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Sulla istituzione del Parco sul territorio della Sicilia sud orientale interviene l’Ordine degli Architetti:DOCUMENTO PER SPIEGARE LE RAGIONI DEL SOSTEGNO AL PARCO NAZIONALE DEGLI IBLEI

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L’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della provincia di Ragusa ha predisposto un documento per esprimere il proprio sostegno al Parco nazionale degli iblei. L’obiettivo del documento è ripercorrere la storia e illustrare le finalità del Parco, con la certezza che una maggiore informazione faciliti un percorso creativo verso l’attuazione dello stesso. “La costituzione del Parco degli Iblei – è scritto nel documento – ha origini lontane neltempo. Un gruppo formato da diverse associazioni professionali, universitarie, culturali, sociali e naturalistiche ha costituito anni fa un comitato promotore con lo scopo di promuovere l’istituzione del Parco sul territorio della Sicilia sud orientale compreso nell’altipiano dei monti Iblei. Il comitato aveva carattere aperto a nuovi soci che ne volessero entrare a far parte in aggiunta ai soci fondatori. Ai lavori del comitato erano inoltre sempre invitati anche rappresentanti politici che a quel tempo fecero la scelta di non occuparsi di
questa iniziativa che veniva da varie parti della società civile. Il parco è, quindi, non “calato dall’alto”, come vorrebbe sostenere chi allora non ha colto l’occasione di partecipare, ma promosso da una vasta fascia di cittadini”. Nel documento si precisa, inoltre, che “fin dallo statuto del comitato promotore si cerca di formulare una proposta che contenga non solo la descrizione analitica dei luoghi e dei valori espressi dalle trasformazioni del territorio conseguenti alle attività umane tradizionali, ma anche l’indicazione e la disciplina di massima delle attività esercitabili in ciascuna parte del territorio in funzione degli obiettivi che si intendono perseguire, con la previsione delle attività e delle iniziative agricole silvo–pastorali, zootecniche, artigianali, industriali, turistiche da promuovere o incentivare”. Ecco perché l’Ordine degli architetti evidenzia che “il Parco non è certo un
“congelamento” del territorio, ma è un modo attivo di occuparsene in tutti i suoi aspetti, paesaggistico certo, ma anche sociale ed economico”. “Sara’ bene precisare – prosegue il documento dell’Ordine – che all’interno dell’area del Parco erano già esistenti e operativi, anche se purtroppo spesso ignorati o sottovalutati, tutta una serie di vincoli. La costituzione del Parco non solo rende più efficiente il coordinamento dei vincoli esistenti ma apre nuove strade attive di gestione e sviluppo”. All’interno del Parco si differenziano varie zone con diverse caratteristiche di tutela. Le zone A, cioè le zone più protette sono di fatto aree naturalistiche per lo più già sottoposte a vincoli
e in cui, per la loro conformazione (ad esempio, ripidi pendii delle cave) già non esistono attività. Le zone A e B, molto simili per l’attuale stato naturalistico, sono anche le meno estese del parco. Le zone C sono aree già prevalentemente agricole in cui agricoltura e attività tradizionali riceveranno
incentivi. Ricordiamo che già con il regolamento 2078/92 le aziende agricole che ricadono per almeno il 30% all’interno delle aree di parco o di pre-parco godono di una riserva del 30% dei finanziamenti concessi dall’Ue relativi ai metodi di produzione agricola compatibile con la cura dello spazio naturale. Tale politica è continuata con il regolamento 1259/99 e oggi continua con i
regolamenti 1782/03 e 1783/03 che premiano le buone pratiche agricole e ambientali. Inoltre col regolamento 1783/2003 contributi sono erogati a chi destina a bosco aree agricole marginali. Le zone D saranno quelle interessate dal piano di sviluppo economico e sociale per attività produttive
ecocompatibili finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori. Le aziende nei parchi avranno una migliore opportunità di
commercializzazione dei prodotti agricoli con un evidente effetto determinato dall’apposizione del marchio del Parco sui prodotti. Tra le altre richieste, l’Ordine ritiene indispensabile “che gli uffici preposti alla gestione del Parco siano localizzati almeno nei capoluoghi di provincia interessati e quindi anche a Ragusa. Ciò per evitare sia agli operatori che ai soggetti (i professionisti) abilitati
alla progettazione di interventi all’interno del Parco, inutili e dispendiosi ‘viaggi fuori provincia’. Inoltre, è indispensabile sottolineare che all’interno del Parco, nelle zone appositamente individuate, debbano potersi realizzare interventi di architettura contemporanea, auspicabilmente di qualità, così come avviene negli altri Parchi nazionali specialmente nel territorio del Trentino e del Friuli”. “La diffusione di informazioni corrette sulla organizzazione dei parchi e i dati sulla loro economia – conclude il documento dell’Ordine – è utile per sfatare paure infondate e cominciare invece a guardare al Parco nella sua totalità di valori paesaggistici di patrimonio culturale antico e irripetibile, di valori naturalistici di elementi geomorfologici spettacolari, di altissima biodiversità in una ricchezza di ecosistemi. Riteniamo dunque che un Parco nazionale, attivo, gestito dinamicamente e democraticamente sia una grande occasione, culturale, sociale ed economica, oltre che paesaggistico-ambientale, da accogliere con grande entusiasmo”. Il documento integrale è consultabile sul sito dell’Ordine, all’indirizzo
www.architettirg.it


Fonte: http://www.tvprogress.net

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