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Un viaggio nel cuore della meravigliosa Sicilia Barocca

Il canto
popolare




"Ogni genere di poesia popolare deve andar preso quale rivelazione del sentimento speciale dell’individuo del popolo"

"I canti popolari - dice Herder - sono gli archivi del popolo, il tesoro
della sua scienza, della sua religione, della vita dei
suoi padri, dei fasti della sua storia, l’espressione del
cuore, l’immagine del suo interno, nella gioia e nel
pianto, presso il letto della sposa ed accanto al
sepolcro".

Nei canti popolari, i siciliani hanno documentato la loro vita di tutti i giorni, la vita quotidiana del popolo; essi sono diventati
un documento storico e filosofico, morale e religioso.

Scrive così Alberto Favara.

"Nelle nostre canzoni popolari, la composizione
poetica, sotto l’influenza diretta della melodia si
sviluppa in una serie di immagini che si legano tra di
loro, al di fuori di ogni nesso logico, una sintassi
libera che ha tutti i caratteri dell’improvvisazione,
una grande ricchezza di parole arcaiche, nella cui
scelta la sonorità ha grande importanza, una lingua
vincente in continuo divenire, sotto l’alito creatore
della musica. Il testo poetico è come un materiale
grezzo che il cantore dispone sotto la melodia come gli
pare, con l’espressione dei sentimenti umani
fondamentali; quando l’esecutore ha reso quel
sentimento, con un inciso melico caratteristico, ha reso
in pieno il sentimento del popolo."

Un patrimonio di sentimenti affidato a melodie accorate, vario nei temi, inesauribile, immenso che trova voce nella cantilena
solitaria del carrettiere, nel lamento del carcerato, nel
canto d’amore ricco di sfumature, nella poesia dei
cantastorie, veicolato da una vocalità elementare ricca di
passioni.

I CANTI

Il popolo ha cantato: Canzuni, Ciuri, Arii, Diesilli, Razioni, Storii, Canzuni di naca, Jocura, Romanze di
tradizione orale.

La canzuna e’ chiamata strambottu in Caltanissetta, sturnettu all’Etna, in S.Agata e’ detta barcarola, marinara; è detta a la
furnarisca, a la campagnola, a la vicariota, a la
carrittera perché cantate alla maniera dei
carcerati, dei contadini, delle tessitrici (carere), dei
carrettieri che ne cantavano tantissime. 

Il metro della canzuna siciliana è l’ottava di endecasillabi, con alterne rime.

I CIURI sono gli stornelli da due a tre versi detti anche ciuretti o muttetti.
Il ciuri, componimento non molto pregiato, era comunissimo
in carcere e nei chiassi.

LE ARIE o ARIETTI, si cantavano con accompagnamento di chitarre, quando si facevano serenate o mattinate alla bella.

LE STORII sono le leggende, narrazione cantata di avvenimenti che colpirono l’immaginazione popolare.

LI JOCURA sono i giochi fanciulleschi, le filastrocche etc…

LE ORAZIONI sono brevi leggende sacre, endecasillabo è il loro verso, ottave, sestine, quartine le strofe che venivano cantate
la sera lungo le vie o davanti le case di devoti, cantate
da ciechi cantastorie, che celebravano le ricorrenze dei
santi venerati dal popolo. I mercoledì di San Giuseppe, i
Venerdì della Passione, le Novene di Natale,
dell’Immacolata, della Madonna del Carmine, delle Anime
dei corpi decollati, la tredicina in onore di S.Antonio
ecc…

Tra i canti sacri ci sono pure le diesille per suffragare le anime dei defunti.

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