IngegniCulturaModica

Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

di Paolo Oliva

Aretusa e Alfeo

“Aretusa era fra le ninfe a seguito di Diana quella prediletta, essi trascorrevano le loro giornate nei boschi che crescevano rigogliosi sotto il Monte Olimpo in Grecia, inseguendo caprioli e daini. Era bella
la nostra Aretusa, ma talmente bella che quasi aveva turbamento e
rossore a mostrarsi agli uomini. Durante una battuta di caccia si
allontanò troppo dal gruppo di ancelle al seguito di Diana ed arrivò
sola davanti alle sponde del fiume Alfeo, le cui acque erano pure,
dolcissime e limpide tant’è che si poteva scorgere la ghiaia sul fondo.
Era una giornata afosa e la ninfa aveva voglia di fare un bagno.
Tutt’attorno v’era di un silenzio singolare, rotto solo dal cinguettare
degli uccelli e dal verso delle anatre acquatiche. Aretusa, invogliata
forse dal non essere vista e dal caldo opprimente, si tolse le candide
vesti, li poggiò sopra un tronco d’albero di salice piangente reciso e
s’immerse, iniziando ad entrare in acqua con portamento sinuoso ed
aggraziato. Ebbe subito però la sensazione che verso il centro del
fiume, l’acqua attorno a lei cominciasse a fremere e a formare dei
vortici quasi danzanti, qual cosa di magico stava forse per succedere
pensò, sembrava come se quell’acqua la volesse accarezzare ed avvolgere
a se. Turbata da queste sensazioni cercò di uscire affrettatamente
dalle acque, ma fu proprio in quel momento che il fiume Alfeo si
tramutò in un bel giovane biondo che, sollevando la testa fuori
dell’acqua e crollandosi la folta chioma, si mostrò alla ninfa Aretusa,
con gli occhi di un innamorato.

Giovane immersa in una fonte

REMBRANDT
GIOVANE DONNA AL BAGNO IN UN RUSCELLO
ANNO DI PRODUZIONE 1654
OLIO SU TAVOLA cm 61,8 x 47
Esposto a Londra – National Gallery
Firmato e datato dall’artista

La ninfa però presa dalla pausa riuscì a svincolarsi e a raggiungere con grande sforzo la riva, dove fuggì nuda e gocciolante. Alfeo con un balzo felino uscì anch’egli dal suo fiume e la inseguì senza vesti e
colante di gocce d’acqua. Questo rincorrersi durò parecchio ed Alfeo
non riuscì in un primo momento a raggiungere la ninfa. La seducente
Aretusa però, cominciò a stancarsi e capì che le forze le venivano
meno. Sentì che Alfeo stava per raggiungerla e violarla, lei che era
una vergine selvaggia e pudica e che non aveva mai conosciuto l’amore.
Aretusa, per paura di essere raggiunta sopraffatta e profanata, chiese
protezione a Diana , invocando di essere trasformata in sorgente in un
luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia.
Diana prima la avvolse in una nebbia misteriosa e la celò alla vista di
Alfeo, poi la tramutò in una sorgente e la portò, come in uno strano
sortilegio, in Sicilia a Siracusa presso l’isola di Ortigia.
Alfeo in mezzo a quella foschia perse così di vista la sua bella ninfa,
ma non desistette dal cercarla e restò sul posto. Quando la nebbia però
si diradò non trovò più nulla, vide solo come in uno specchio una fonte
d’acqua zampillante ed immersa in un giardino meraviglioso. Alfeo capì
il prodigio ed era talmente innamorato che straripò d’amore. Gli dei ne
ebbero pietà e Giove l’onnipotente gli permise di raggiungere la sua
amata, ma Alfeo dovette fare un grande sforzo, scavò un sotterraneo
sotto il Mare Ionio e dal Peloponneso venne a sbucare nel Porto grande
di Siracusa, accanto alla sua bella amata: Aretusa. Insieme vissero
felici per sempre”.

Fonte Aretusa

Oggi questa sorgente d’acque dolci sgorga a qualche metro dal mare, nell’isola di Ortigia a Siracusa. Essa forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci e dove il verde trionfa e cresce
rigogliosa la pianta del papiro. Una numerosa colonia d’anatre ha ormai
da tempo stabilito la sua dimora in queste limpide acque. Per
tradizione locale viene chiamata anche “a funtana re papiri”. Tutto
questo fa dell’attuale Fonte Aretusa un luogo piacevole da visitare e
una meta turistica obbligatoria. Ricordandosi poi del mito e
appoggiandosi alla ringhiera in ferro che sovrasta la fonte, il
visitatore avrà la sensazione di vedere le scene del mito perché il
luogo è così pieno di magia che ne rimarrà coinvolto.
E’ famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte
Aretusa e vedere il sole scendere all’orizzonte dietro i Monti Iblei.
Per i siracusani storicamente è il luogo per eccellenza dove ritrovarsi
e come negli incantesimi si accendono i primi amori degli adolescenti.
Il mito come sicuramente percepite, continua a perpetuarsi, palpitare e diventare immortale.

APPROFONDIMENTI ESSENZIALI

OSSERVAZIONE DEL MONUMENTO
Si noti l’accostamento tra la leggenda e la realtà. Infatti, le acque della Fonte Aretusa, sorgono direttamente, come una risorgiva, nell’isola
d’Ortigia senza nessun tipo di canalizzazione con la terra ferma. Gli
storici ci hanno tramandano notizie dove segnalano che un tempo le
acque della fonte erano dolcissime e non erano minimamente mischiate
con quelle salate. Pertanto si poteva supporre che effettivamente il
flusso d’acqua proveniva veramente da sotto il livello del mare. Questa
osservazione può aver indotto gli antichi a vagare nel mondo del
fantastico e ha partecipare alla creazione del mito.
Ma fu sicuramente la presenza di abbondanti acque potabili, una delle
principali motivazioni che permise i primi insediamenti dei villaggi
nell’isola già in epoca preistorica.
L’altra osservazione porta a valutare come gli antichi coloni Greci
avessero una forte nostalgia e un profondo vincolo con la madrepatria e
non perdessero mai l’occasione per accostare i ricordi del loro suolo
natio, con i miti e le leggende. L’altro racconto favoleggiante
tramandatoci, vuole che in quel periodo greco, quando ad Olimpia si
sacrificavano i tori agli dei, le acque della Fonte Aretusa si
coloravano di rosso, segno tangibile che vi era un legame sotterraneo.
Secondo il Mirabella, che volle rafforzare il mito, quell’ampia polla
d’acqua sempre dolce che emerge ribollendo dalle rive del mare nel
Porto Grande di Siracusa, detta anche “Occhio della Zillica”, non è
altro che Alfeo che si ricongiunge ancora oggi le sue acque con quelle
dell’amata Aretusa.

NOTIZIE STORICHE SULLA FONTE ARETUSA
• Dopo un violento terremoto avvenuto nel 1169 l’acqua che alimentava la fonte, cessò e scomparve per un lungo periodo, poi ricomparve ma con
meno portata e non più dolce ma salmastra.
• Anche a seguito del terribile terremoto del 1693, l’acqua diventò rossastra e scarsa.
• Recentemente c’e stato un abbassamento ulteriore della portata
dell’acqua che gli esperti hanno attribuito ad un periodo di siccità,
tant’è che dopo abbondanti stagioni di pioggia la portata è aumenta.
• Il mito d’Aretusa ha identificato storicamente i cittadini di
Siracusa che vengono chiamati “i siracusani”, ma che in nome della loro
bella ninfa, sono anche chiamati “aretusei”.
• Per l’ammiraglio inglese Nelson era invece un luogo portafortuna,
infatti, dopo aver approvvigionato di acqua la sua flotta navale, vinse
la battaglia di Abukir contro la flotta navale francese nelle acque del
Mediterraneo al largo della costa egiziana.
• La visione attuale della fontana e la sua sistemazione, con la sua
inalterata seduzione è dovuta all’ultima sistemazione del 1843, sotto
l’amministrazione comunale del sindaco Borgia.

SPIEGAZIONE GEOLOGICA
Monte Lauro con i suoi 984 metri s.l., è il massiccio montuoso più elevato dei Monti Iblei, una catena montuosa della Sicilia
Sud-Orientale, interessa, come bacino pluviale, la provincia di
Siracusa e solo parzialmente quella di Catania e di Ragusa. Questo
territorio d’interesse, è ricco di una quantità innumerevoli di fossili
ed è contraddistinto geologicamente prevalentemente da calcarinite che
ha permesso la formazione del fenomeno carsico. Si tratta di rilievi
montuosi solcati da fenditure, anche profonde, tali da permettere un
rapido assorbimento delle acque e il loro continuo scorrimento
sottoterra. Nei millenni questo scorrere sotto la superficie del suolo
ha creato sicuramente delle enormi caverne, camere e passaggi
sotterranei misteriosi. Questo ha permesso e permette un lento deflusso
dell’ acqua verso il mare.
Specificatamente secondo lo studio condotto da Luigi Mauceri, prima
degli anni 40, egli afferma che l’acqua delle numerose fontane che sono
ricadenti dentro l’isolotto di Ortigia, provenga dalla Fonte Ciane
(Prisma e Prismotta) che attraversando in pressione il Porto Grande di
Siracusa sotto un poderoso strato di argilla impermeabile, riaffiora,
con numerose risorgive in tutto l’isolotto, determinandone anche la sua
fortuna storica e mitologica.

LA FONTE ARETUSA NELLA LETTERATURA CLASSICA E MODERNA

Di Aretusa e della sua fonte hanno lasciato il ricordo i più noti poeti e scrittori.

Ecco alcuni autori:

Un’isola, Ortigia giace
sull’oceano nebbioso di contro
a Trinacria, dove la bocca di Alfeo
gorgoglia mescolandosi con le fonti
della vasta Aretusa

PAUSANIA

Di Grecia volve…..il greco Alfeo
Che del mare or lungi s’alza
E costanti gli effetti e dolci l’acque
Serba tra quelli della amara Tedi…..

PINDEMONTE (Nei sepolcri)

“…Ti sovvien della bella Doriese
nomata Siracusa nell’effige d’oro?…

GABRIELE D’ANNUNZIO (L’Oleandro – Laudi)

“…alpheum fama est huc Elidis
amnem occultas egisse vias subter mare,
qui nunc ore Arethusa tuo siculis
confunditor undis… »

VIRGILIO (Eneide lib. III 692)

“….Io non cerco che dissonanze Alfeo,
qualcosa di più della perfezione.
…. Non un luogo dell’infanzia cerco,
e seguendo sottomare il fiume,
già prima della foce di Aretusa,
annodare la corda spezzata dell’arrivo”

SALVATORE QUASIMODO (Seguendo l’Alfeo)

“Una fonte incredibilmente grande, brulicante di pesci,
e così situata che le onde del mare la sommergerebbero
se non fosse protetta da un massiccio muro di pietra”

CICERONE (nelle Verrine)

“Meravigliosa sorgente che s’appella a “An Nabbudi”
(Il nome datole dagli arabi)

EDRIS (Geografo arabo)

“Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riforniti di viveri ed acqua,
e sicuramente avendo attinto alla Fonte Aretusa,
la vittoria non ci può mancare”

NELSON 22 Luglio del 1798

(Prima di affrontare in battaglia l’armata napoleonica a Aboukir)

“Si deve contemplare il panorama sotto
la luna della Fontana d’Aretusa.
Quello che si sente a Siracusa
è amore per l’Ellade,
la patria di ogni spirito pensoso”

GREGOROVIUS (poeta tedesco dell’800)

“Amor, amor, sussurran l’acque;
a Alfeo chiama nei verdi talami Aretusa”

GIOSUE’ CARDUCCI (Primavere elleniche)

Visualizzazioni: 86

© 2024   Creato da mario giovanni incatasciato.   Tecnologia

Badge  |  Segnala un problema  |  Termini del servizio