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Suscitò le ire di Sgarbi. E l'azienda chiede i danni...
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Ragusa - Una vicenda che ha dell’incredibile. Ricordateil parco fotovoltaico di contrada Mendolilli a Ragusa? Stiamo parlando dell’impianto da 4 MW a terra, due fissi e due su inseguitori solari, che ebbe l’onore di finire su Canale 5 a Striscia la Notizia, con tanto di Vittorio Sgarbi e Brum Brum Brumotti.

Bene, quel parco fu prima autorizzato dalla Regione Siciliana con la classica autorizzazione unica. Poi, sempre la stessa Regione Sicilia, decise di ritirare l’autorizzazione con un provvedimento che non ha precedenti nel panorama giuridico italiano ancor più perchè il ritiro dell’autorizzazione fu successivo all’allacciamento in rete dell’impianto. Si bloccò, in pratica, un parco fotovoltaico già attivo.

Adesso giunge la notizia che l’impianto è stato nuovamente autorizzato e che, e c’era da aspettarselo, la società tedesca che ne ha la proprietà ha intenzione di chiedere i danni alla Regione per i ritardi causati alla chiusura del cantiere (mancavano solo alcune opere accessorie, ma l’impianto era già funzionante).


Questa la notizia, nuda e cruda. Ma è la storia (o meglio, la telenovela) dell’impianto a far riflettere: tutto inizia da un esposto al Tribunale di Ragusa, a quanto pare anonimo, nel quale si lamenta la distruzione dei tipici muretti a secco della campagna ragusana. Il Procuratore manda la Digos in cantiere. I poliziotti guardano le carte e leggono che la distruzione dei muretti, e la successiva ricostruzione, è contemplata dalle prescrizioni allegate al procedimento di autorizzazione emanato dall’Assessorato al Territorio e Ambiente siciliano.

Dopo qualche giorno arriva in cantiere la Forestale di Ragusa. Legge le stesse carte che ha letto la Digos e stila la sua relazione, praticamente identica alla precedente, al Procuratore. Ad un certo punto spunta in cantiere la Tv, ma non quella locale che aveva trattato la questione di striscio e come una novità, visto che aveva preso atto che il parco era autorizzato e al massimo c’era qualche polemica politica, presto rientrata. Arriva, invece, Vittorio Sgarbi, che ha cari amici in zona, con Striscia la Notizia e Brumotti. Quello che zompetta con la mountain bike.

Apriti cielo: Sgarbi definisce il parco un “cimitero fotovoltaico”, si arrabbia con la Provincia Regionale che avrebbe costruito un “muretto di m…a” lungo la Sp che lo costeggia e torna a denunciare la distruzione dei muretti a secco. Prendendo anche una colossale cantonata: parla di muretti del 1.500 e non di inizio 1.900, come risulta dalle mappe catastali. Nessuno fa notare a Sgarbi che i muretti non sono tutelati da alcuna legge, non sono un bene
paesaggistico, architettonico o archeologico tanto che la Soprintendenza
di Ragusa non è minimamente interessata da questa vicenda.

Dopo Sgarbi, nel novembre 2009, torna la Forestale, stavolta con l’ufficiale proveniente da Catania, che legge le carte (sempre quelle, ovviamente) e
stila una relazione all’interno della quale scrive “dei muretti all’interno del perimetro dell’impianto non vi è più traccia”. Certo, il cantiere ancora non era chiuso, i muretti li stavano ancora ricostruendo (quelli del perimetro erano già fatti persino quando arrivò Sgarbi).

Nel gennaio 2010 l’impianto viene allacciato in rete e inizia a produrre e a guadagnare con gli incentivi statali per l’energia rinnovabile.

A questo punto la vicenda si fa più interessante e le voci si intrecciano con le notizie: si dice che, poco dopo l’allacciamento in rete dell’impianto, il presidente della Regione Raffaele Lombardosia stato a cena in una struttura alberghiera di lusso poco lontano dall’impianto e sia venuto a conoscenza della vicenda. Che sia vero o no, come un fulmine a ciel sereno il servizio Via-Vasdella Regione revoca l’autorizzazione unica pochissimi giorni dopo l’allacciamento in rete.

Immediato il ricorso al Tar da parte degli investitori tedeschi che chiedono anche una nuova conferenza dei servizi a Palermo per discutere la questione in Assessorato. La conferenza si fa il 25 febbraio e produce una nuova richiesta di valutazione strategica e una visita al cantiere da parte dei funzionari.

Nel frattempo, però, la vicenda giudiziaria che correva parallela a quella burocratica si chiude con l’archiviazione in seguito all’ennesima perizia tecnica richiesta dalla magistratura (chi sa quali carte avrà letto il perito?) mentre il ricorso al Tar va avanti.

E, da Palermo, scendono i funzionari dell’Assessorato Territorio e Ambiente (o di quello che ne resta, vista la recente rivoluzione nella macchina burocratica regionale messa in atto da Lombardo) che visitano l’impianto, leggono le carte e decidono che tutto va bene. Gli stessi funzionari che, da Palermo, avevano detto che tutto andava male…

P.S. A neanche due chilometri in linea d’aria dall’impianto in questione da qualche settimana è spuntata una bella trivella per l’estrazione del petrolio. Ma Sgarbi non si è visto.

Fonte ragusanews

 

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