendo terremoto del 1693, fu
un destino intriso di morte per le gravissime perdite umane che
si verificarono in tutta la contea, ma per i posteri è stato anche
simbolo fulgido di vita, grazie alla splendida rinascita che determinò
nelle città di Ragusa, Modica, e in tutti gli altri centri minori.
Quella tragedia, produsse accanto alle macerie e a oltre cinquanta
mila vittime, lo slancio edilizio del barocco della Sicilia Orientale
che fiorisce anche tramite forme di mecenatismo artistico. La ribellione
della natura scosse ancora alle fondamenta la contea. Come nel passato
divenne terra di conquista e luogo di passaggio da una casa regnante
ad un’altra. Dagli spagnoli finì nelle mani dei Savoia che
riuscirono a tenerla a bada solo per pochi anni sino al subentrare
del regime borbonico.

Proclamato il regno delle due Sicilie, con la caduta di Napoleone., Ferdinando di Borbone, nel 1816, divise la Sicilia in sette province e la contea venne così inglobata in
quella di Siracusa. All’alba dell’11 Maggio del 1860,
l’Unità d’Italia riconferma l’annessione del ragusano
al territorio aretuseo.

Furono i massari a trovare nel lavoro della terra e nella loro operosità, la forza per superare la crisi post borbonica. Negli anni della prima guerra mondiale, purtroppo,
la miseria si svelò in tutte le sue sfaccettature e ancora una volta
dal dolore emerse una svolta positiva con l’istituzione della
Provincia di Ragusa nel 1926. Anche nella seconda guerra mondiale
i frutti della terra, le arance e le carrubbe, salvarono dalla fame
la popolazione rurale. Via via che si accentuò il risveglio delle
masse, andò acuendosi lo scontro di classe., sebbene col passare
degli anni si completa il processo di recupero della coscienza unitaria
civile, tipica della ex contea.

La storia degli anni ’50 viene attraversata da un movimento rinnovatore e dalla esigenza di attuare la riforma agraria, per la rimodulazione dell’assetto proprietario.
Il frazionamento della terra, i processi di trasformazione colturale,
la scoperta del primo giacimento petrolifero nel 1951, l’affermazione
del fenomeno della urbanizzazione con lo spostamento della popolazione
dalle campagne alle città, creerà l’attuale aspetto della provincia
iblea. Una terra dove la tradizione e il moderno, l’arte e
la dinamicità impreditoriale convivono in simbiosi, secondo una
magica alternanza.




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Introduzione

Testimoni
della memoria

La masseria

Il terremoto
del 1693


 

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